Angelo Scotti, 80 anni d’amore per il Calcio Monza

4 gennaio 2017 | 12:00
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Angelo Scotti, 80 anni d’amore per il Calcio Monza

Angelo Scotti non è un tifoso di calcio qualunque. Lui è considerato unanimemente il tifoso numero 1 del Monza. E non solo perché è dal 1950 che segue la squadra biancorossa allo stadio.

Angelo Scotti non è un tifoso di calcio qualunque. Lui è considerato unanimemente il tifoso numero 1 del Monza. E non solo perché è dal 1950 che segue la squadra biancorossa allo stadio.

Sono 66 anni trascorsi tra “Sada” e Brianteo, una vita insomma. Per il suo 80° compleanno, festeggiato lo scorso 29 dicembre, l’abbiamo intervistato, non prima di avergli chiesto di rispondere non in dialetto “sangerardino”, sua lingua madre, ma in italiano, alfine di accelerare la nostra comprensione e pure il comune viaggio nel tempo delle vicende della squadra di pallone della città e dei suoi inguaribili innamorati.

calcio-monza-scotti-mbScotti ne avrebbe da raccontare non per ore, ma per giorni, soprattutto di quando i suoi momenti di vita rimanevano impressi nella mente, in quell’Italia che risorgeva dalle ceneri della Seconda guerra mondiale grazie anche, ma soprattutto, al lavoro di milioni di operai come lui, l’Angelo di via Savonarola 11, che quotidianamente inforcava la bicicletta per andare a sudarsi il pane alla Falck di Sesto San Giovanni. È proprio la famosa acciaieria ad avvicinarlo al mondo del calcio tramite il papà, massaggiatore della squadra aziendale, che disputava con ottimi risultati il campionato di Serie C, dunque rivaleggiava col Monza.

La sua prima partita vista è stata del Monza o della Falck?
“Di nessuna delle due. È stata nel 1949 Pro Sesto-Napoli del campionato di Serie B”.

Quando è scoccata la scintilla per il Monza?
“L’anno dopo… Io ero uno dei tanti ragazzini che in Italia simpatizzava per il Grande Torino. Dopo la tragedia di Superga ho perso il granata come punto di riferimento e mi sono fatto convincere dai miei amici delle case popolari di via Antonietti ad andare al ‘San Gregorio’, come veniva chiamato una volta il ‘Gino Alfonso Sada’, per vedere il Monza. Prima una, poi l’altra e alla fine già in quella stagione ne ho trascorse tante di domeniche allo stadio… Un po’ perché il Monza del presidente Giuseppe Borghi vinceva, e infatti fu promosso per la prima volta in Serie B, con Annibale Frossi come allenatore e Valentino Giambelli (poi diventato presidente, ndr) come giocatore, e un po’ perché il cassiere della società, il cavalier Giuseppe Verderio, ci faceva entrare gratis a vedere le partite. A un certo punto sono anche scappato di casa pur di non perdere la partita del ‘Munscia’…”.

Gli anni ’50 e ’60 hanno visto il Monza quasi sempre in Serie B, grazie soprattutto ai Sada, proprietari della Simmenthal, generosi ma anche oculati negli investimenti per la squadra della città. Il Monza ormai è una “grande” della cadetteria e i suoi tifosi sognano il grande salto. Nel 1965 viene fondato il Monza Club: cosa ricorda di quel periodo?
“Ho dato anch’io una mano alla fondazione dell’associazione. Ho fatto fare a un imbianchino e pittore, lo stesso che ha anche pitturato i numeri dei posti della tribuna del ‘Sada’, la grande scritta Monza Club che ha sempre campeggiato in Gradinata Sud. Quando sono nate le varie sezioni del club io mi sono iscritto a quello di Via Bergamo Bar Giovanni. C’era un grande attivismo allora: ricordo che a un certo punto le sezioni erano 27 ma devono essere state anche di più. Adesso ce n’è solo 1 ed è già bello così, dato che per qualche anno il Monza Club non è esistito. Bisogna ringraziare Giannello Fedeli, Maurizio Silva, Alessandro Ripamonti, Roberto Villa e gli altri che l’hanno rifondato e lo mantengono in vita”.

La passione non si fermava nei club: si esprimeva in tutti i modi possibili, soprattutto nell’organizzazione di trasferte e in particolare negli anni ’70, gli anni del “grande sogno” svanito: per 4 campionati di fila il Monza perse la Serie A sul filo di lana… Per lei sono ricordi brutti o, alla luce di quello che è venuto dopo, rivaluta quel periodo con un pizzico di malinconia?
“Faccio fatica a ripensare a quei momenti. Preferisco ricordare le emozioni belle, il senso di comunità che si respirava in città. Io per vent’anni sono stato uno degli spalatori di neve volontari al ‘Sada’: adesso non so chi si offrirebbe di farlo al Brianteo per permettere la disputa delle partite. A spalare con me ricordo con piacere Alessandro Meregalli, detto ‘Jair’, e Bruno Tibaldi, detto ‘Saint-Vincent’. E le trasferte? Penso di averne fatte 200. La più lontana? A Licata, in Sicilia, nel 1989. L’ultima? A Seregno qualche settimana fa, dove il Monza sembrava il Real Madrid. La più bella però è stata a Bergamo per lo spareggio per la promozione in Serie B vinto sul Como nel 1967: eravamo in 10mila. Al ritorno, dal ponte di Trezzo sull’Adda fino a Monza è stata una chilometrica sfilata biancorossa… E alla sera a festeggiare in piazza Trento e Trieste eravamo in 3-4mila. Mi piacerebbe rivedere una scena simile nel 2020”.

