Seveso, disastro Icmesa: la cerimonia per non dimenticare #foto

11 luglio 2016 | 09:03
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Seveso, disastro Icmesa: la cerimonia per non dimenticare #foto

Una cerimonia a 40 anni dal disastro diossina. Seveso si vuole mostrare più forte, unita oltre le differenze da un evento tragico. Presente anche il presidente Maroni (fischiato).

Era un caldo sabato di luglio. Lo descrivono così, a Seveso, il 10 luglio 1976, quando la nube di diossina investì la città e i comuni circostanti. 40 anni più tardi, in una domenica forse altrettanto calda, cittadini e istituzioni hanno voluto ricordare il “disastro Icmesa” proprio al Bosco delle Querce, il parco simbolo della rinascita sorto nell’area più colpita dalle emissioni tossiche della diossina, oggi completamente bonificata, e che racchiude, in vasche sotterranee impermeabili, il materiale inquinato.

La cerimonia di commemorazione, racchiusa in una tre giorni di “contaminazioni” dedicati alla cultura e allo sport, ha visto partecipare l’amministrazione di oggi e i protagonisti di ieri, insieme a rappresentanti delle istituzioni come il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, fischiato da alcuni rappresentanti del movimento No Pedemontana, e, tramite un sentito messaggio, persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con la consapevolezza che quel tragico 10 luglio 1976 ha avuto il pregio, se non altro, di saper unire una comunità, nonostante e forse proprio grazie alle proprie differenze: ideologie politiche, estrazioni sociali, fedi e comportamenti anche contrastanti sono riusciti ad accordarsi per un unico scopo, riportare Seveso alla normalità.

«Oggi non è una festa, ma quasi – riassume il sindaco Paolo Butti, che nel corso della giornata ha mostrato più volte di essere sopraffatto dall’emozione -. È il momento della riflessione su una data tragica, che ha portato morti e malattie, danni all’economia, drammi e spaccature come quella sull’aborto. Ma bisogna anche ricordare che la comunità non si è seduta, Seveso è diventata sinonimo delle attività che regolano e tutelano il territorio, e anche oggi la città continua su questo percorso».

I cartelli delle contestazioni a Maroni

I cartelli delle contestazioni a Maroni

«Quello di Seveso è stato un modello – ha affermato Maroni nel corso della cerimonia -. Un punto di partenza per industrie e fabbriche sicure». Maroni, però, è uno dei sostenitori più agguerriti dell’autostrada Pedemontana, che dovrebbe passare proprio sui comuni che nel 1976 furono colpiti dalla diossina, con il rischio (l’esito dei carotaggi appena eseguiti dirà quanto concreto, ndr) di riaprire una vecchia ferita sul territorio.

Un’apparente contraddizione che il gruppo No Pedemontana non ha mancato di sottolineare, contestando il presidente di Regione Lombardia, e in seguito anche l’assessore all’ambiente Claudia Terzi, con fischi, urla e cartelli provocatori. Per contro fu proprio Regione Lombardia a volere fortemente la creazione del Bosco delle Querce, così come oggi è sempre il Pirellone a spingere per un nuovo progetto di ricampionamento dei terreni per quantificare la presenza di diossina.

La mattinata di domenica è stata anche l’occasione per premiare, con un riconoscimento ufficiale e simbolico (una lampada di legno, “contaminata” dall’uso dell’esotico bambù, realizzata da un artigiano sevesino, Luca Brambilla), sei persone che all’epoca si contraddistinsero nella gestione del disastro diossina per attenzione, responsabilità e un impegno civile, politico e sociale che ha superato di gran lunga il semplice dovere professionale. Seveso ha dunque voluto ringraziare pubblicamente Giuseppe Guzzetti, il presidente di Fondazione Cariplo che allora, alla guida di Regione Lombardia, negoziò l’accordo con Givaudan, ottenendo dal Gruppo Roche 40 miliardi e 500 milioni di lire, somma con cui si andò anche a creare quella che oggi è la Fondazione Lombardia per l’Ambiente; Giovanni Bottari, presidente onorario della Fla e allora presidente dell’Ospedale Maggiore; Paolo Lassini, che fu autore del progetto di riforestazione del Bosco delle Querce in quanto membro del corpo forestale di Milano; Paolo Mocarelli, autore delle analisi mediche come direttore del Servizio universitario di medicina di laboratorio all’ospedale di Desio; Amedeo Argiuolo, dipendente Icmesa e parte del consiglio di fabbrica; Ambrogio Bertoglio, volontario e animatore del movimento cattolico, che, impossibilitato a partecipare alla cerimonia, ha inviato in sua vece Federico Robbe, autore di “Seveso 1976. Oltre la diossina”.

Ricordano i momenti difficili del luglio 1976, e la difficile ripresa dei mesi e degli anni successivi, anche Gabriele Galbiati, di Natur& Onlus, Marzio Marzorati, presidente di Innova21, e il sindaco di Meda Giovanni Giuseppe Caimi, che partecipò attivamente a quei giorni in quanto infermiere ancora tirocinante, contestando il ruolo delle istituzioni ma rispettando, anche nelle diversità di opinioni, alcune figure singole. Il ricordo è quello, nonostante tutto, di una grande coesione sociale: «Mi fece avvicinare all’ambientalismo – afferma Galbiati, che all’epoca aveva 21 anni -. Il Bosco delle Querce è un posto magico, ma ancora oggi non possiamo dire che siamo tutti d’accordo: rimangono delle diversità radicali, come quelle sull’approccio al tema dell’aborto, che venne poi legalizzato nel 78». «Il bello di questo anniversario è che è stato organizzato in modo condiviso e partecipato – sottolinea Marzorati -. Questo parco è diventato un luogo di cura ambientale: Seveso ha permesso di re-incontrarsi oltre le differenze, curando il rispetto tra noi e anche promuovendo la coscienza sociale dei consumatori, come quella di chi scelse di boicottare i prodotti Roche». «A Seveso la comunità e gli ambientalisti hanno fatto un lavoro eccezionale – conferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -, tra rivendicazione e voglia di ripresa. Allarghiamo i confini di questo Bosco – chiede -, facciamo in modo che la bellezza continui».

Il logo e le panchine dono di Confartigianato

Il logo e le panchine dono di Confartigianato

«Dopo l’incidente il territorio non si è trasformato nel deserto che molti credevano anche grazie al tessuto economico – rivendica Giovanni Barzaghi, presidente di Confartigianato, che ha donato alla città tre panche poste all’ingresso del centro visite del Bosco delle Querce -. L’imprenditore è, per definizione, colui che guarda avanti».