“Non esistono attenuanti culturali o religiose che giustifichino la violenza sulla donna”

Il comitato “Se non ora quando?” ha organizzato a Cesano Maderno una conferenza, tenuta dall’avvocato Sara Spadafora, per chiarire le tutele che offre la legge in caso di violenza domestica.
«Uno dei meriti principali dell’istituzione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stato sicuramente quello di rendere evidente la violenza che era sempre stata nascosta, come un tabù: soprattutto quella domestica». A dirlo, in apertura alla conferenza organizzata a Palazzo Borromeo dal comitato “Se non ora quando?” di Cesano Maderno, è l’avvocato Sara Spadafora. Domenica 27 novembre Spadafora ha parlato per poco più di mezz’ora di maltrattamenti e abusi contro familiari e conviventi, illustrando gli aspetti giuridici del problema, elencati all’interno dell’articolo 572 del codice penale, in modo da renderli comprensibili anche a un pubblico di non addetti ai lavori.
«La violenza di genere, espressione dell’affermazione di potere e controllo di una persona sull’altra, riguarda tutta la società: come nel caso più recente dell’omicidio di Seveso, è una cosa che ci tocca tutti. Sono le discriminazioni subite dalle donne nel corso dei secoli che hanno contribuito a rendere la violenza accettabile – afferma Spadafora -. E non dobbiamo credere che per violenza si intenda solo quella fisica o sessuale: può essere anche psicologica ed economica». Spadafora ha poi sottolineato come la violenza domestica sia particolarmente odiosa, perché va a colpire la vittima all’interno di una relazione affettiva, non solo di coppia, nella (finta) protezione della propria casa. «Si parla di reato di violenza domestica quando vengono reiterati nel tempo una serie di comportamenti che creano un clima avvilente e di sofferenza per la vittima – prosegue Spadafora -. In tutti i casi appare evidente che si segue sempre lo stesso ciclo, la spirale della violenza: si passa dalle intimidazioni, che troppo spesso vengono confuse con manifestazioni di gelosia, all’isolamento della vittima, fino alla violenza psicologica, spesso unita alla segregazione, e alla violenza fisica e sessuale. A ogni esplosione di violenza seguono false riappacificazioni: non è facile uscirne, ma voglio ricordare che il codice penale offre tutela e assistenza, e non esistono attenuanti culturali o religiose che giustifichino certi comportamenti. I processi riguardanti maltrattamenti e stalking, inoltre, vengono considerati prioritari rispetto ad altri, oggi i tempi medi di definizione per un processo di primo grado sono di 6 mesi». Senza contare le misure di tutela che proteggono la donna che denuncia: fondamentale, in questo senso, è il ruolo dei centri antiviolenza che, presenti in tutta Italia, offrono servizi preziosi, dalla consulenza legale alle case rifugio. «In troppe – conclude – hanno ancora paura di denunciare, o, ancora, giustificano il compagno, difendendo una relazione malata».
In apertura, Sara Spadafora e Linda Serafini, vicepresidente del comitato di Cesano Maderno “Se non ora quando?”