Certezza della pena ed educazione sentimentale: due armi contro il femminicidio

Una lite, un amore finito, la non accettazione di una nuova relazione e ancora, il non voler vedere la propria compagna emancipata, lavorativamente indipendente e libera.
Una lite, un amore finito, la non accettazione di una nuova relazione e ancora, il non voler vedere la propria compagna emancipata, lavorativamente indipendente e libera.
Sono innumerevoli le presunte motivazioni che armano le mani violente di uomini ogni giorno. Il caso della ventiduenne romana, i quotidiani episodi di violenza domestica che si verificano in Brianza come nel resto del paese, sono la testimonianza di quanto sia necessario agire a livello legislativo, culturale e sociale.
Sono state 63 le donne uccise nel 2015, 55 fino ad oggi nel 2016, di cui 27 all’interno della coppia. In due casi su tre la violenza sulle donne avviene per mano di mariti e compagni, nel 26% dei casi per mano di ex compagni. Nel 16,7% dei casi sono violenze conosciute da parenti ed amici e solo nell’8,7% dei casi vengono denunciate. In dieci anni, in Italia, sono morte 1740 donne. I dati Eures sono un bollettino di guerra, in Brianza i casi di stalking e violenza di cui si viene a conoscenza, sono almeno una decina al mese. L’ultimo omicidio in ordine cronologico in territorio brianzolo é quello di Liliana Mimou, limbiatese strangolata dall’ex fidanzato a Cusano Milanino, ad Aprile.
Nello stesso mese, a Briosco, una quarantenne é stata aggredita con una mazza alla testa dal compagno che non accettava di essere lasciato, poi suicida da un ponte. La donna é ancora in coma. A Bernareggio, indimenticabile l’assassinio di Antonia Stanghellini, uccisa dall’ex compagno nel gennaio 2013. Valeria Mariani, 27 anni, aspettata sotto casa la mattina presto dall’ex fidanzato che le ha sparato, nel 2011. Ieri Maria Teresa M., uccisa dal marito presunto depresso (che poi si é suicidato), potrebbe diventare l’ennesimo caso, quando le indagini saranno concluse. Nel dicembre 2015 una 25enne ecuadoregna é finita in ospedale dopo un feroce pestaggio da parte del compagno, a Mezzago. Ha rischiato di perdere il bambino che portava in grembo.
E di pestaggi e stupri non denunciati ve ne sono tantissimi, troppi. Il caso di Sara, la 22enne romana inseguita e bruciata viva dall’ex fidanzato, le cui richieste di aiuto ignorate dai passanti mentre si sbracciava per la strada, é un orrore inaccettabile, come tutti gli altri. C’è bisogno di affrontare il problema della violenza di genere a gamba tesa, con interventi legislativi che per alcuni tipi di reati non permettano sconti di pena o attenuanti. La certezza della pena é diventata imprescindibile. Ci sono giovani in Brianza che sono state perseguitate i molestate da uomini che hanno denunciato più volte e che la giustizia ha rimesso in libertà, permettendogli di farlo ancora e ancora, costringendo le vittime a cambiare casa, scuola e lavoro.
Il femminicidio, lo stalking e gli abusi sono espressione di violenza sulle donne in quanto tali, quando chi li commette non vuole accettarne la libertà (di scelta, sessuale, di opinione o di abbigliamento che sia), l’indipendenza economica e l’emancipazione. Allo stesso modo é necessario un intervento istituzionale a livello culturale, dove fin dalla scuola elementare venga introdotta l’educazione sentimentale.
Professionisti e professori che spieghino la parità tra sessi dove essa non viene spiegata a casa. Che insegni ai bambini e ai ragazzi che l’amore di una donna non può e non deve essere accondiscendenza e amore totalizzante come ancora troppe madri insegnano ai propri figli maschi, che di questo modello distorto fanno il riferimento sentimentale di una vita. Ai ragazzi va spiegato che amore e possesso non sono la stessa cosa, che se certe parole esistono per definire e diffamare una donna ma non esistono al contrario per un uomo, andrebbero abolite dal vocabolario comune.
Sull’indifferenza di chi assiste a una violenza e si gira dall’altra parte, su chi sente urlare nella casa accanto e non chiama il 112, c’è solo da sperare che con una giusta educazione le generazioni future possano diventare uomini e donne migliori di noi. Persone che sentono l’istinto di soccorrere i più deboli, chi é in pericolo o in difficoltà, senza pensare un secondo alla propria “privacy” violata dando il proprio nome alle forze di polizia o al “sacrificio” di essere chiamati in una caserma a raccontare quanto visto, trovandosi costretti a perdere la finale di Champions.
Se vuoi firmare la petizioneclicca qui