
Nonostante la tornata sia di secondo livello, quindi riservata agli addetti ai lavori, solo 697 aventi diritto su quasi 900 ha fatto il suo dovere
Alla fine questa politica non piace nemmeno ai politici. Le elezioni provinciali appena concluse hanno avuto un duplice merito. Il primo, prevedibile, è stato di rinnovare il consiglio provinciale dopo due anni di legislatura. Il secondo, invece, inatteso, è stato di rivelare che la tornata elettorale ha fatto registrare un bel 20% di astenuti. Normale? Mica troppo, se si pensa che si tratta di elezioni di secondo livello, vale a dire che a votare non sono cittadini “normali”, ma sindaci e consiglieri comunali chiamati a scegliere alcuni loro rappresentanti.
Facciamo un passo indietro per comprendere meglio i meccanismi che regolano le elezioni provinciali. Con la riforma del Rio infatti sono state sottratte alla competenza dei cittadini e affidate agli addetti ai lavori, vale a dire agli stessi politici. In particolare in Brianza gli aventi diritto, fra sindaci e consiglieri, sono 862. Tuttavia, domenica hanno votato in 697, mentre il resto, a quanto pare, aveva altro da fare.
Visto il tasso rimarchevole di astensionismo, viene da pensare che alla fine la politica italiana non piaccia nemmeno a loro, che al pari di migliaia di altri italiani nutre sfiducia e disinteresse. Peccato però che loro, sindaci e consiglieri, dovrebbero essere l’espressione più genuina e vera della politica. In una frase: quella più vicina ai cittadini.
A parte questo dettaglio che mette a nudo l’ennesima contraddizione di un sistema in grande affanno, le elezioni provinciali hanno lasciato le cose più o meno nello stesso modo. Le liste di candidati per il rinnovo del consiglio provinciale erano “Insieme per la Brianza”, “Brianzaretecomune”, “Brianzacivica” e “Lega Nord Salvini”.
I consiglieri eletti sono 16. Quattro per Insieme per la Brianza, dieci per Brianzaretecomune, due perla lista Lega Nord Salvini.
“Ringrazio i Consiglieri uscenti per il prezioso lavoro svolto in questi primi due anni – ha dichiarato il presidente, Gigi Ponti – pur in un contesto istituzionale confuso e incerto per le Province. Ora ci attende una sfida ambiziosa, anche a seguito del recente esito referendario: completare la trasformazione delle Province in Casa dei Comuni e ridare piena dignità a questo ente intermedio, strategico per il suo ruolo di coordinamento territoriale. Per questo servono al più presto risposte concrete su funzioni e risorse assegnate”.