K-Flex si difende: “I 7mln pubblici? Interamente investiti in Italia”

Gravi problematiche di mercato e strutturali ma nessuna delocalizzazione. K-Flex interviene smentendo alcune obiezioni sollevate in questi giorni.
Alla vigilia dell’incontro con il MISE di venerdì K-Flex interviene in merito alla polemica sollevata circa l’utilizzo di fondi pubblici.
“Per quanto riguarda i “finanziamenti pubblici” che, secondo alcuni, sarebbero stati “investiti all’estero”, – scrive l’azienda in una nota – la K-Flex conferma di aver ottenuto un prestito con fondi pubblici che ammonta a circa 7 milioni di euro sotto forma di finanziamento agevolato (in parte già restituito) e poco meno di 700 mila euro come contributo a fondo perso. Tali finanziamenti sono stati richiesti ed erogati regolarmente nel corso degli anni, in seguito alla partecipazione di K-Flex a bandi pubblici indetti sul territorio italiano per progetti che sono stati approvati, verificati e rendicontati come da riscontrabile documentazione. L’erogazione del prestito, secondo quanto previsto dal bando, non sarebbe stata possibile senza l’effettiva verifica della destinazione di impiego dello stesso”.
L’importo complessivo è stato quindi interamente investito in Italia esclusivamente in “ricerca e sviluppo” e non poteva essere utilizzato ad altri scopi quali, ad esempio, la messa in sicurezza dell’edificio ne poteva andare a modificare la situazione generale di mercato. K-Flex ribadisce pertanto che la riorganizzazione in corso non è conseguenza di alcun tentativo di delocalizzazione.
Lo squilibrio tra la domanda del mercato italiano e la capacità produttiva dell’impianto di Roncello, l’aggravamento e mancata risoluzione delle gravi problematiche strutturali dell’edificio di Via Leonardo da Vinci, tali da compromettere la sicurezza dello stabile sede della Società e della produzione, rendono impraticabile potervi proseguire l’attività e anti-economico il mantenimento in essere del sito.
Diversamente la pensano i lavoratori e i sindacati che da 36 giorni sono in presidio di fronte all’azienda.Ieri notte l’ultimo episodio quando le famiglie dei 187 licenziati ha bloccato l’uscita dei camion che avrebbero dovuto traslocare un forno dal vecchio stabilimento.