Monza, immigrazione: sgominata organizzazione criminale

Centosettantuno le persone indagate dalla Procura di Monza a seguito delle indagini della Polizia di Stato di Monza su un’organizzazione criminale.
Centosettantuno persone sono indagate dalla Procura di Monza, delle quali 11 destinatarie di misure cautelari, a seguito delle indagini della Polizia di Stato di Monza su un’organizzazione criminale che favoriva l’immigrazione clandestina e la permanenza illegale sul territorio nazionale, tramite la creazione di documentazione falsa per i permessi di soggiorno.
In particolare, durante le indagini della Polizia, è emersa la figura di un commercialista brianzolo, unitamente a titolari di ditte fittizie, tramite le quali assumere cittadini stranieri. Oltre trenta le società fantasma individuate, per un totale di millecinquecento dipendenti. Il volume di affari dell’associazione, si aggirava sui tre milioni di euro circa l’anno.
Base del presunto traffico di documenti e false assunzioni, era un call center di Limbiate. Lì gli immigrati che necessitavano del “lascia passare” per poter accedere alle procedure di richiesta permesso, incontravano i membri dell’associazione criminale, ai quali affidavano i propri documenti e cifre che andavano dai 300 euro ai 2000 ed oltre. Le informazioni passavano quindi nelle mani del commercialista arrestato, con lo studio a Sesto San Giovanni e la villetta in Brianza, il quale provvedeva a trovare ai “clienti” il giusto prestanome che gli assicurasse un fittizio contratto di lavoro. Colf, muratore, cameriere, le false aziende (di fatto mai operative) che gli indagati, secondo l’inchiesta, aveva creato ad hoc, erano poco meno di un migliaio. Una volta ottenuto il finto lavoro, per gli immigrati si poteva realizzare il sogno di ottenere un permesso di soggiorno. Sarebbero circa 1500 coloro che, ben consapevoli di avvalersi di modalità illecite, avrebbero fatto ricorso al gruppo criminale, di cui solo la metà avrebbe già ottenuto il permesso di soggiorno. Il giro di affari del gruppo, quarantadue i ritenuti dalle indagini facenti parte dell’associazione per delinquere, si aggirava circa tra i due o tre milioni di euro l’anno. Dei centosettantuno indagati, dieci sono stati sottoposti a misura cautelare ai domiciliari, tra cui sei stranieri e quattro italiani. Solo il vertice dell’organizzazione, il commercialista M.D.U, con lo studio nella provincia di Milano, è stato invece arrestato ed accompagnato in carcere. L’inchiesta, a quanto si apprende, sarebbe iniziata in seguito ad alcune segnalazioni.