Meda, Sinistra e Ambiente: “Troppo inquinamento, no ai falò di Sant’Antonio”

Una tradizione che rischia di essere nociva per i nostri polmoni. Del Pero e Sinistra e Ambiente chiedono al sindaco di Meda di ribadire il divieto di falò all’aperto. «Impopolare, ma non ce lo possiamo permettere».
Non basta contare sulla pioggia per diminuire i livelli di inquinamento. Dopo la tregua di inizio anno, i valori di pm10 a Meda hanno di nuovo superato il livello massimo consentito. «Dopo 40 giorni consecutivi di superamento dei limiti di legge sulla qualità dell’aria, dopo 100 giorni di superamento nell’anno 2015, dopo una breve pausa, già ieri (giovedì 7 gennaio, ndr) il livello del pm10 è schizzato a 79»: lo denuncia il geologo Gianni Del Pero. Che mette subito in evidenza un’altra criticità stagionale: quella dei falò di Sant’Antonio. «Cambiate le condizioni meteo, continuano le emissioni ed i superamenti dei limiti, ma già ci stiamo preparando ai falò di Sant’Antonio – avvisa Del Pero – . Che a Meda, come in tutti i comuni sotto i 300 metri di quota dove persiste il divieto di combustione di legna all’aperto, sarebbero vietati».
Proprio in previsione del 17 gennaio Sinistra e Ambiente ha chiesto al sindaco di far rispettare la legge regionale che vieta la combustione all’aperto di legna. «E questo vuol dire che non dovrebbe consentire la deroga (che invece ha concesso l’anno scorso) per l’accensione dei tradizionali falò di Sant’Antonio – precisa Del Pero -. Impopolare, certo, ma non ce lo possiamo più permettere di sporcare l’aria che respiriamo».

I valori di pm10 diffusi da Arpa. Il picco del 1° gennaio è probabilmente dovuto all’uso di botti, petardi e fuochi d’artificio di Capodanno.
Bruciare la legna in modo errato causa infatti l’emissione di benzo(a)pirene, un idrocarburo cancerogeno. «Quando si brucia materiale al di fuori di un apparecchio di combustione, e quindi all’aperto, non vi è alcuna possibilità di controllo delle condizioni di temperatura o di mescolamento – chiarisce Arpa Lombardia – : ne consegue che le emissioni di sostanze inquinanti aumentano notevolmente anche fino a 100 o 1000 volte. Nelle combustioni all’aperto, inoltre, il fumo viene prodotto a livello del suolo: ciò significa che non viene disperso a quote superiori e che le ricadute sanitarie e ambientali sono circoscritte sostanzialmente intorno alla zona ove si verifica la combustione incontrollata». Senza contare i danni ulteriori causati dalla combustione di materiali non idonei come scarti di lavorazioni del legno con resine e collanti o il truciolare con laminato (oltre a tutto ciò che non è legna e che può comunque finire nei falò, come copertoni e plastica).
In apertura, falò di Sant’Antonio a Vimercate, nel 2015