Monza, Teatro Manzoni: “Enrico IV” di Pirandello apre la stagione di prosa

Inizio in grande stile per la stagione di prosa del Teatro Manzoni di Monza. Da giovedì 29 ottobre a domenica 1 novembre andrà in scena Enrico IV di Luigi Pirandello con Franco Branciaroli.
Inizio in grande stile per la stagione di prosa del Teatro Manzoni di Monza. Da giovedì 29 ottobre a domenica 1 novembre andrà in scena Enrico IV di Luigi Pirandello con Franco Branciaroli.
Questo capolavoro pirandelliano parla di un uomo del nostro tempo il quale, a seguito di una tragica caduta da cavallo durante una festa in maschera, impazzisce identificandosi con il personaggio di cui portava il costume e la maschera – Enrico IV, appunto. Passati gli anni, attorniato dalla servitù di casa che egli stesso obbliga a travestirsi per simulare la vita del XII secolo, d’improvviso rinsavisce; scopre che la donna che ha sempre amato, Matilde, ha sposato il suo rivale in amore, Belcredi, e decide di sprofondare per sempre nella pazzia, unica possibilità rimastagli per poter vivere.
Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è vittima non solo della follia, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più. Stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno, sceglie quindi di ‘interpretare’ il ruolo fisso del pazzo.
La scelta del più grande personaggio di tutto il teatro pirandelliano, ha la sua origine nel lavoro che Franco Branciaroli sta svolgendo da diversi anni sulla natura del Personaggio Teatrale. Dopo le vicende di Don Chisciotte e Sancio incarnate da Gassman e Bene (Don Chisciotte), quelle del grande attore shakespeariano alle prese con i disastri esteriori e interiori della guerra (Servo di scena) e dopo l’esilarante ritratto del bizzoso attore condannato a recitare nelle osterie (Il teatrante), è adesso la volta di un uomo impossibilitato a vivere la vita presente, che si rifugia nel Teatro trovando in esso, e non nella vita, il proprio volto definitivo. È questa l’ultima grande figura scelta da Branciaroli per la sua indagine sul rapporto, che è il fondamento del Teatro stesso, tra attore e personaggio.
Con Enrico IV questo percorso si chiude con l’interrogativo finale, che ne riassume perfettamente il senso: può l’arte sostituirsi alla vita? La risposta di Pirandello è la cifra di tutta la sua opera: sì, pur essendo l’opposto della vita l’arte si può sostituire ad essa poiché senza l’artificio (la maschera) la vita stessa non potrebbe essere vissuta.
Il nostro protagonista non ha un nome ‘borghese’: Enrico IV è il solo nome con il quale lo conosciamo, perché la sua vita “fuori dalla finzione” è stata divorata dalla follia (prima vera poi cosciente) che lo esclude dallo scorrere del tempo. La vita, nel suo continuo assumere e dismettere le forme nelle quali si presenta il mondo, consuma queste forme, che sono la somma delle idee ricevute, del buon senso e della morale borghese, così che ciascuno di noi cambia continuamente maschera. Non è così per l’arte, che si esprime in forme definitive, insensibili allo scorrere della vita. L’Arte, crea forme più potenti e definitive di quelle prodotte dalla vita, si serve della disperazione di chi non ha più un posto nel mondo per trionfare, crudele e dispotica.
Queste riflessioni, cui Pirandello c’invita, non sono passate di moda. Le forme che assumiamo per vivere ci aiutano spesso a evitare la questione centrale dell’esistenza: questo corpo, queste mani, questa faccia – sono io? Che cos’è questo “io”, che promette di liberarci definitivamente da ogni finzione? Accettando per sempre la recita, il protagonista assume come definitiva la maschera dell’arte, che ferma, cristallizza per sempre un personaggio, la sua fisionomia, le sue parole, il suo volto, il suo carattere. Alla domanda tu chi sei?, quest’uomo potrà rispondere con una menzogna che ha il sapore tragico della verità: io sono Enrico IV.
La scelta di Enrico di sprofondare per sempre nella follia è più vicina a ciascuno di noi di quanto non si pensi. Cerchiamo continuamente di difenderci dal flusso incessante e dalla scandalosa novità della vita dandoci un atteggiamento, assumendo un ruolo, congelando il mutamento in forme risapute e rassicuranti. Ma se una caduta originaria ci gettò in questa recita che ci tiene perennemente lontani da noi stessi, sarà un crimine – figlio di quella stessa recita – a sancire la nostra definitiva estraneità dalla vita, quella che in altri tempi fu chiamata inferno.
Date spettacolo: giovedì 29/10 ore 21.00, venerdì 30/10 ore 21.00, sabato 31/10 ore 16.00 e ore 21.00, domenica 01/11 ore 16.00.
Lo spettacolo è inserito nell’abbonamento 9 spettacoli della Stagione di Prosa 15-16, in vendita in botteghino dal 9 giugno al 25 luglio e dal 1° settembre al 1° novembre 2015. Per maggiori informazioni
Lo spettacolo è acquistabile all’interno dell’abbonamento OPEN dedicato agli under 30. Per maggiori informazioni
I biglietti dello spettacolo sono in vendita dal 1° ottobre in botteghino, situato in via Manzoni 23 a Monza e aperto dal martedì al sabato h 10.30-13 e 15-18. Nelle giornate di spettacolo il botteghino riapre 30 minuti prima dell’inizio della recita.
I biglietti interi sono in vendita anche on-line
PREZZI DEI BIGLIETTI
Interi: platea € 28 +2prevendita – balconata € 25 +2prev. – galleria € 15 +1prev.
Ridotti: platea € 26 +2prevendita – balconata € 23 +2prev. – galleria € 13 +1prev.
Riduzioni riservate a:
persone diversamente abili, under 18, Enti Convenzionati
GRUPPI E PUBBLICO ORGANIZZATO
Per informazioni sui biglietti e sugli abbonamenti per gruppi organizzati, inviare la richiesta con i propri recapiti a: promozione@teatromanzonimonza.it
Questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione di MBNews, ma è un comunicato proveniente da fonte esterna (Ufficio Stampa Teatro Manzoni Monza) e pubblicato integralmente.
Foto gentilmente concessa da Ufficio Stampa Teatro Manzoni Monza