Contro la corruzione, la Brianza adotta la “soffiata digitale”

Cinque amministrazioni fra cui Monza, Seregno e Brugherio hanno attivato il whistleblowing.
Prima ci ha pensato Monza, poi Besana, Triuggio, Seregno e adesso anche Brugherio. E’ il whistleblowing la contromisura che le amministrazioni brianzole hanno deciso di adottare per tentare di limitare le infiltrazioni malavitose nella cosa pubblica. Il whistleblowing è un istituto di origini anglosassoni del “whistleblowing”, introdotto in Italia con una legge del 2012.
Tradotto letteralmente significa soffiare nel fischietto e colui che soffia è il whistleblower. Non un delatore, ma un cittadino responsabile e consapevole che segnala comportamenti irregolari, immorali o anche illegali. Il whistleblowing fa parte del Piano anti corruzione e le procedure sono state definitivamente messe a punto proprio in questi ultimi giorni: sui siti istituzionali delle amministrazioni coinvolte sono già comparse le indicazioni da seguire.
“Definirla una delazione è profondamente sbagliato – commenta Marco Troiano (Pd), sindaco di Brugherio -. Ciò che ci proponiamo di raggiungere è una svolta culturale, una nuova consapevolezza da parte di chi ha la responsabilità di gestire la pubblica amministrazione”. I reati in gioco vanno dalla corruzione alla concussione, passando per abuso d’ufficio e peculato. Oppure, molto semplicemente, attengono a comportamenti come il timbrare il cartellino e poi andare al bar. La Brianza è sovente al centro di indagini per mafia e in modo particolare la zona della Brianza Ovest sembra essere una delle più esposte.
“È nostro dovere agire in via preventiva – aggiunge il primo cittadino di Seregno, Edoardo Mazza, a capo di una giunta targata Fi – Lega -. Il whistleblowing va in questa direzione e favorisce le segnalazioni da parte dei dipendenti, ovvero coloro che conoscono bene i meccanismi dell’azione amministrativa”.
La soffiata digitale ha tuttavia delle controindicazioni. In particolare, il rischio di far lievitare pettegolezzi o di spaventare e allontanare chi avrebbe ente azione di denunciare. Giorgio Garofalo, consigliere provinciale Pd e responsabile di BrianzaSicura, l’associazione che lo scorso autunno ha dato vita a un cartello di 11 Comuni contro il malaffare nella vita pubblica, ha chiarito i meccanismi alla base di una “soffiata” sicura. “Prima di tutto è necessario nominare all’interno dell’ente un responsabile anti corruzione al quale debbono essere inoltrate le segnalazioni – spiega Garofalo -. Il sistema però deve essere criptato, solo la magistratura in una secondo momento può eventualmente chiedere al denunciate di venire allo scoperto”.