“Nidi gratis” famiglie penalizzate a Lissone. Il sindaco scrive a Maroni

12 luglio 2016 | 00:12
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“Nidi gratis” famiglie penalizzate a Lissone. Il sindaco scrive a Maroni

Attraverso una lettera indirizzata a Regione Lombardia e Anci, Concetta Mongussi esprime la propria perplessità in merito alla nuova misura.

Il sindaco di Lissone Concetta Monguzzi, attraverso una lettera indirizzata al presidente della Regione Maroni e all’Anci Lombardia, esprime le proprie perplessità in merito alla misura Nidi Rette zero, inserita all’interno del Reddito di Autonomia 2016. Secondo Monguzzi si tratta di una misura discriminatoria, che penalizza tutte quelle famiglie che per forza di cose si vedono costrette ad iscrivere i figli al Nido privato.

Lissone è stata inclusa nella lista dei 158 Comuni aderenti a Nidi rette Zero, avendo attivo sul territorio un Nido Comunale e avendo da tempo normato le tariffe sulla base dell’indicatore ISEE. L’amministrazione infatti, nell’ottica del sostegno al reddito, eroga un buono di frequenza nido di 200 € al mese per famiglia.

Fino a qui tutto bene starete pensando, e allora dov’è il problema che ha portato il sindaco Monguzzi a chiudere un bilanciamento della misura sperimentale?   

La causa va ricercata nel fatto che i nidi Comunali presenti sul territorio, non soddisfano appieno il fabbisogno di accoglienza dei bambini da 0-36 mesi. I genitori che per motivi di tempo o di graduatorie non hanno la possibilità di iscrivere il propri figlio al Nido pubblico, dovranno richiedere per forza di cose l’inserimento del bambino ad un asilo privato, nonostante nelle gran parte dei casi vivano a parità di condizioni economiche e sociali di coloro che invece ottengono l’iscrizione ad una struttura pubblica, usufruendo quindi del nuovo buono erogato da Regione Lombardia.

Sono infatti ben 49 le famiglie lissonesi che hanno dovuto rivolgersi ad asili nidi Privati, mentre il numero di quelle che hanno avuto la fortuna di veder ammettere il proprio pargolo in uno spazio educativo del Comune, tocca quota 35. I numeri parlano chiaro quindi. I nuclei famigliari in grado di sfruttare  i servizi  per la prima infanzia  erogati dal servizio pubblico, sono inferiori rispetto alla scelta obbligata di molti genitori di affidarsi ad un ente privato. È altrettanto chiaro che se l’intento dell’operazione è quello di sostenere le famiglie in un momento di spesa crescente, è giusto che si pensi davvero a tutti, e non solo a più fortunati, altrimenti si rischia di trasformare una misura intelligente in una decisione che rischia di discriminare diverse realtà famigliari.

Nella comunicazione indirizzata alle alte sfere della Regione e a d Anci Lombaridia, il sindaco Monguzzi chiede quindi di: “Estendere la misura anche alle famiglie che frequentano i nidi privati, anche non convenzionati, al fine di non discriminare le famiglie che vivono in condizioni sociali ed economiche simili” .