Elezioni: “La politica a Monza è anestetizzata: spazio per un terzo polo?”

Ecco la riflessione di Beppe Natale, imprenditore di Monza, sulle future elezioni politiche con una soluzione inaspettata, che leggerete qui.
Caro Direttore,
Credo sia evidente a chiunque stia cercando, nonostante la sua inconsistenza, di seguirla: la campagna elettorale 2017 è come assopita, anestetizzata.
Ricordo con entusiasmo il periodo pre campagna elettorale 2012, eravamo riusciti a riportare i giovani – e non solo i giovani – a interessarsi alla politica creando due liste civiche: CAMBIAMONZA e PRIMAVERA MONZA. Oggi molti di quei giovani, molte di quelle persone, hanno perso entusiasmo e voglia di partecipare: hanno infatti l’impressione che la politica non si possa cambiare, ma che sia più facile che sia la Politica stessa a cambiare (in peggio) loro.
Il motivo di questa disaffezione ha cause diverse: nel nostro caso, per esempio, lo abbiamo visto quando la nostra lista civica, CAMBIAMONZA non più stata rappresentata in Consiglio Comunale dopo che l’unico rappresentante eletto, Paolo Piffer, ha rotto con il movimento nel marzo 2015 (leggi qui). Avrebbe dovuto, per me, fare un passo indietro Pieffer, invece è rimasto in Consiglio nel gruppo misto.
Sappiamo benissimo che la politica non è più il luogo in cui, sin dai tempi degli antichi greci che l’hanno perfezionata e modernizzata, si esprimevano posizioni e ideali e si creava, attraverso l’aggregazione e il confronto, la base della società civile. Ora invece si assiste a due fenomeni entrambi gravi e disperanti: da una parte, la perdita di senso di un potere politico che è stato in larga parte sostituito da quello finanziario. Dall’altra, l’imposizione di una pseudo globalizzazione sguaiata che, anziché mettere a contatto realtà diverse in modo che si arricchissero le une con le altre, è diventata un triste strumento di omologazione, di negazione delle identità e di speculazione economica.
Tornando a noi, questo “pastone” indefinito che oggi vede i principali partiti storici – al di là di beghe e litigi di superficie – allineati e coesi nella difesa di uno stato delle cose sempre più squallido e insensato, inevitabilmente si riflette anche sulle realtà locali.
Oggi lo stesso fondatore della lista PrimaVeraMonza, Matteo Raimondi, amico che rispetto e stimo, dichiara che entrerà nel Pd. Un altro Partito, un vecchi partito, un luogo in cui io vedo solo una grande palude – e la stessa cosa potrei dire di altri, vecchi partiti.
I partiti, tuttavia, da soli non hanno mai cambiato il Mondo in meglio. Il mondo lo cambiano gli uomini che fanno la differenza: i partiti sono contenitori, perché per influire nel sociale è ovvio che si debba passare dall’aggregazione. Ma se il lavoro dei partiti diventa solo quello di mantenere n vita sé stessi e il sistema che hanno creato (o, come accade attualmente, che in parte subiscono), allora non solo non hanno più utilità, ma diventano dannosi, perché puntano solo a mantenere ogni cosa nell’immobilità.
Come possiamo facilmente vedere, la politica in Italia non fa più la differenza da troppo tempo, visto che siamo tra i contribuenti più tassati del Globo e di contro abbiamo servizi in chiaro decadimento – pensando a certe situazioni monzesi, mi verrebbe da citare le strade, che sono tra le più malandate d’Europa.
Ecco, io penso che Monza, come altre città italiane, sia lo specchio degli ultimi 20 anni di deriva politica del nostro Paese. In Italia si sono alternate sinistra e destra in egual misura, spartendosi uno straccio di potere – che il potere, quello vero, è ormai esercitato altrove: e i nostri politici da tempo lo subiscono aspirando solo a mantenere poltrone e privilegi.
Sembra un paradosso, ma la diminuzione della sfera d’influenza “reale” e sociale della politica ha portato a una situazione di immobilismo in cui le strutture dei partiti controllano e anestetizzano tutto il possibile dibattito sociale.
Oggi è come se su piazza Trento avessero messo un’enorme scacchiera, ed ogni posizione di questa scacchiera è occupata da un personaggio politico. Ma mentre a sinistra Re Scanagatti sembra dormire sereno protetto dalla regina Abbà e dai saggi Alfieri Montalbano e Confalonieri, dall’altra il futuro candidato Re Allevi pur appoggiato dalla regina Sassoli e dai validi Alfieri Longo e Ghezzi non sembra possa vantare la stessa tranquillità. Ed è sempre per lo stesso motivo: perché è la Politica che muove le pedine e non sono le pedine (leggi: ideali e progetti sociali) a far muovere la Politica.
Perché stupirsi, in fondo? Se è vero che il Governo nazionale si è plasmato in funzione del potere, e in esso il più grande partito di sinistra, il Pd, si è dapprima unito ad una costola di Forza Italia, NCD, e ultimamente ad un’altra costola Verdiniana? Sarà dunque normale anche a Monza assistere allo stesso scenario, o a qualcosa di simile, nel caso si arrivasse al ballottaggio. A svantaggio di chi secondo voi?
Il grande sogno di chi vede la politica in senso “nobile” è che si palesi un terzo polo, un “cono di luce” nel buio che faccia risvegliare dal torpore tutti i partecipanti, come è accaduto con Trump e la Brexit.
Basterebbe riunire le tante menti che hanno popolato le associazioni che in questi anni hanno contribuito con passione ad alimentare quelle che ad oggi sembrerebbero in apparenza liste anestetizzate. Un meraviglioso puzzle in cui la stella incontra la stalla, il nano sta col gigante, la consigliera elegante con il consigliere ruspante.
E per iniziare un nuovo cammino, va detto, serve sempre un passo indietro. Un passo che porti fuori dalla palude, alla ricerca di una via d’uscita e di una nuova strada.
Serve quel passo indietro per farne cento in avanti in seguito. Ma anche in questo caso, pochi sanno farne, perché manca anche nei migliori una vera consapevolezza di una prospettiva futura.