Teatro Belloni e la Butterfly del 1904: l’operazione culturale che piace al pubblico

23 novembre 2016 | 08:20
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Teatro Belloni e la Butterfly del 1904: l’operazione culturale che piace al pubblico

Il pubblico ha premiato la coraggiosa scelta di riportare in scena dopo 112 anni la primissima versione dell’opera di Puccini. Un’operazione d’élite che il pubblico ha apprezzato.

«Peccato che sia già finita». Dopo il fermento delle ultime prove e dei quattro giorni di rappresentazione della versione originale della Madama Butterfly (il 12, 13, 15 e 16 novembre), Andrea Scarduelli, direttore artistico del Teatro Antonio Belloni di Barlassina, si lascia sfuggire un sospiro. Un po’ di soddisfazione, un po’ di tristezza: l’opera è stata un successo e ha riempito il teatro per quattro sere, ma anche le cose belle finiscono.

In 400 hanno potuto apprezzarla, ma in molti non sono riusciti a procurarsi un biglietto (il Teatro Belloni ha solo 100 posti, ndr). Tanto che si sta già pensando di riproporla: «Potrebbe diventare un trademark del nostro Teatro», spiega Scarduelli. Un po’ come l’Hommage à Maria Callas che ha lanciato la stagione lirica nel 2015, e che da allora viene periodicamente riproposto, in una versione di volta in volta rinnovata, perfezionata, adattata.

E anche la Butterfly potrebbe essere ulteriormente migliorata: se non nelle interpretazioni, almeno in certi particolari di contorno, come la rappresentazione semiscenica. «Abbiamo avuto una serie di contrattempi – spiega Scarduelli -. Il pianista Vincenzo Balzani ha avuto un malore tre giorni prima del debutto: l’ha sostituito Stefano Giannini, che ci ha salvato, è stato bravissimo. Lucrezia Drei (Cio Cio San, ndr), poi, è stata chiamata da pochissimo al Teatro dell’Opera di Roma: per questo non è riuscita a imparare a memoria tutta la parte, e a volte aveva lo spartito con sé. E una sera, a causa degli impegni con Roma, è stata sostituita da Alice Quintavalla».

Ma sono dettagli che, in futuro, potranno probabilmente essere perfezionati. Dopo 112 anni, comunque, la Butterfly di Puccini si è presa la sua rivincita: con un’attenzione scrupolosissima al testo originale, ma anche con qualche libertà di regia, come quella di far vestire Cio Cio San all’occidentale per il secondo atto. Una scelta interpretativa insolita, ma legittima, che non ha fatto che sottolineare ulteriormente lo strazio della protagonista abbandonata. E che non ha reso meno commovente la celeberrima aria del secondo atto, Un bel dì vedremo, magistralmente interpretata dal soprano Drei.

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È evidente che ora il Teatro Belloni è pronto per volare ancora più in alto. «È stata un’operazione di grande teatro – continua Scarduelli -: d’altra parte noi siamo un piccolo teatro che offre grandi contenuti». Forse è proprio questo il segreto del “teatro d’opera più piccolo del mondo”: in un’epoca di all you can eat e formule da outlet, puntare tutto su una qualità esclusiva. Che si paga, certo: i biglietti per gli spettacoli del Belloni non hanno costi esagerati, ma non sono neppure economici.

Eppure, a 100 spettatori per volta, il pubblico continua a tornare e a cambiare, anche grazie a scelte artistiche che attirano appassionati da tutta la Lombardia, e non solo. Tanto che giovedì 17 novembre, 24 ore dopo l’ultima rappresentazione della Madama Butterfly, il foyer del Teatro è di nuovo pieno per una speciale serata di gala, il concerto della giovanissima promessa del pianoforte Xing Chang. La vera arte non si ferma mai.