Imprenditore, quando fare affari diventa un mestiere a rischio

M uno studio della Camera di commercio di Monza dice uno su tre rifarebbe la stessa scelta
“Il rischio è il mio mestiere”. Ogni imprenditore brianzolo e lombardo potrebbe appendere fuori dalla porta dell’ufficio un cartello con questa scritta. Gli ultimi tragici eventi di Dacca hanno dimostrato ancora una volta che l’idea di fare affari oltre frontiera, oltre che vantaggi, può portare anche guai. Grossi guai.
Un recente studio della Camera di commercio ha posto l’accento proprio su questo aspetto del mestiere di imprenditore evidenziando come siano ben 35 mila le imprese italiane che hanno rapporti con paesi pericolosi. Ma sempre secondo lo stesso studio, un imprenditore su tre non tornerebbe indietro. Sceglierebbe di fare lo stesso lavoro e, soprattutto, sceglierebbe di farlo all’estero.
Che i manager fossero gente sola lo si sapeva. Che fossero però anche dei duri da romanzo “hardboiled” era più difficile immaginarlo. “Gli imprenditori sono persone coraggiose, entusiaste, che vanno anche in posti difficili e situazioni pericolose per portare avanti l’impresa e per garantire il lavoro” ha dichiarato infatti Carlo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza, dopo avere analizzato i dati emersi dallo studio.
Un confronto guardando ai tre macro-settori economici, i più convinti della loro vocazione imprenditoriale sono gli industriali: il 48,4% si rimetterebbe in proprio, potendo ricominciare, mentre a preferire l’estero sono i commercianti (45,7%). A Milano e a Monza e Brianza percentuali più alte di chi andrebbe all’estero (rispettivamente 37,3% e 35,5%).
Insomma, si tratta a quanto pare di gente con la pellaccia. Dall’analisi della Camera di commercio è poi emerse una classifica dei paesi maggiormente a rischio in relazione anche a quello che il ritorno economico che garantiscono alle aziende nostrane. Il Bangladesh è tra i primi, ma con scambi più alti con la Lombardia nel 2016 (+13,4% l’import e +6,7% l’export , rispettivamente 54 e 31 milioni).
Ai primi posti, oltre al Bangladesh troviamo Turchia (1 miliardo), Arabia Saudita (441 milioni), Israele, Algeria, Messico e Tunisia con circa 300 milioni, Iran e Ucraina con quasi 200, Pakistan e Bangladesh con quasi 100. Per provincia, Milano importa per 21 milioni ed esporta per 9, Bergamo importa per 19 ed esporta per 7, Brescia esporta per 5 e importa per 3, Monza importa per oltre 1 milione ed esporta per quasi un milione.