Lettera di una insegnante di Monza a Renzi: ecco cosa scrive

17 dicembre 2015 | 11:38
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Lettera di una insegnante di Monza a Renzi: ecco cosa scrive

Non le manda certo a dire questa insegnante al Presidente del Consiglio, ecco la lettera che ha inviato alla nostra redazione sul piano di assunzioni straordinario.

Gent.mo Presidente del Consiglio,

mi scuso in anticipo perché mi permetto di disturbarla ma vorrei condividere con lei alcune riflessioni.

Sono un’insegnante precaria da 18 anni e sono una dei pochi che non godrà del Suo piano di assunzioni straordinario perché ho scelto di non presentare domanda per le graduatorie nazionali e sono rimasta nelle GAE.

Tanti in questi giorni mi ripetono che “ho perso un treno che passa una volta nella vita”, ne sono consapevole ma sono convinta che su di un treno si sale quando si sa dove ti porterà e quali fermate farà. Il piano di assunzioni straordinario, mi piace essere sincera, mi è sempre sembrato molto fumoso perciò su quel treno non ci sono salita. Avevo la certezza matematica, poi confermata dai fatti, che per la mia classe di concorso non ci sarebbero state cattedre né nella fase A né in quella B e non avrei mai immaginato che poi, miracolosamente, ne potessero comparire 51 in fase C. A tal proposito mi chiedo se sia corretto, soprattutto in un momento storico come questo, inventarsi posti di lavoro statali a cui non corrisponde niente di reale.

Io quest’anno, come ormai dal 1999/2000, ho accettato un incarico annuale e per avere la cattedra intera ho messo insieme le ore disponibili su due scuole. In una di queste due scuole sono arrivati proprio da pochi giorni quattro insegnanti nominati in fase C sul piano di potenziamento. Su questi quattro insegnanti, tre non hanno mai insegnato in precedenza provenendo da altri ambiti lavorativi: un avvocato, un commercialista, un tecnico. Uno di questi in particolare arriva dal profondo sud e non è più di primo pelo. Alla mia domanda su come sia stato il trasferimento mi sono sentita rispondere che parlare di trasferimento è affrettato che , la cosa importante, per ora è assicurarsi il posto fisso poi si studierà cosa fare per poter tenere aperto anche il proprio studio al paese.

La cosa che mi lascia più interdetta è vedere ogni giorno questi quattro professionisti in aula insegnanti senza alcun compito o, al massimo, impiegati come “tappa-buchi” per ore di supplenza di classi che non conoscono e con le quali non possono fare altro che i guardiani. Trovo che sia uno spreco di denaro pubblico e che sia svilente anche per loro.

Uno di questi nuovi insegnanti di fronte alla mia perplessità quando mi ha informato che non aveva mai insegnato mi ha rassicurato di conoscere benissimo la propria materia. Di questo non dubito ma vorrei sottolineare che una cosa è sapere, un’altra è essere capaci di trasmettere il sapere. Non ci si improvvisa insegnanti dalla sera alla mattina ma lo si diventa davvero con anni di esperienza.

Caro Presidente, so che Lei ai nuovi assunti ha inviato una lettera per congratularsi, ringraziarli di quanto hanno fatto fino ad ora ed incitarli a spendersi per la buona scuola di domani. Bella idea! Buona propaganda! Ma Lei conosce davvero tutte le situazioni che la buona scuola ha legittimato?

Sono appena tornata da un collegio docenti che il nostro dirigente scolastico ha definito di “ lacrime e sangue”, dovevamo infatti approvare diversi progetti importanti per la scuola ma il nostro istituto è rimasto praticamente senza risorse. Mi è sembrato un paradosso che il mio istituto non abbia più risorse finanziarie mentre lo Stato ha soldi per impegnare quattro insegnanti a scaldare le sedie in aula docenti dello stesso istituto.

Ne avrei ancora tante di cose da scriverle ma non voglio tediarla oltre quindi la saluto ricordandole che anche a me piacerebbe un giorno ricevere una sua lettera in cui non voglio mi procuri un posto di ruolo ma solo che riconosca anche il mio sforza di questi anni, il mio impegno e il mio amore per questa professione che ha bisogno che le si ridia dignità vera.

Le auguro buon lavoro e , visto il periodo dell’anno, anche buone feste.

In fede Bruna Dosso