Unioni civili, Monza a quota otto. Montalbano: “Ne aspettavamo di più”

Un bilancio buono, ma non ottimo. “Ce ne aspettavamo di più”, dice l’assessore Montalbano.
Buona la prima. E la seconda, la terza, la quarta, avanti fino…all’ottava. Sono otto, infatti, le coppie gay che, fino ad ora, hanno potuto celebrare al Comune di Monza uno dei momenti principali del ‘film’ della loro vita, il ‘matrimonio’. O meglio unione civile. Come la definisce anche l’ormai nota legge Cirinnà, che, approvata nel giugno 2016, disciplina una materia profondamente sentita dal punto di vista sociale ed umano.
“Si tratta di sette coppie maschili ed una femminile – chiarisce Rosario Montalbano, Assessore comunale all’istruzione, personale e servizi al cittadino, con delega, tra le altre, agli Affari generali – sei unioni sono state celebrate nel 2016 e due dall’inizio del 2017, l’ultima pochi giorni fa, sabato 21 gennaio”. Nel capoluogo della Brianza, quindi, l’applicazione della nuova norma sembra andare per il meglio. Con otto coppie dello stesso sesso che, dopo il rito sancito a piazza Trento e Trieste, potranno godere di diritti per nulla scontati, fino a poco tempo fa. Come il riconoscimento dei diritti successori e dell’assistenza sanitaria.
“E’ importante che chi vuole fare questo passo – afferma– sappia che a Monza si può fare senza alcuna difficoltà. Tra l’altro la nostra Giunta – continua – non ha, per così dire, obiettori di coscienza sul tema a differenza di altre amministrazioni”.
Per Monza il bilancio sul numero delle unioni civili, però, è al di sotto delle aspettative. “Ci aspettavamo più richieste” ammette Montalbano. Probabilmente avrà pesato anche qualche intoppo legislativo di troppo in fase iniziale di applicazione della legge Cirinnà. Basti pensare che dopo l’approvazione del 5 giugno 2016, si è dovuto aspettare il 23 luglio perché Matteo Renzi, allora premier in carica, firmasse il decreto-ponte per determinare le modalità di costituzione delle unioni civili presso i Comuni. Da allora è partita la macchina organizzativa. Seppure con qualche dubbio sull’immediata efficacia, come avevamo riportato sul sito di MBNews (leggi l’articolo).
Ad ottobre a Monza è stato pronunciato il primo sì ufficiale di una coppia gay. Poi ne sono arrivati altri. Intanto, però, il referendum sulla legge costituzionale ha provocato un terremoto a livello politico nazionale. Con le dimissioni di Renzi e la nomina a Palazzo Chigi di Paolo Gentiloni. E la legge sulle unioni civili è passata un po’ in secondo piano. In particolare si è rimasti in attesa dell’approvazione dei decreti attuativi, provvedimenti necessari per far funzionare la legge. Lo scorso 14 gennaio quest’ultimo e decisivo passo è arrivato. Come recita il testo ufficiale del Consiglio dei ministri i tre decreti attuativi contengono “disposizioni per l’adeguamento delle norme dell’ordinamento dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni alle previsioni della legge sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, nonché disposizioni recanti modifiche ed integrazioni normative per il necessario coordinamento sulla regolamentazione delle unioni civili delle disposizioni contenute nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti e nei decreti; disposizioni di modifica e riordino delle norme di diritto internazionale privato in materia di unioni civili tra persone dello stesso sesso e adozione di disposizioni di necessario coordinamento; disposizioni di coordinamento in materia penale”. Una settimana dopo, il 21 gennaio, a Monza, Dario Mantovani ed Elia Rigolio, hanno salito le scale del palazzo comunale di Piazza Trento e Trieste per dare una veste formale al loro amore. Davanti a loro, come ufficiale di Stato, c’era Emma Mantovani, zia di Dario e vicesindaco di Lomagna. Si incomincia in famiglia, insomma. Se sarà di buon auspicio, potrà dirlo solo il tempo.