Camera di commercio MB, l’accorpamento con Milano scatena polemiche

Indiscrezioni danno il decreto in discussione nel consiglio del 25 luglio. Viganò, membro della giunta, morde il freno e dice: “Abbiamo i numeri per stare soli”.
Fa già discutere l’ipotesi di accorpamento della Camera di commercio di Monza a quella di Milano. Secondo alcune indiscrezioni, il prossimo 25 luglio all’ordine del giorno del consiglio camerale dovrebbe proprio esserci il decreto per il rientro alla casa madre, a quasi dieci anni di distanza dall’apertura della sede decentrata di via Cernuschi inaugurata nel 2009. L’indiscrezione ha tuttavia provocato la reazione di Marco Viganò, componente della giunta camera in rappresentanza di Cgil – Cisl e Uil, che ha dimorato un comunicato molto critico firmato anche da due consiglieri: Carmine Villani, in rappresentanza di Adiconsum Monza Brianza, Adoc Monza Brianza, Federconsumatori Monza e Brianza e Confconsumatori Federazione Monza e Brianza ed Enrico Novara in rappresentanza di CdO Monza Brianza.
“In questi giorni si stanno decidendo le sorti di una Istituzione importante per il territorio – ha commentato Viganò -. Si prospetta un accorpamento dal sapore retrò tra la nostra realtà e quella milanese. È una decisione che investe non solo la capacità di erogare servizi alle imprese sul territorio, ma anche gli assetti istituzionali provinciali”. Secondo Viganò Monza può rimanere in piedi anche senza Milano. Lo dicono i numeri: nonostante il taglio del 50% del contributo camerale, quella di Monza è l’unica Camera in Lombardia ad non avere un bilancio in rosso e, soprattutto, ad avere la possibilità di distribuire quasi due milioni di euro alle imprese nel 2017.
“In questo Paese le peggiori riforme le abbiamo apprese sotto l’ombrellone e non vogliamo che ciò avvenga anche per questa scelta – ha aggiunto Viganò -. In un momento di grande indecisione e confusione dei livelli istituzionali e sulle loro responsabilità, la Camera continua ad essere un interessante tavolo di confronto e governance per le prospettive economiche e produttive del territorio nel suo complesso”. Viganò, dunque, morde il freno e propone di rinviare qualsiasi discussione a dopo il referendum di Settembre. Sulla stessa lunghezza d’onda si è detto anche il vice presidente della Camera, Giuseppe Meregalli. “Si sarebbe dovute svolgere delle riunioni informative ad hoc – ha sottolineato Meregalli -. Evitiamo di prendere decisioni affrettate, non è proprio il caso. In questo momento non abbiamo bisogno di Milano, possiamo tranquillamente stare soli. Siamo una Camera virtuosa”.