Monza, boom di stranieri. In 20 anni oltre 12mila immigrati

19 ottobre 2015 | 09:24
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Monza, boom di stranieri. In 20 anni oltre 12mila immigrati

Il fenomeno dell’immigrazione a Monza è in continua evoluzione. OLtre 12mila immigrati in 20 anni.

Il fenomeno dell’immigrazione a Monza è in continua evoluzione. Lo confermano i dati dello studio statistico “Stranieri a Monza” diffuso proprio in questi giorni dagli uffici del capoluogo brianzolo. Nel 1995 gli stranieri erano pari al 1,35% dei residenti, a fine 2003 il 4,66% e al 31/12/2014 erano pari al 12,36% dei residenti con 129 nazioni rappresentate. Una curva che nel tempo è andata via via impennandosi.

Ma da dove provengono principalmente? Le principali nazionalità presenti a Monza sono quelle romena, egiziana, peruviana, ecuadoregna e albanesi. L’età media degli stranieri residenti è di 32,2 anni concentrata nella fascia lavorativa tra 20-44 anni.

I dati sugli stranieri regolari (con permesso di soggiorno per lavoro, famiglia, studio, etc.) residenti a Monza al 01.01.2015 fanno comprendere come il fenomeno durante gli anni abbia assunto una vera consistenza: nel 1995 erano presenti 1.616 stranieri residenti (1,35% dei residenti), mentre al 01/01/2015 erano 15.119 pari al 12,36% della popolazione residente con 129 nazioni rappresentate e con una situazione in costante evoluzione.

LAVORO – Lo studio di piazza Trento e Trieste mette in evidenza come si tratti di «un fenomeno comune nelle economie mature: vi sono funzioni e lavori che diventano poco appetibili, socialmente non gratificanti o addirittura pericolosi. I cittadini non li vogliono più fare anche se ben pagati; oppure un aumento dei salari per queste attività comporterebbe un aumento di tutta la scala salariale che il siste ma non può sopportare. L’immigrazione straniera risolve almeno temporaneamente questo problema»

Per quanto riguarda la situazione occupazionale degli stranieri residenti a Monza, possiamo analizzare le dichiarazioni anagrafiche al 31.12.2014, fornite dagli immigrati maggiorenni provenienti da Paesi PFPM (Paesi forte pressione migratoria). Il 39% degli uomini dichiara la professione di operaio, il 5,3% circa lavora nel campo dell’edilizia, il 5% circa nel campo della ristorazione (pizzaiolo, cuoco, cameriere, etc.), collaboratore familiare il 5,7%, in attesa di occupazione solo l’1,7%. Le donne, invece, dichiarano per il 24,5% di essere casalinghe, per il 21,5% collaboratrici familiari, per il 12% badanti, operaie per il 7% e in attesa di occupazione per l’1,2%.

LA CASA – Tanti, tantissimi, gli stranieri che giungendo a Monza hanno deciso di investire nel mattone dopo un primo periodo di assestamento. Inizialmente una soluzione può essere l’alloggio presso il datore di lavoro o la coabitazione, dopodiché si passa ad una fase di autonomia con la ricerca di un’abitazione propria necessaria per il ricongiungimento dei familiari. Spiega la ricerca degli uffici comunali «La sistemazione abitativa degli immigrati è direttamente legata all’avanzamento del percorso migratorio: ad una prima fase di accoglienza, da parte di amici conterranei, succede una fase di condivisione dell’abitazione con altre persone, provenienti solitamente dallo stesso paese, al fine di abbassare le spese individuali e risparmiare il più possibile, per poi ritornare al paese di origine o, più frequentemente, far giungere la famiglia. In questa fase l’alloggio si riduce spesso ad un posto-letto, e la qualità dell’abitare è pessima: convivenze forzate, sovraffollamento in spazi angusti ed inadeguati, spesso privi dei servizi essenziali, con canoni di locazio ne molto elevati. Un’altra modalità frequente di risolvere il problema abitativo, soprattutto per le donne, è quella dell’impiego domestico a tempo pieno. Queste soluzioni estremamente disagevoli vengono accettate solo nella prima, e più precaria, fase migratoria».