Monza, in via Ghilini pescatori sfrattati da una banda di pusher

21 marzo 2017 | 09:50
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Monza, in via Ghilini pescatori sfrattati da una banda di pusher

Un gruppo di 20 pensionati appassionati di pesca è stato costretto ad abbandonare la loro postazione preferita: “E’ diventata troppo pericolosa”

Sfrattati da una banda di spacciatori. A Monza capita di frequente di vedere appostati lungo le rive del Lambro gruppi di pescatori. I punti migliori dove pescare pare siano la zone delle Grazie Vecchie, alcuni tratti del Lambretto e, in modo particolare, via Ghilini. Per la precisione il punto migliore è quello dove il fiume disegna una curva gomito alle spalle del vecchio stadio Sada. Lì, il Lambro, è più profondo e più pescoso e da anni un gruppo di circa 20 appassionati amanti della pesca lo ha eletto a luogo preferito.

Tuttavia, da qualche mese, i pensionati sono stati costretti a cambiare zona perché quell’ansa è diventata troppo pericolosa. Il bosco retrostante, unica via d’accesso, è stato infatti occupato da un gruppo di spacciatori e il via vai di tossici è diventato incessante.

La droga che gira è per lo più eroina. ll meglio che può capitare è di camminare fra bottiglie di birra rotte, cartoni di vino vuoti, siringhe usate e rifiuti di ogni genere. Il peggio, essere rapinati. Basta addentrarsi pochi metri per scorgere fra rovi e piante un paio di pusher pronti ad entrare in azione.

“E’ un vero peccato – commentano i pescatori -, ma non ci fidiamo più. E’ diventato troppo pericoloso. Qualche settimana fa un nostro amico è stato aggredito e derubato. Stava arrivando in bici lungo la ciclabile che costeggia il canale Villoresi con l’attrezzatura, ma d’un tratto gli sono saltati addosso, lo hanno buttato per terra e gli hanno portato via il portafoglio”.

Così, di malavoglia, si sono dovuti spostare qualche centinaio di metri più a Nord, sulle sponde di cemento innalzate anni fa per contenere le esondazioni, dove però il Lambro è meno profondo e meno pescoso. “Ci ritroviamo per stare insieme e per divertirci – spiegano i pescatori -. Non mangiamo quello che peschiamo, ma se non ci sono pesci non c’è gusto”.

Il bosco trasformato in una centrale di spaccio, che molti oramai paragonano al bosco della droga di Rogoredo, a Milano, è l’ultimo segnale di un ritorno di fiamme dell’eroina.

In queste ultime settimane sono state ritrovate siringhe in diversi punti della città: nei bagni della stazione, nel parcheggio dell’Urban Center e anche in un bagno della biblioteca di via Lecco.