Notte bianca al Liceo Zucchi di Monza, è boom di visitatori

Più di 3mila visitatori alle attività dello Zucchi. All’iniziativa, proposta in 367 istituti scolastici in Italia, ha partecipato anche il Dehon. #foto e #video-intervista a Pulvirenti.
I numeri quasi mai dicono tutto su qualcosa. Ma, spesso, danno indicazioni piuttosto precise. E, in alcuni casi, testimoniano il successo di un’iniziativa. Come la “Notte bianca” del Liceo classico e musicale Bartolomeo Zucchi. Che, venerdì 13 gennaio tra le 18 e le 24, ha raccolto ben più di 3mila visitatori. Un numero quasi doppio rispetto a quello ottenuto l’anno scorso, quando la “Notte Bianca” nello storico istituto umanistico monzese era all’esordio. L’evento si è svolto in contemporanea in tutta Italia e, nella stessa giornata e nelle stesse ore, ha coinvolto ben 367 Licei classici. Tra questi, sempre nel capoluogo brianzolo, anche l’Istituto “Leone Dehon”. Scuole che, oltre quello classico, a volte, hanno anche altri indirizzi. Proprio come lo Zucchi di Monza. Che cinque anni fa, alla funzione educativa tradizionale, attiva dal 1871, ha aggiunto anche l’insegnamento musicale. Questo mix ha determinato profondamente le caratteristiche della “Notte bianca” dello storico istituto monzese. Con un’offerta di incontri culturali, momenti di svago ed attività molto variegata. Dai concerti con le note di Beethoven e Debussy ai laboratori, tra gli altri, su Dante e il latino. Numerosi anche i dibattiti e gli incontri. Tra i protagonisti la democrazia, la Grecia e Roma in una originale versione a fumetti, la Divina Commedia, l’Associazione Libera, il teorema di Pitagora e i grandi della moda.
In un luogo che nel corso dei secoli, prima della conformazione attuale, è stato una chiesa di stile romanico, una scuola per giovani poveri e meritevoli e un seminario arcivescovile con Achille Ratti, futuro Papa Pio XI, tra i suoi allievi, spazio anche alla storia. Quella recente, con il ritrovo degli ex studenti dello Zucchi. E quella lunga ben 350 anni dell’istituto umanistico di Piazza Trento e Trieste. Tra antiche pagelle, vocabolari e documenti si è potuto apprezzare quanta strada ha fatto il lascito, datato 1630, del letterato e religioso Bartolomeo Zucchi. Tra i corridoi e le aule del Liceo monzese, che hanno visto camminare anche il cantante Morgan e il politico Giuseppe Civati, non sono mancati momenti di convivialità con degustazioni, rinfreschi ed angolo caffè. E perfino una tombolata, appena fuori tempo massimo rispetto alle festività natalizie, organizzata dal personale tecnico-amministrativo. Tra tanti appuntamenti, promossi da studenti, docenti e famiglie, solo l’inizio e la conclusione erano vincolati. Come in tutti gli altri Licei classici partecipanti, lunga la nostra Penisola, infatti, alle 18 si sono letti i versi 332-364 tratti dall’Antigone di Sofocle. Alle 24, invece, la chiusura è stata contrassegnata dalla lettura de “Il lamento di Danae”, fr. 543 PM, del poeta Simonide.
“La ‘Notte bianca’ è un modo per valorizzare un percorso di studi fatto di classicità e tradizione, ma anche di discipline modernissime – spiega Antonino Pulvirenti, da due anni Dirigente scolastico del Liceo Zucchi, dopo una lunga carriera in giro per l’Italia – pensiamo che si debba costruire sul passato per dire con forza che, in quanto attuali, siamo antichi, ma non vecchi”. Un obiettivo senza dubbio ambizioso. Con modalità e risultati da valutare nel tempo. Il tentativo, però, è di gettare subito basi solide su cui costruire. Anche attraverso iniziative come la “Notte bianca”. Che l’istituto superiore di Monza è pronto a ripetere anche l’anno prossimo. Come spiega il Dirigente Pulvirenti ad MBNews.
La serata del Liceo Zucchi ha visto anche la presenza di due ospiti di rilievo: il filosofo romano Salvatore Veca e Giuseppe Lupo (nella foto in basso), professore associato di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano. Veca, che, dopo un’intensa carriera accademica e la carica di presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, insegna ancora all’Istituto universitario di Studi superiori di Pavia, ha tenuto una conferenza sull’idea di uguaglianza. Lupo, che è anche scrittore e saggista, oltre a collaborare con i quotidiani “Il Sole 24 Ore” e l’ “Avvenire”, ha intrattenuto il pubblico dell’Aula Magna sul tema “Quando gli industriali si affidavano ai poeti”. Simbolo di quell’epoca, lontana 60 anni, è stato Adriano Olivetti, imprenditore piemontese, ingegnere, ma soprattutto visionario. Un uomo capace, in un’Italia ancora coinvolta nel passaggio dal mondo contadino a quello industriale, di introdurre concetti come “fabbrica di vetro” e “comunità”. Concetti, fondati sul benessere psico-fisico dell’operaio e su valori come la luminosità, la trasparenza e la chiarezza, ancora oggi in parte rivoluzionari. “Adriano Olivetti pensava che gli industriali avessero bisogno di circondarsi di poeti – spiega Lupo – perché, mentre i tecnici risolvono problemi, essi hanno la capacità di immaginare, prima degli altri, come andrà il mondo”. Per questo Olivetti nominò direttore dei servizi sociali della sua azienda di macchine da scrivere, con sede ad Ivrea, un intellettuale come Paolo Volponi. Uno scrittore e poeta che aderiva all’umanesimo, ma credeva in un’industrializzazione positiva. Cultura e lavoro, pensiero e produttività. Proprio quello a cui punta la maggior parte degli studenti del Liceo Zucchi.