Maltrattamento e animalicidio: la legge c’è (ma non basta)

Sempre più spesso i fatti di cronaca portano alla ribalta casi di maltrattamento animale compiuto da adolescenti o poco più che maggiorenni in maniera atroce e aberrante.
Sempre più spesso i fatti di cronaca portano alla ribalta casi di maltrattamento animale e ANIMALICIDIO compiuto da adolescenti o poco più che maggiorenni in maniera a dir poco atroce e aberrante. Ragazzi che per gioco e becero divertimento, notorietà tramite i social o puro sadismo commettono veri e propri atti criminali nei confronti degli animali, vittime innocenti della cattiveria umana.
Il maltrattamento animale è come detto un reato punibile dalla legge art. 544 -ter del codice penale: chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Stessa pena per chi somministra agli animali sostanze stupefacenti e che sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
Art. 544-bis. (Uccisione di animali)
Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. Cerchiamo di scoprire il perché di questa aggressività sempre più crescente nei confronti dei più deboli e indifesi e come sfocia in maltrattamento. Il primo stadio potrebbe essere addirittura inconsapevole. Se non si conoscono esattamente i bisogni primari del proprio animale si potrebbe incorrere in mancanze anche gravi.
Il consiglio è quello di informarsi sempre e il più possibile. Non tutti i cani ad esempio hanno le stesse necessità. Razza, dimensioni, carattere sono alcune delle caratteristiche da prendere in considerazione ed elementi che li differenziano l’uno dall’altro. Essere preparati e informati ci permette di accogliere un animale nel migliore dei modi. È un elemento in più che entra a far parte della famiglia e come tale dovrebbe essere trattato.
Nel secondo stadio potremmo inserire invece quelle persone che fanno del male di proposito e quelli che ne traggono beneficio psicologico od economico. Basti pensare ad esempio ai combattimenti o corse clandestine, spettacoli circensi che utilizzano gli animali per nostro divertimento ma che celano un vero e proprio maltrattamento fisico e psicologico.
Nell’ultima categoria si trovano le persone che ripetutamente maltrattano o uccidono gli animali traendo godimento e piacere nel farlo. Oggi più che mai non si può più accettare ignoranza o malcostume come attenuante. Si richiede a gran voce per il reato di ANIMALICIDIO un inasprimento delle pene valutando che per la maggior parte dei casi sussiste l’aggravante della pericolosità sociale e che le stesse siano certe.
Tra i casi di maltrattamento a oggi più noto e discusso è la triste vicenda di Angelo, storia diventata virale tanto che vi è stato pochi giorni fa un servizio delle IENE. Con la speranza che giustizia sia fatta e che lo stato prenda atto che ci vogliono provvedimenti immediati per la sicurezza anche dell’intera comunità , ci auspichiamo che questo caso diventi un esempio affinché di ANGELO ce ne siano sempre meno.
Attendiamo il corso della giustizia chiedendoci da dove arriva tutto il male e la cattiveria che affligge la società dei giorni nostri. Forse un giorno riusciremo a fermarci per riflettere e capire che per andare avanti dobbiamo tornare indietro ritrovando così noi stessi
Barbara Ziza