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Via Asiago scrive al Sindaco: “Questo è solo business e noi non siamo razzisti”

Una lettera per ribadire la richiesta rispetto al numero di presenze, e dare la loro posizione rispetto alla gestione accoglienza.

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Una lettera aperta, al Sindaco di Monza e al Vicesindaco, è stata pubblicata on line dai residenti di via Asiago, a firma di Tatiana Russi, per chiedere conto del numero di immigrati presenti nel loro stabile e per ribadire a chiare lettere la loro posizione: “non siamo razzisti”.

La lettera di Tatiana, che in via Asiago abita con il neo marito, si apre così “caro Sindaco e Vicesindaco, stando a ciò che dice Alfano sono i sindaci a decidere come distribuire i profughi nelle varie città e non i Prefetti. Sono i Sindaci a decidere come distribuire i soldi. I profughi (dice Alfano) vengono distribuiti nelle varie regioni in base alla percentuale di abitanti”. Poi la lettera prosegue ricordando quanto già fatto presente dalle istituzioni più volte, ovvero che “si è riusciti a fare un’equa distribuzione a livello regionale, ma non ancora a livello Comunale, perché molti Sindaci si sono rifiutati per paura di perdere consensi”.

Poi Russi, a nome di tutti i residenti di via Asiago rendono soldi per gestirli ma non li gestiscono – prosegue – possibile mai che nessuno venga a verificare se in casa funziona tutto? Possibile che dobbiamo esprimerci a gesti perché non ci si capisce? Non è tollerabile che non vengano seguiti sia rispetto agli alloggi che rispetto alla formazione. Ci vorrebbe personale qualificato che ogni giorno venisse a fare loro lezione di lingua fino quando non la hanno imparata, così per spiegare loro le regole di convivenza civica. Certo che se la gestione la lasciano a due pizzaioli, non si va da nessuna parte”.

In chiusura infine, tornando alla loro lettera pubblicata in rete, i residenti aspettano e chiedono alle istituzioni monzesi di andare a fare loro visita “Sindaco come mai non si è mai presentato in via Asiago? Volete ancora fregarvene di noi? Vi date la colpa a vicenda, voi con il Prefetto, e nessuno fa niente. Questo è solo business non è integrazione”.

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