Ippodromo Mirabello, storia della Ascot italiana distrutta da quattro roghi

29 settembre 2015 | 00:51
Share0
Ippodromo Mirabello, storia della Ascot italiana distrutta da quattro roghi

Il Consorzio di gestione ha stanziato 250 mila euro per mettere in sicurezza ciò che resta dell’impianto sportivo realizzato nel 1922

La chiamavano la “Ascot italiana” ed era una degli appuntamenti immancabile dell’alta società lombarda. L’ippodromo Mirabello del Parco di Monza oramai sopravvive nella memoria di quei monzesi che hanno qualche primavera alle spalle. Di quell’impianto sportivo realizzato nel 1922 contestualmente all’Autodromo rimangono solo poche tracce senza memoria, come lo scheletro annerito della biglietteria, il selvaggio e una fontana nascosta nel bosco retrostante.

Tutto il resto, non c’è più: le due tribune Liberty, lo chalet e la ricevitoria realizzate dall’architetto Paolo Vietti – Violi, lo stesso che progettò l’ippodromo Milano, sono state distrutte alla fine degli anni Ottanta da quattro incendi. E oggi, a 20 anni di distanza, il Consorzio del Parco ha deliberato un finanziamento di 250 mila euro per rimettere in sesto ciò che resta. Soldi che non serviranno a far rivivere gli anti fasti dell’ippodromo, quello no,  ma che però consentiranno di riaccendere i riflettori su quei quattro misteriosi roghi esplosi alla fine degli anni Ottanta.

ippodromo-by-giancarlo-nava-5

Nell’ippodromo Mirabello di Monza, si incontravano aristocrazia e impresa e gareggiavano sportivi del calibro dei fratelli d’Inzeo e Graziano Mancinelli, oltre al regista Luchino Visconti, che fu anche fantino dilettante, allenatore e allevatore.

L’impianto era in perfetto stile Belle Epoque, dotato di due tribune in legno da 1500 posti. Era stato pensato per il trotto e le corse dei dilettanti. Ma l’appuntamento clou, quello che le famiglie del jet-set brianzolo e lombardo non mancavano mai era il cross country, un’estenuante gara a ostacoli di 5.000 metri.

Tuttavia, nel 1976, la Sire (Società incremento razze equine che aveva in gestione l’area) decise di chiudere l’attività e liberare gli uffici amministrativi di villa Mirabello. Da quel momento, fino a metà anni Ottanta, l’impianto venne così abbandonato a se stesso. A parte qualche tentativo di riportare gare e manifestazioni ippiche, l’ippodromo uscì completamente dalla scena amministrativa e politica locale. Divenne uno dei tanti impianti presenti nel Parco che costavano soldi per la manutenzione.

stalle ippodromo monza 2stalle ippodromo monza 1

Quando però tornò a far parlare di sè in occasione di un evento organizzato negli ultimi anni Ottanta da una finanziaria bresciana composta da appassionati di ippica, scoppiò il primo incendio nel gennaio del 1987. Dopo, ne seguiranno altri tre, uno all’anno fino all’estate del 1990. In totale quattro roghi senza colpevole.

Al tempo (ma a onor del vero ancora adesso) si parlò di incidenti provocati da qualche balordo che dormiva sotto le tribune. I vigili del fuoco però rilevarono tracce di liquido infiammabile. Un dettaglio che faceva pensare a qualcosa di doloso e forse anche pianificato. Fra le ipotesi investigative più calde comparve quella del mondo delle scommesse clandestine milanesi, infastidito dalla possibile rinascita della “Ascot italiana”.

Fra l’altro, a causa degli alti costi di manutenzione (o di demolizione), nemmeno i Comuni proprietari di Milano e Monza amavano troppo l’ippodromo e così, sebbene fosse pure sottoposto ai vincoli della Sovrintendenza, i roghi che lo ridussero a un mucchio di cenere vennero presto dimenticati. Fino alla delibera del Consorzio che, sebbene involontariamente, ha riportato a galla questo vero e proprio “cold case” ambientato nel Parco cintato più grande d’Europa.

Foto storiche gentilmente concesse da Giancarlo Nava