“Il sole tra le mani”, romanzo metafora sulla solitudine dell’uomo

Un romanzo metafora sull’uomo contemporaneo che, secondo l’autore, solo aprendosi agli altri può uscire dalla sua condizione di isolamento.
Incapace di definire una propria identità e riepire un vuoto interiore che lo condanna alla solitudine, schiacciato dalla civiltà dell’immagine. E’ questo il cuore del nuovo romanzo di Roberto Ritondale, giornalista Ansa e autore che domani presenterà a Seregno, presso “Area Libri” (ore 17), la sua ultima produzione letteraria dal titolo “Il sole tra le mani”, Leone Editore. Un romanzo metafora sull’uomo contemporaneo che, secondo l’autore, solo aprendosi agli altri può uscire dalla sua condizione di isolamento.
L’epigrafe del suo romanzo riporta una frase dello scrittore portoghese Fernando Pessoa, di cui l’opera incarna l’inquietudine e lo smarrimento esistenziale. Il romanzo narra la vicenda di Aldo Montesi, che si svolge a cavallo tra il 2004 e il 2005, emigrato da Milano a Napoli. Montesi, incapace di provare emozioni, ha alle spalle una vita emozionalmente complessa. Cresciuto senza aver mai avuto accando il padre, scomparso in circostanze misteriose, divenuto orfano di madre morta in un incidente aereo nel pieno della sua adolescenza, il protagonista di “Il sole tra le mani” ha sviluppato una cronica incapacita ad instaurare relazioni stabili, anaffettivo e incapace di reagire alla sua vita apatica. “La solitudine – riflette il protagonista del romanzo – è il fossato che ognuno scava intorno a sé per difendersi dall’assedio del dolore”.
Poi la sua vita subisce una svolta inaspettata, a causa di due eventi che gli impongono necessariamente una reazione. Lo zio che lo ha cresciuto sebbene in una dinamica relazionale complessa, ha rapporti con un gruppi criminale di cui Montesi diventa obbiettivo di atti indimidatori. Poi, un surreale dialogo con un dipendente del cimintero, che vuole a tutti i costi convincerlo ad acquistare un “loculo matrimoniale e vista mare”. Così il protagonista inizia a far pace con il suo passato, ripercorrendo a ritroso la sua vita, attraverso dolorosi passaggi che lo metteranno di fronte a scomode e difficili verità, fino al suo ritrovarsi e, al contempo, finalmente ritrovare la luce. Finalmente “guarito” dalla sua personale eclissi, Montesi si apre infine al prossimo. “Il sole tra le mani” è quindi un viaggio introspettivo fatto di ironia noir, un romanzo di formazione “per distruggersi e poter rinascere alla scoperta della gioia di vivere”. I personaggi e la stessa struttura del romanzo sono iconici e simbolici, a cominciare dal cognome dello zio del protagonista, Cimarea, anagramma di un’America che pensa di imporre la democrazia esportando armi. Per rafforzare la metafora della solitudine infine, l’autore ha scelto isole come lughi di nascita dei protagoisti. Roberto Ritondale torna quindi in libreria dopo il successo di “Sotto un cielo di carta” (Leone Editore, 2015) che ha raccolto ben sette premi un po’ in tutta Italia. Ama definirsi “scrittore ambulante” perché presenta i suoi libri nei luoghi più disparati: bar, scuole, centri per anziani, sartorie, spiagge e persino case private. “Presentazioni a domicilio – come si legge sul suo sito – in cambio di un buon caffè”. Convinto che la cultura debba uscire dai luoghi convenzionali per incontrare più persone possibili.