Violenza sulle donne, audizioni protette: a Monza c’è la stanza speciale

Un luogo protetto dove mettere a proprio agio le donne vittime di violenza. E’ “Una stanza tutta per se'”, l’aula per le audizioni inaugurata presso la Caserma dei Carabinieri di Monza.
Il nome del progetto prende spunto dal titolo di un saggio della celebre scrittrice inglese Virginia Woolf sul diritto delle donne alla formazione culturale. Ma “Una stanza tutta per sé”, in questo caso, è qualcosa di molto diverso. Si tratta, infatti, di uno spazio riservato e accogliente per le donne vittime di violenza. Un locale protetto, all’interno della Caserma dell’Arma dei Carabinieri di Monza in via Volturno, dove queste persone fragili possano sentirsi a proprio agio. E, allo stesso tempo, i militari, a cui si sono rivolte, possano raccogliere, in maniera adeguata, testimonianze utili dal punto di vista giudiziario. E’ questo il senso dell’iniziativa messa in campo da Soroptimist International, organizzazione da quasi cento anni al fianco delle fasce deboli, e dai Carabinieri del capoluogo brianzolo. La stanza, piccola ma dotata anche di un impianto di videoregistrazione, è stata inaugurata nel pomeriggio del 28 settembre con la benedizione dell’Arciprete di Monza, Don Silvano Provasi. Monza è la 37esima città in Italia, ma la prima in Lombardia, in cui questo progetto nazionale è approdato. Un primato, una volta tanto, di cui andare decisamente fieri.
Alla cerimonia d’inaugurazione erano presenti i vertici locali dei Carabinieri, le presidenti monzese e nazionale di Soroptimist International e una serie di autorità civili, militari, giudiziarie e religiose. Tutte unite per sottolineare l’importanza di un evento dal significato pratico, ma anche simbolico. Il femminicidio, infatti, purtroppo è spesso agli onori della cronaca. Ben 128 gli omicidi di donne in Italia nel 2015. Ma non finisce qui. Le statistiche dicono che l’anno scorso ci sono stati anche 6.945 atti persecutori a danno delle donne, 3.086 casi di violenza sessuale e 6.154 casi di percosse. Con il corollario che poco più del 10 per cento di queste donne, per paura o vergogna, non ha avuto la forza di denunciare il proprio aguzzino. Che, quasi sempre, è il compagno o un familiare stretto. Ecco perché il risultato ottenuto grazie alla collaborazione tra i Carabinieri di Monza, guidati dal Colonnello Rodolfo Santovito e dal Maggiore Enrico Vecchio, e Soroptimist International, è un buon punto di inizio. “La nostra Arma sin dal suo atto istitutivo ha il compito di difendere i più deboli – spiega Canio Giuseppe La Gala, Comandante provinciale dei Carabinieri di Milano – siamo molto sensibili al tema delle violenze sulle donne. Per questo – continua – negli ultimi anni sono stati creati reparti per reati persecutori e abbiamo aumentato la nostra formazione e informazione. Dopo Monza, a breve il progetto ‘Una stanza tutta per sé’ sbarcherà anche a Milano”. La presidente del club monzese di Soroptimist International, Silvana Zanetta, ormai alla scadenza del suo mandato, ha raccontato, da chirurgo, il suo rapporto con gli abusi sul gentil sesso.
La strada di “Una stanza tutta per sé” a Monza è iniziata ufficialmente oggi. Ma gli auspici vanno tutti verso un suo uso sempre meno necessario nel tempo. “Da un lato mi auguro che ci siano più donne che denuncino – afferma il Prefetto di Monza, Giovanna Vilasi – dall’altro che di iniziative come questa ci sia sempre meno bisogno”. Sarebbe un segno di una riduzione del fenomeno della violenza sulle donne. Così, magari, si potrebbe pensare di usare un ambiente come quello della Caserma dei Carabinieri di Monza anche per altri soggetti deboli. “Ci sono tanti tipi di criticità – spiega Cherubina Bertola, vicesindaco di Monza ed Assessore alle Politiche sociali – penso soprattutto ai bimbi vittime di abusi e agli anziani che subiscono truffe. Anche loro avrebbero bisogno di luoghi in cui sentirsi più a loro agio”. Anche perché, prima che qualsiasi soggetto debole decida di denunciare un torto, c’è un travaglio interiore, difficile da superare. “Avere un ambiente protetto significa gestire bene da subito la testimonianza di chi ha subito violenza – spiega Alessandro Pepè, Sostituto procuratore della Repubblica a Monza– questo è fondamentale per il prosieguo delle indagini e per fermare il prima possibile i responsabili dei reati”. Se per le donne con “Una stanza tutta per sé” è stato fatto un passo avanti, le idee di Soroptimist International guardano già oltre. “Abbiamo presentato in Senato un progetto per avere nelle carceri un luogo adeguato in cui i detenuti e i loro figli possano avere un colloquio – annuncia Leila Picco, presidente nazionale dell’Associazione – già 43 nostri club hanno aderito e quindi speriamo che l’iniziativa si possa realizzare presto”.