Perché nel 2020?
“Perché al termine di questa stagione saliremo nell’ex Serie C (Divisione Unica di Lega Pro, ndr), ma ci vorranno tre anni per tornare in Serie B”.

Del periodo 1976-1980 non vuole proprio dire nulla?
“I miei periodi preferiti sono quelli con Gigi Radice in panchina. Alfredo Magni è stato sfortunato: non è salito in Serie A per un rigore”.

Il pensiero va indietro al 1979: nella penultima giornata al Monza basterebbe pareggiare in casa contro un Lecce ormai fuori dalla lotta per la promozione per ipotecare la salita nell’olimpo del calcio nazionale. Invece succede che i salentini giocano inspiegabilmente alla morte e passano in vantaggio: i biancorossi hanno l’occasione per pareggiare con Massimo Silva, ma il rigore calciato dall’attaccante viene neutralizzato dal portiere avversario. E così il Pescara aggancia i brianzoli, finendo appaiato dopo l’ultima giornata. Nello spareggio di Bologna gli abruzzesi hanno la meglio e qualche settimana dopo Silva si trasferisce al Pescara scatenando i malevoli… Scotti, ha rimosso quel terribile momento?
“Se non son morto lì non muoio più… Comunque, per me Silva non ha sbagliato apposta”.

A proposito di giocatori, ce la fa a stilare la Top 11 del Monza 1950-2016?
“Luciano Castellini in porta, Francesco Copreni, Giorgio Ramusani, Pietro Adorni e Mario Corti in difesa (tutti laterali, ma fa niente…, ndr), Walter De Vecchi, Daniele Massaro e Umberto Colombo a centrocampo, Claudio Sala ala destra, Giordano Mattavelli ala sinistra e Bruno Dazzi centravanti. Però ci sarebbero anche Melonari, Milani, Mondonico, Patrizio Sala, Sanseverino, Buriani, Tosetto, Monelli, Lorini, Antonelli, Casiraghi, Robbiati, Bivi, Iacopino, D’Errico… Ah, e poi mi vengono in mente (segue elenco infinito, ndr)…”.

L’Angelo di via Savonarola 11 ha vissuto anche in via Aliprandi e ora abita in via Bergamo: al suo fianco c’è la moglie Ivana, mentre la figlia risiede da tempo in Liguria. Il Monza lo tifa da solo in famiglia?
“Sì, però devo comunque ringraziare mia moglie. Se Ivana non fosse stata comprensiva a quest’ora sarei separato…”.

E invece è bigamo: Ivana e il Monza… La dama biancorossa ha 104 anni ed è finita in Serie D. Però ha un presidente, Nicola Colombo, che la vuole riportare almeno là dove suo padre Felice l’aveva lasciata da consigliere delegato al settore giovanile, ossia in Serie B. Che ne pensa di Colombo junior?
“Mi sembra come il padre: se ha la sua passione darà una sferzata a questa città un po’ morta. Il Monza è in questa situazione, cioè in Serie D, a causa di ‘mangioni’ venuti da fuori Brianza che si sono avvicendati negli ultimi anni. Colombo invece è uno che potrà durare a lungo, a patto di essere aiutato da nuovi soci e sponsor”.

I fedelissimi che seguono la squadra al Brianteo sono rimasti solo un migliaio: è impossibile tornare ai numeri degli anni “d’oro”?
“No. Sono convinto che se si risalisse in Serie B i tifosi tornerebbero allo stadio e fonderebbero nuovi club di supporters”.

Ha compiuto 80 anni: si augura ancora di vedere il Monza in Serie A od ormai si accontenterebbe di rivederlo in Serie B?
“Mi accontenterei della B, però siccome tutto sommato sto ancora bene chissà che non riesca a coronare il mio sogno…”.

calcio-monza-tifosi-mbInsomma, Scotti è pronto a far sentire il suo vocione ancora per molto tempo sulla tribuna del Brianteo a ogni fine partita, mentre il pubblico sfolla. Di solito è un commento in dialetto capace di dividere i tifosi: è lui che dà il via ai dibattiti post-gara, come è lui che vivacizza in settimana il piazzale del centro sportivo Monzello affollato di pensionati nelle ore degli allenamenti della prima squadra. Naturalmente c’era anche nel luglio 2015 al Tribunale fallimentare di via Vittorio Emanuele: perché una compagna di vita non si lascia mai, le si sta vicino anche nella cattiva sorte. Biancorosso ieri, biancorosso oggi, biancorosso domani. Sei davvero di Monza se… conosci Angelo Scotti.