Lissone e dintorni, un libro ne racconta la storia

Domenica 11 ottobre Silvano Lissoni presenta il suo libro, patrocinato dal Comune e promosso da Unibareggia, intitolato: “La storia di Lissone e delle terre d’intorno”.
Un libro di storia locale di oltre 400 pagine, che, come spiega il suo autore, Silvano Lissoni (in foto di apertura), racconta «non solo la storia di Lissone dai Celti ai Savoia, ma anche delle terre che le stanno attorno e della gente che in queste terre ha vissuto da protagonista».
Il libro, infatti, realizzato per iniziativa di Unibareggia, l’Università delle tre età, e patrocinato dal Comune di Lissone e dal Comune di Macherio, si intitola proprio “La storia di Lissone e delle terre d’intorno”, e sarà presentato domenica 11 ottobre alle ore 15.15 a Bareggia di Lissone, presso la chiesa della frazione, in occasione della sagra locale.
Silvano Lissoni cura da qualche anno un corso di storia locale presso Unibareggia, l’associazione di promozione culturale che da 8 anni opera sul territorio, proponendo diversi corsi e approfondimenti. Proprio da quelle lezioni è nato lo spunto per il corposo saggio di Lissoni: «Al termine di ogni incontro del corso di storia locale – racconta – mi venivano richieste fotocopie di quanto avevo proposto: fotocopia oggi, fotocopia domani, si è prodotto talmente tanto materiale che quando gli amici di Unibareggia ne hanno visto la mole, è stato quasi inevitabile pensare ad una pubblicazione».
Un libro tratto da una sorta di dispensa universitaria, dunque: ma in grado di mantenere un approccio narrativo e divulgativo. Già a partire dal sottotitolo, infatti, “La storia di Lissone e delle terre d’intorno” si definisce come “Un racconto dedicato a tutti i ragazzi della scuola dell’obbligo e a tutti coloro che non hanno più l’obbligo della scuola”.
«Confesso di essermi divertito a scrivere questo racconto, e di avere la presunzione che qualcuno dei lettori si diverta nel leggerlo – dichiara l’autore -. Il mio impegno è stato quello di fornire loro un mezzo per avvicinarsi tranquillamente, piacevolmente, senza paludamenti cattedratici, ma soprattutto senza annoiarsi, alla nostra Storia, pur avendo la certezza di non avere scritto nulla di completamente nuovo, né di aver interpretato quello che già si sapeva in modo stravolgente».