Politica

Referendum: il presidente di Anpi MB Loris Maconi voterà No. Ecco perchè

Sei domande per capire perchè voterà No il 4 dicembre. Ecco l’intervista.

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MBNews intervista in questi giorni precedenti al giorno del voto personalità note. Un viaggio tra chi è a favore e chi è contro.

Con il referendum costituzionale del 4 dicembre gli italiani sono chiamati a respingere o approvare la riforma Boschi-Renzi. I contenuti sono da mesi al centro del confronto e del dibattito sia dei partiti che degli esperti. Anche la Brianza si sta muovendo in tal senso, già da tempo si sono formati gli schieramenti del sì e del no, sono stati proposti dibattiti e convegni e tantissimi appuntamenti sono in programma proprio in questi giorni.

In sintesi: Il Ddl, definitivamente approvato lo scorso aprile, prevede la fine del bicameralismo perfetto tramite una profonda riforma delle funzioni del Senato, la riduzione dell’autonomia delle regioni e una serie di interventi minori, come l’abolizione del CNEL.

A loro abbiamo posto sei domande. A partire da oggi e a seguire nelle prossime settimane pubblicheremo le loro risposte.

Loris Maconi (presidente Anpi provincia di Monza e Brianza) voterò “No” al referendum, ecco perché.

1) Il Parlamento e la fine del bicameralismo paritario. Un bene o un male?
Il bicameralismo paritario non viene del tutto superato. Viene sostituito da un bicameralismo pasticciato e confuso. La confusione si manifesta sia nella composizione, che nelle funzioni che il nuovo Senato sarà chiamato a svolgere. Si dice Senato delle autonomie, in realtà i senatori non rappresenteranno le Regioni, come per esempio avviene in Germania, rappresenteranno invece i diversi partiti presenti nei consigli regionali. I cittadini perderanno il diritto di eleggere i propri rappresentanti. Il presidente della Repubblica potrà nominare 5 rappresentanti, avremo così un partito del presidente che vale il 5% dell’assemblea. Quindi il senato sarà in realtà una camera Politica senza che i suoi membri siano eletti dai cittadini.
Si dice che verrà semplificato il processo legislativo. In realtà la divisione dei compiti tra Camera e Senato è molto complicata.
Infatti ci saranno leggi che dovranno essere approvate da entrambe le camere; altre leggi saranno approvate dalla Camera, ma il Senato avrà diritto di chiedere delle modifiche; altre leggi saranno proposte dal Senato e la Camera dovrà esprimere il proprio voto su di esse. Quindi il modo in cui si formeranno le leggi non sarà affatto più semplice di quello attualmente in vigore.

2) Cambieranno i poteri del Governo. La riforma porterà a una maggiore governabilità?
La governabilità di un paese non esiste in astratto, essa dipende essenzialmente dalla capacità dei partiti di ascoltare e di dare risposte ai problemi dei cittadini. Direi che oggi avremmo bisogno di maggiore capacità di rappresentanza che non di governabilità. A parte questo, la riforma della costituzione in sè non assicura una maggiore governabilità. La governabilità sarebbe assicurata dalla legge elettorale della quale parlerò dopo.

3) Quale impatto ha la riforma sul rapporto Stato-Regioni?
I sostenitori del Sì alla riforma costituzionale affermano che questa renderà più chiari i rapporti tra lo Stato e le Regioni, attraverso l’abolizione della legislazione concorrente. Questa riforma in realtà concentra il potere a livello centrale e le Regioni perdono gran parte della loro autonomia. Si pensa che uno Stato centralistico sia maggiormente in grado di governare il cambiamento del Paese. Un Paese complesso come l’Italia ha bisogno, invece, di un rapporto solidale e non conflittuale tra lo Stato e le Regioni. Materie come quelle legate al governo del territorio, all’organizzazione della salute, per esempio, non possono essere governate in maniera efficace e condivisa senza il contributo e la partecipazione delle realtà locali. Ulteriore stranezza. Le Regioni ordinarie vengono pesantemente colpite, quelle a statuto speciale, invece, non vengono minimamente toccate. Eppure non pare proprio che alcune di esse siamo più virtuose di quelle ordinarie. I poteri delle Regioni a statuto speciale non sono stati toccati, perché i volti dei loro parlamentari erano necessari per l’approvazione della riforma.

4) La riforma porterà vantaggi economici?
Questo argomento viene usato come uno specchietto per le allodole. Il risparmio effettivo dovuto a questa riforma è infatti pari a soli 40 milioni di euro. Per diminuire il costo della politica non era assolutamente necessario cambiare la costituzione. Si potevano assumere semplici provvedimenti di tipo amministrativo. In realtà si usa questo argomento pensando di ottenere un facile consenso. In questo modo si contribuisce ad alimentare il discredito dei cittadini nei confronti delle istituzioni e dei loro rappresentanti. Si potrebbero ottenere invece risultati molto migliori conducendo una vera battaglia per la trasparenza e contro ogni forma di corruzione.

5) Nell’accoppiata Italicum e riforma costituzionale si ha uno spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo?
Molti sostengono che non esiste un rapporto diretto tra la legge elettorale e la riforma. In realtà le due cose sono strettamente collegate. La governabilità è infatti assicurata da una legge elettorale fortemente maggioritaria. Il partito che risulterà vincitore alle elezione riceverà un premio di maggioranza spropositato, che non corrisponderà al reale consenso popolare. Si coltiva l’illusione di poter ottenere la governabilità attraverso i meccanismi elettorali. Non ci si pone il problema di come superare il distacco tra partiti e cittadini, realizzando politiche chiare e credibili. Si cerca invece di ottenere il potere ricorrendo a semplificazioni e scorciatoie pericolose. In base a questa legge un partito che rappresenta una minoranza di elettori potrebbe ottenere la maggioranza assoluta in parlamento.

6) Grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia?
La riforma prevede alcuni cambiamenti per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini alla formazione del processo legislativo. Questa parte della riforma presenta anche aspetti positivi. Le leggi di iniziativa popolare e lo svolgimento dei referendum potrebbero essere più semplici ed efficaci. A fronte dell’aumento del numero di firme necessarie per dare corso ai due istituti di partecipazione, si offrono maggiori garanzie per il loro svolgimento. Alcune delle nuove regole previste potranno entrare in vigore solo a seguito di nuove leggi. Qui sta il lato debole di questa parte della riforma: sono fissati i principi ma loro applicazione è rimandata ad un futuro indeterminato.

 

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