Assemblea nazionale Fiab, la sicurezza dei ciclisti (anche a Monza) è un problema

Il mondo delle due ruote si è dato appuntamento a Monza. Dove è iniziata l’Assemblea nazionale della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta). Primo tema è la riforma del Codice della strada.
Ridurre la differenza di velocità tra trasporto motorizzato ed utenza vulnerabile, cioè i pedoni e i ciclisti. Mettere in campo una serie di interventi integrati per rendere in Italia la mobilità sostenibile una delle modalità principali di spostamento. Sono le richieste cardine alle istituzioni pubbliche della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), che a Monza dal 28 aprile al 1° Maggio sta celebrando l’Assemblea Nazionale e ha portato nel capoluogo brianzolo i delegati delle 160 associazioni federate per quattro giorni di iniziative, attività formative, incontri e ciclo-escursioni (vedi il programma). Uno dei primi temi ad essere affrontati è “Il Codice della strada e la bicicletta”. “L’attuale normativa tratta la bicicletta in subordine rispetto alla motorizzazione privata e questo ha ripercussioni sulle singole norme – spiega Enrico Chiarini, membro dell’area tecnica della Fiab – bisogna dare più spazio alle due ruote e andare verso una mobilità di tipo europeo, basata sugli spostamenti a piedi, in bicicletta e con il trasporto pubblico”. Attualmente c’è una legge delega di Riforma del Codice della strada, da tempo in discussione in Parlamento.
La strada per l’approvazione della legge delega rischia di essere ancora lunga. “L’ostacolo principale è la copertura finanziaria di proposte come il casco obbligatorio in bicicletta, un’iniziativa che in altri Paesi ha avuto un rapporto costi/benefici sfavorevole – afferma Chiarini – dopo l’approvazione della legge delega sarà il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a definire i dettagli e i termini della materia”. Ecco perché, dato il complesso iter, il giudizio della Fiab sulla riforma del Codice della strada è positivo, ma non manca lo scetticismo. “Ci piacerebbe che le modifiche fossero approvate entro la fine della legislatura, quindi il 2018, ma su questo non siamo ottimisti – spiega Francesco Baroncini, direttore della Fiab – sicuramente c’è l’urgenza di aggiornare l’attuale normativa che parla ancora di velocipede e non di bicicletta. La sicurezza si fa con le piste ciclabili, la riduzione della velocità dei veicoli motorizzati secondo una logica opposta a quella attuale, cioè con 30 km/h come limite in città e zone in cui si può andare a 50 km/h – continua – sono le condizioni per aumentare il numero di ciclisti in strada, cosa che di per sé riduce i rischi”.
La sicurezza dei ciclisti è un argomento di grande attualità in questi giorni. Nel 2015 l’Istat ha stimato che almeno 45 al giorno siano coinvolti in incidenti e i morti in sella a una bici sono stati 252, uno ogni 35 ore. La tragica morte del ciclista Michele Scarponi, travolto da un furgone mentre si allenava vicino casa sua nelle Marche, e quella quasi contemporanea di due ciclisti in Molise, ha riacceso i fari su una questione ancora irrisolta. Anche se l’onda emotiva degli ultimi eventi potrebbe non essere d’aiuto alla risoluzione del problema. “Le scelte migliori vanno fatte a bocce ferme, altrimenti si rischia lo stesso errore delle normativa anti-sismica, che viene rilanciata dopo ogni terremoto – afferma Chiarini – ci vogliono interventi integrati impostati secondo la logica del minor inquinamento, di una riduzione del consumo del territorio e dei costi energetici per la produzione dei materiali, ma anche di un recupero delle relazioni sociali”.
Qualcosa in più si potrebbe già fare con l’attuale normativa in vigore. Senza, quindi, aspettare la riforma del Codice della strada. “E’ già prevista la pianificazione della mobilità sostenibile con l’individuazione delle modalità di spostamento su tutte le strade – spiega il membro dell’area tecnica della Fiab – stabilire non in maniera improvvisata dove collocare una pista ciclabile o una zona a 30 km/h esiste nelle norme italiane, ma è un concetto disatteso a volte per ignoranza del tema, ma più spesso per la difficoltà degli amministratori pubblici e della politica a metterci la faccia, perché la prevenzione non paga nel breve termine e difficilmente dà frutti immediati in senso elettorale”.
In questi giorni, tra le misure per aumentare la sicurezza dei ciclisti, si è parlato insistentemente dell’obbligo di sorpasso dei ciclisti ad 1,5 metri di distanza. “Quella può essere la ciliegina, ma abbiamo bisogno di costruire la torta” afferma Baroncini. La situazione della mobilità sostenibile in Italia non è rosea, ma qualcosa sta migliorando. “Ci sono situazioni di eccellenza come Pavia e Reggio Emilia – spiega il direttore della Fiab – al Sud anche una realtà come Napoli sta facendo progressi”. E a Monza? Nel capoluogo brianzolo, tra tante ombre e qualche luce, i problemi non mancano. Come ci spiega Massimo Benetti, storico associato della FIAB Monza in Bici e consigliere in scadenza della Fiab nazionale.