Da Catania alla Scala, passando per Limbiate. Intervista a Francesco Musso

Insegnante alle scuole medie di Limbiate, Musso è entrato nell’orchestra dell’Accademia La Scala di Milano. Il suo racconto a MB News su quanto sia difficile – e bello – vivere con un contrabbasso.
«Non penso che avrei mai potuto fare altro». Non ha dubbi Francesco Musso, contrabbassista e insegnante di musica, alle scuole medie di Limbiate e in un liceo musicale a Milano, da poco entrato a far parte dell’orchestra dell’Accademia La Scala. «È una bella possibilità di crescita – spiega – che dà la possibilità di continuare a formarsi e perfezionarsi, assistendo alle lezioni dei grandi maestri».
Classe 1988, Musso ha messo la musica (e il contrabbasso) al centro della sua vita. «Ho cominciato con il pianoforte grazie a mio padre, musicista – racconta -. Verso i 14 anni, però, ho voluto cambiare radicalmente strumento, e ho finito per scegliere quello che suonava mio padre. Il contrabbasso è meno usuale, più raro, molto versatile: mi dava la possibilità di fare jazz e anche di suonare in un’orchestra. Col pianoforte – spiega – sei un solitario: in orchestra invece stai con gli altri, fai gruppo, vai in tournée… è molto più divertente!».
Entrato in Conservatorio a Catania giovanissimo, si diploma a 23 anni: ma, ammette, per lui il Conservatorio è stato solo il punto di inizio. «Ho cominciato a studiare davvero musica solo quando ho messo il naso fuori da Catania. Ero bravo, ma, al di fuori del mio Conservatorio, ho capito che per brillare davvero dovevo dare il massimo». Da qui gli studi e i corsi a Cremona e a Siena, e le domande di supplenza fatte appena diplomato vicino a Milano, proprio per essere più vicino alla Scala. È per questo che il siciliano Musso è approdato aLimbiate, dove l’anno scorso aveva introdotto, con il supporto di alcuni colleghi, la novità delle “lezioni-concerto” per avvicinare i ragazzi delle scuole medie ed elementari alla musica.
Certo che tra le lezioni a Limbiate, quelle a Milano, e gli impegni della Scala, il tempo che resta deve essere poco… «Faccio una vita frenetica – conferma ridendo Musso -. Sto provando a conciliare il tutto, ma capitano giorni in cui continuo a correre da una parte all’altra. E il bello è salire e scendere dalla metro con il contrabbasso sempre dietro». Di certo è ingombrante. «Non solo: ti condiziona la vita. Devi calcolare che ci sia un posto dove lasciarlo a casa, che ci stia in macchina… ma anche in ascensore! In generale – dice, in tono quasi affettuoso – necessita di un mare di cure, anche per quel che riguarda l’umidità e il riscaldamento». Ma è un gioco che vale la candela: «Senz’altro. La musica pretende tanto, ma ti dà tanto. Se dovessi consigliare un ragazzo in questo campo gli chiederei di tener conto delle difficoltà, dei sacrifici, della fatica… ma gli direi di farlo! Fare musica ti purifica l’anima e ti mantiene giovane: uno dei miei insegnanti, Franco Petracchi, è nato nel 1937 e ha ancora tanto da trasmettere».
Progetti per il futuro? «Studiare, c’è sempre tanto da fare e si può e si deve migliorare – ammette -. Anzi, a un certo punto lo studio diventa proprio una necessità personale. Una cosa che i miei studenti alle medie e anche al liceo ancora non capiscono… Ma vorrei continuare a insegnare. In futuro, chissà, magari anche al Conservatorio».
In apertura, Musso e Petracchi