Carlo Pesta e il Balletto di Milano portano la Carmen al Teatro Manzoni #Fotogallery

MB News ha parlato con Carlo Pesta, presidente e direttore creativo della compagnia Balletto di Milano, a proposito del balletto Carmen che andrà in scena al Teatro Manzoni di Monza giovedì 17 marzo. Un’intervista da non perdere!
Tutti sulle punte: il Balletto di Milano, diretto da Carlo Pesta, danza la Carmenal Teatro Manzoni di Monza. L’appuntamento è per giovedì 17 marzo alle ore 21.00: una data unica per uno spettacolo in grado di fondere, grazie all’armonia della danza neoclassica, la musica di Bizet allo stile cubista delle scenografie.
Questa del Balletto di Milano è in effetti una versione inedita del balletto ispirato all’omonima opera lirica, a sua volta debitrice della novella di Prosper Mérimée. Ovviamente ritroveremo sempre Carmen, bellissima e seducente gitana che, presa tra passione, tradimento e gelosia, andrà incontro a un destino fatale, e ritroveremo anche gli altri personaggi di contorno, i suoi due amanti, Don Josè e il torero Escamillo, e la contadina Micaela: ma con delle novità. «Rispetto a Bizet siamo stati in un certo senso più fedeli al racconto originario, sottolineando dei personaggi che nell’opera venivano ignorati – spiega Pesta, presidente e direttore artistico del Balletto di Milano -. È il caso del Destino, che nella nostra Carmen è determinante per gli eventi e per la conclusione che, come si sa, è tragica. Ma anche Carmen stessa è diversa rispetto alla tradizione, che la racconta zingara e volgare: la nostra è più contemporanea, più elegante, più moderna. È una donna attuale, una grande figura femminile, di quelle che non hanno epoca».
Ma, alla fine, è vero che il balletto, per quanto modernizzato, resta uno spettacolo per l’élite, ostico e di difficile comprensione? «No, non bisogna avere strumenti particolari per apprezzare il balletto, riconoscere il bello e l’armonico appartiene alla nostra natura – replica Pesta, egli stesso ex ballerino, ammesso ad 11 anni all’Accademia di Ballo del Teatro La Scala e in seguito perfezionatosi alla Scuola del Bolshoi, a Mosca -. Ci sono poi alcune compagnie, di solito pseudo-russe, che insistono su un repertorio ottocentesco e squadrato: e in quel caso sì che si può parlare di noia – ammette – . Il balletto neoclassico, invece, non è noioso, proprio perché è contaminato dal gusto dell’oggi, che ha reso la danza più spontanea e morbida: che è proprio il motivo per cui il Balletto di Milano riscuote tanto successo. La squadratura del balletto classico non dà nessuna possibilità di variare: la ricerca del neoclassico invece regala sfumature nuove, e può essere continuamente interpretata. Tanto che vi entrano tantissimi elementi, persino di danza acrobatica. Tutto si evolve, si svecchiano le tecniche e le scenografie, persino il tutù è cambiato negli anni – conclude -. Siamo sempre al lavoro per un’immagine contemporanea e pulita. D’altra parte quando siamo in tournée il Balletto di Milano rappresenta Milano stessa: una città che ovunque è sinonimo di moda, bellezza e design. E quando c’è da trattare un balletto come Carmen ci mettiamo del nostro. Così la nostra protagonista ha un rapporto diverso e più combattivo con l’uomo, non è più sottomessa ma sua pari: non vogliamo mettere in scena un balletto storico, ma rappresentare la contemporaneità».
Foto per gentile concessione del Teatro Manzoni