GAV, Speciale “Un astro alla volta”: Plutone

Qualche anno fa si parlava di Plutone come nono ed ultimo pianeta del Sistema Solare e il più piccolo di tutti.
Qualche anno fa si parlava di Plutone come nono ed ultimo pianeta del Sistema Solare e il più piccolo di tutti. Dal 24 agosto 2006 non è più un pianeta, ma solo un pianeta nano; la decisione è stata presa da un’assemblea dell‘International Astronomical Union, fra molte discussioni e polemiche.
Un pianeta nano è un corpo celeste di tipo planetario orbitante attorno ad una stella e caratterizzato da una massa sufficiente a conferirgli una forma sferoidale, ma che non è stato in grado di “ripulire” la propria fascia orbitale da altri oggetti di dimensioni confrontabili, anche se è stato fatto notare che nessun corpo può ripulire completamente la propria fascia orbitale, né esiste una soglia obiettiva su quando un corpo è sferoidale o no.
Plutone fu scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh; tutti gli altri pianeti erano stati trovati da europei e questo è il motivo per cui gli americani non hanno gradito la decisione.
A causa dei suoi parametri orbitali, Plutone è anche considerato un classico esempio di oggetto transnettuniano. Pur avendo il semiasse maggiore più grande di quello di Nettuno, esso si avvicina al Sole più dello stesso Nettuno. Plutone è stato assunto quale elemento di riferimento della classe dei pianeti nani transnettuniani, denominati ufficialmente plutoidi dall’Unione Astronomica Internazionale. A mano a mano che gli strumenti sono diventati più precisi sono stati scoperti numerosi corpi ghiacciati al di là di Nettuno, alcuni anche più grandi di Plutone.
Lanciata dalla NASA nel 2006, dopo oltre nove anni di viaggio la New Horizons è divenuta la prima sonda spaziale ad effettuare un sorvolo ravvicinato di Plutone, avvenuto il 14 luglio 2015 ad una distanza minima di 12.472 km dalla superficie del pianeta nano.
Ciò che ha ripreso è sotto studio da parte degli scienziati e ci vorrà parecchio tempo per la completa analisi dei dati. New Horizons ha iniziato il download delle immagini riprese durante il flyby del 14 luglio scorso, che richiederà un anno perché vengano scaricate tutte. Tuttavia grazie alla fioca luce del Sole e all’alta risoluzione degli strumenti si sono rivelati dettagli unici della atmosfera ricca di azoto di Plutone.
Nelle immagini riprese dalla sonda si vedono sottili strati di foschia che si estendono fino a 100 chilometri sopra la superficie, suggerendo un quotidiano cambiamento di clima. Sembra proprio che Plutone sia molto simile alla Terra, e nessuno lo aveva previsto. Gli esperti credono che sul pianeta nano esista un ciclo idrologico simile al nostro, che però implica la presenza di azoto ghiacciato invece dell’acqua.
A questo proposito, ricordo che sulla nostra Terra la composizione media dei gas in superficie è Azoto (N2): 78,084%; Ossigeno (O2): 20,946%; Argon (Ar): 0,934%; Anidride carbonica (CO2): 0,0391% .
Sembra che questo particolare tipo di ghiaccio sia simile a quello trovato nelle calotte di ghiaccio in Groenlandia e in Antartide. Alan Howard, dell’Università della Virginia, ha sottolineato: «Non ci aspettavamo di trovare un ciclo glaciale a base di azoto su Plutone. Questo ciclo plutoniano sarebbe compatibile con il ciclo idrologico che alimenta le calotte di ghiaccio sulla Terra, dove l’acqua evapora dagli oceani, cade sotto forma di neve, e torna al mare attraverso il flusso glaciale».
«La superficie di Plutone è tanto complessa quanto quella di Marte», dice Jeff Moore, direttore del gruppo di Geologia, Geofisica e Imaging (GGI) allo Ames Research Center della NASA, a Moffett Field, in California. «Le montagne disposte in modo caotico potrebbero essere enormi blocchi di duro ghiaccio d’acqua, galleggianti su un vasto deposito di azoto congelato, più denso e morbido, all’interno della regione informalmente chiamata Sputnik Planum».
Plutone ha cinque satelliti conosciuti, il più massiccio e importante dei quali è certamente Caronte, scoperto nel 1978 e avente un raggio poco più della metà di quello di Plutone.
Gli altri, più piccoli, sono Styx, Nix, Kerberos, and Hydra (o, se si vuole, Stige, Notte, Cerbero e Idra). Caronte ha già mostrato la sua bellezza nelle riprese della sonda New Horizons: è una luna bellissima; multiforme almeno quanto la Luna, e più colorata.
Poi c’è la cicatrice. Una frattura che percorre per intero l’equatore di Caronte, parecchio più lunga del Grand Canyon e profonda il doppio . E poi ci sono i crateri da impatto e lisce pianure: probabilmente vulcani dalla lava di ghiaccio.
«Stiamo valutando l’ipotesi che, in epoche remote, un oceano d’acqua sotterraneo possa essersi congelato. Il conseguente aumento di volume avrebbe potuto aprire crepe sul suolo di Caronte, permettendo così a fiumi di lava formata di acqua d’affiorare in superficie», dice Paul Schenk, del team di New Horizons.
Scoperte 10 anni fa con lo Hubble Space Telescope, Nix e Hydra sono due corpi approssimativamente delle stesse dimensioni, di qualche decina di kilometri, ma le loro somiglianze terminano qui.
Nix e Hydra, cominciano a mettersi in mostra ora nelle nuove immagini e riguardo a Styx e Kerberos, gli scienziati si attendono di scaricare dalla memoria di New Horizons le relative immagini, ottenute durante il flyby dello scorso 14 luglio, non più tardi di questo mese.
Ne riparleremo il prima possibile.
(alcune informazioni sono state tratte da Media INAF)