Sanità lombarda, tangenti: ecco chi è l’imprenditrice al vertice del sistema

16 febbraio 2016 | 14:30
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Sanità lombarda, tangenti: ecco chi è l’imprenditrice al vertice del sistema

E’ Maria Paola Canegrati l’imprenditrice ritenuta “vertice” del sistema corruttivo connesso all’esternalizzazione dei servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi.

E’ Maria Paola Canegrati l’imprenditrice ritenuta “vertice” del sistema corruttivo connesso all’esternalizzazione dei servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi divenuta oggetto di una maxi indagine della Procura di Monza e che questa mattina ha portato all’esecuzione di ventuno ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio.

Indagati per aver favorito Canegrati nell’aggiudicazione delle gare di appalto, e da questa mattina in carcere a Monza, anche il consigliere regionale della Lega Nord Fabio Rizzi e il suo braccio destro Mario Valentino Longo.  Le rispettive consorti, Lorena Pagani e Silvia Bonfiglio (ai domiciliari), sono accusate di aver favorito l’interesse illecito dei mariti cointestandosi con Canegrati quote delle sue società, ai fini di permettere il passaggio delle tangenti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le aziende riferibili all’imprenditrice, tra cui la “Elledent” e la “Service Dent” (facenti parte del gruppo Odontoquality con sede ad Arcore-Monza), in dieci anni avrebbero sostanzialmente preso il monopolio dei servizi odontoiatrici appaltati in esterno dagli ospedali lombardi riuscendo ad aggiudicarsi (insieme ad altre tre persone) illecitamente le gare.
“Dalla segnalazione di un consigliere sindacale di un’azienda ospedaliera abbiamo effettuato uno studio approfondito sul sistema delle gare di appalto e poi un certosino lavoro di intercettazioni ambientali e telefoniche – spiega il Procuratore Aggiunto di MonzaLuisa Zanetti, che ha coordinato le indagini insieme al Sostituto Manuela Massenz – Le gare erano puramente formali, vi partecipavano soggetti che sapevano già di non vincere dato che i bandi erano cuciti addosso alle società della principale indagata. Lei stessa, dal 2013, si è adoperata per procurarsi aderenze nella politica regionale, per poi costruire la sua rete di azione a livello amministrativo con funzionari pubblici corrotti, i quali erano a libro paga del suo gruppo imprenditoriale. Si parla di un giro di affari per 400 milioni di euro”.

Dalle indagini è emerso che Rizzi e Longo abbiano favorito la Canegrati nello svolgimento di gare d’appalto bandite dalle Aziende Ospedaliere “Istituti Clinici di Perfezionamento” (del 2015, da 45 milioni di euro) e “Ospedale di Circolo di Busto Arsizio“ (del 2014, da 10 milioni di euro),  nei rapporti economici intrattenuti con importanti strutture sanitarie private accreditate con il Sistema Sanitario Regionale al fine di ottenere nuove commesse o di scongiurare la rescissione di contratti già in essere con le aziende della donna e nei progetti d’espansione della stessa anche in altre Regioni d’Italia, in particolare intercedendo sulle decisioni di un ulteriore gruppo imprenditoriale gestore di servizi presso alcune strutture sanitarie toscane a sua volta favorito sempre da Longo e Rizzi, in un progetto di collaborazione Lombardia-Brasile che prevedeva la costruzione di un ospedale pediatrico nella regione del Goias.  “Le consorti dei due politici – prosegue Zanetti – si sarebbero prestate nel favorire le loro attività illecite intestandosi quote societarie con Canegrati in qualità di prestanome e prestando false consulenze. Da sottolineare come questo sistema abbia anche lavorato a fondo per spingere i cittadini a ricorrere ai servizi a pagamento anziché in convenzione, dilungando fittiziamente i tempi di attese e aumentando il costo dei ticket rendendoli di fatto poco convenienti rispetto alle visite private”. Sempre secondo quanto emerso durante le indagini, svolte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano, Longo e Rizzi avrebbero ottenuto dal gruppo imprenditoriale favorito nelle gare, il finanziamento della campagna elettorale di Rizzi per le regionali del 2013, una tangente da 50.000 euro pagata attraverso l’intermediazione di un altro soggetto indagato per riciclaggio e fittizie consulenze pagate a Paganini (moglie di Longo), per 5000 euro al mese