Monza, protesta contro le barriere anti rumore. Il comitato: “Non ci arrendiamo”

«Le barriere anti rumore ci hanno resi “ghettizzati” rispetto al resto della città». A parlare sono i residenti del tratto sud della strada statale monzese.
«Ci sentiamo abbandonati, la situazione in questo tratto di viale Lombardia è divenuta invivibile. Le barriere anti rumore ci hanno resi “ghettizzati” rispetto al resto della città». A parlare sono i residenti del tratto sud della strada statale monzese che due anni fa hanno deciso di fare quadrato e costituire un comitato. “Viale Lombardia 246″, questo il nome della associazione che si adopera per rappresentare le oltre 80 famiglie presenti nelle palazzine del civico monzese presenti sulla SS36.
Non si arresta dunque la protesta da parte del gruppo di monzesi che nel 2014 quando, dopo anni di disagi dovuti ai lunghi lavori del cantiere di realizzazione del tunnel, si sono senti danneggiati da un piano che, a loro dire, ha riqualificato la superficie del viale su tutto il tratto ad eccezione del segmento Sud in direzione Milano (Leggi l’articolo). Oggi come allora ad essere sotto accusa sono le barriere anti rumore: «Con grande rammarico il Comitato Viale Lombardia 246 riscontra un atteggiamento di totale e incomprensibile chiusura dell’amministrazione comunale rispetto alle criticità lamentate e , quel che è più grave, perdura anche in presenza di uno strumento come quello del Percorso Partecipato di cui sopra, scelto e proposto alla Consulta e ai residenti dall’amministrazione comunale stessa».
Le richieste – Arretrare di una corsia la barriera antirumore sostituendola con una di materiale trasparente, mantenere le tre corsie in uscita dal tunnel lungo la SS36 fino all’immissione in A52, postare lo scambio di entrata/uscita SS36 dopo la via Raffaello: queste le richieste del comitato. Ma non solo, in una lettera aperta i residenti chiedono anche: di dedicare la corsia a ridosso della barriera antirumore al traffico lento di autoveicoli (30/40Km/h) e riservare la seconda corsia, margine destro della bretella, alle necessità di sosta per bus, automezzi di soccorso, fermate di emergenza, parcheggi, realizzare una pista ciclabile, e allargare la via Scrivia quale importante ed unica via d’accesso al quartiere per i residenti. «In questo modo si allontanerebbe dall’affaccio residenziale il traffico veicolare, con conseguente risoluzione dei problemi oggi presenti quali: grave pericolo in uscita dai passi carrai, impossibilità di sosta e fermata dei mezzi di soccorso, e transito in sicurezza della mobilità dolce. E’ questo l’unico modo per tutelare i molti invalidi e anziani che abitano nel complesso residenziale del tratto in questione. Allo stato attuale le ambulanze, i mezzi di soccorso, i veicoli dei familiari che li devono quotidianamente trasportare, sono costretti a sostare sul marciapiede davanti alla fermata dell’autobus per mancanza di spazio fisico, rischiando incidenti, e, nelle migliori delle ipotesi, una multa» scrivono.
Sulla faccenda lo scorso 16 febbraio si era espresso l’Assessore alla Sicurezza del Comune di Monza, Paolo Confalonieri. «Sulla questione delle barriere anti rumore la parola “fine” è stata scritta due anni fa quando, nella autorevole sede della Prefettura di Monza e Brianza, è stata assunta la decisione davanti agli organi competenti di come porre in essere il progetto. Non possiamo certamente mettere in discussione oggi la decisione presa allora al tavolo del Prefetto. Io, e come me tutta l’Amministrazione, abbiamo molto rispetto per le difficoltà di tutti i cittadini ma non si può annullare quanto deciso in quella autorevole sede. Sulla via Scrivia – prosegue Confalonieri – invece si ragionerà sul da farsi. Ricordo, oggi come allora, che la SS36 non è una strada di proprietà comunale bensì di Anas, ente che due anni fa ha stilato il progetto che prevedeva il posizionamento delle suddette barriere secondo precisi calcoli e studi approfonditi».