K-Flex: al Ministero l’azienda conferma i licenziamenti. Ulteriore incontro il 15 marzo.

Nulla di fatto al Mise: continuano le procedure di licenziamento collettivo. I sindaci locali si impegnano per diminuire le tasse ai dipendenti K-Flex.
Secondo incontro tra i rappresentanti dei lavoratori K-Flex e i vertici dell’azienda al Mise di Roma. I risultati sono però identici a quelli del primo tavolo, quello dell’8 febbraio: la multinazionale conferma il licenziamento collettivo per 187 persone. I sindacati, sostenuti dal Mise e da Regione Lombardia, hanno proposto un confronto tra le parti per condividere un nuovo piano industriale: l’azienda, rappresentata da Marta Spinelli, direttore delle risorse umane, rifiuta. Convocato un terzo vertice, previsto per il 15 marzo. Nel frattempo il presidio continua: siamo ormai al 40esimo giorno.
Questo è ciò che è successo ieri, 3 febbraio, al Ministero per lo Sviluppo Economico a Roma, alla presenza del Viceministro Teresa Bellanova e dell’assessore al lavoro in Regione Lombardia Valentina Aprea. Durante l’incontro K-flex ha ancora una volta sottolineato come il ridimensionamento sia diretta conseguenza dei problemi strutturali della sede in via Leonardo da Vinci . Problemi, secondo i sindacati e i lavoratori, inesistenti. Marta Spinelli ha inoltre affermato che il mantenimento del sito produttivo di Roncello sarebbe antieconomico. In Italia sarà in ogni caso mantenuta un’unità di ricerca e sviluppo, che occuperà 60 dipendenti.
Insomma, nonostante le varie proteste da parte dei lavoratori e l’intervento di molte istituzioni e forze politiche, l’azienda sembra confermare ciò che si teme da oltre un mese; la volontà di licenziare e delocalizzare in Polonia.
Sempre ieri, alcuni politici sono intervenuti sulla vicenda K-Flex. Di fronte all’esito dell’incontro Maroni ha dichiarato di voler convocare con urgenza l’Amministratore delegato Carlo Spinelli per chiedergli di rivedere la posizione dell’azienda. Anche l’assessore al Lavoro Aprea, presente al tavolo, è dalla parte dei lavoratori : “il nostro auspicio e’ che la produzione rimanga, seppur modificata, sul nostro territorio, che si riducano o azzerino i licenziamenti e che l’azienda possa sempre piu’ competere sui mercati internazionali. Non indietreggeremo di un metro da questa posizione”, ha dichiarato.
Susanna Camusso era invece intervenuta alla vigilia dell’incontro con queste parole: “il governo deve adottare tutte le misure necessarie per ristabilire le condizioni per l’avvio di un confronto, ad oggi rifiutato dalla proprietà in modo del tutto immotivato, che sia orientato alla salvaguardia dell’unico stabilimento italiano e dell’occupazione”.
In attesa del prossimo incontro i lavoratori hanno in programma altre manifestazioni, in data ancora da definire. I primi cittadini di 25 comuni circostanti si stanno confrontando per poter agevolare economicamente i 187 dipendenti che rischiano il posto di lavoro. L’obbiettivo è quello di sospendere il pagamento delle tasse e delle rate scolastiche per i figli a questi lavoratori, che non vedono la busta paga da oltre un mese.