Salvataggio Fondazione MBBM? Cgil: “Le perplessità sono ancora tante”

Gli 8 mln di euro di debito della Fondazione MBBM nei confronti dell’Asst Monza fanno ancora parlare. Dopo la delibera regionale, la Cgil attacca sul Piano di rientro e costi del personale.
C’è ben poco da festeggiare. Per la Cgil di Monza e Brianza il caso della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (Fondazione MBBM), che ha accumulato debiti ufficiali per 8 milioni di euro nei confronti dell’Azienda socio-sanitaria territoriale, è tutt’altro che sulla via della soluzione.
A pochi giorni dalla presentazione della delibera regionale per la rimodulazione del progetto sperimentale pubblico-privato, alla base dell’esistenza della Fondazione MBBM (vedi l’articolo), il sindacato lancia l’allarme: non viene fatta chiarezza sulla genesi del debito né sul previsto Piano di rientro. E restano forti dubbi anche sui costi del personale in aspettativa, che dovrebbero passare dalla Fondazione alla Asst di Monza. In poche parole, secondo la Cgil Monza e Brianza, la delibera regionale non risolve la questione e non elimina le cause che hanno portato alla pesante situazione debitoria dell’ente, nato nel 2005 come innovativa collaborazione tra una proprietà privata no-profit (Comitato Maria Letizia Verga e Fondazione Tettamanti) e soggetti pubblici (Ospedale S. Gerardo di Monza e Università). Cosa fare allora? La risposta sembra essere una sola.
“Bisogna continuare a garantire l’intervento della Fondazione per la ricerca e l’onco-ematologia, che sono un valore aggiunto – propone Maurizio Laini, segretario generale Cgil MB – mentre le funzioni di Clinica Pediatrica, Clinica Ostetrica e Neonatologia, che la stessa Fondazione gestisce, tra l’altro in perdita, all’interno dell’Ospedale San Gerardo di Monza, possono tornare ad essere svolte dalla struttura pubblica”. Il giudizio della Cgil brianzola, tra le prime a sollevare la questione del debito che la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma aveva accumulato, critica diversi punti della delibera regionale. Ma parte dalla perplessità su come è stata gestito l’ente. Sin dalla incerta nascita del progetto di sperimentazione. “Non c’è una vera e propria data di inizio dell’attività – afferma Lorella Brusa, segretaria Cgil MB con delega alle materie sociosanitarie – esiste un protocollo del settembre 2007, ma, pur prendendo in considerazione quella data, visto che si parlava di una sperimentazione di 5 anni, cosa è stato fatto nel settembre 2012?”.
Tra le tematiche poste sul piatto dal sindacato ci sono i costi del personale in aspettativa, che dovrebbero passare dalla Fondazione alla Asst Monza. “Si tratta di circa 160 dipendenti, il 40 per cento del totale della forza lavoro della MBBM, per cui c’è un’applicazione anomala del concetto di personale in comando – spiega Walter Palvarini, segretario generale Fp Cgil MB – con il trasferimento dei costi all’Asst di Monza il risparmio previsto per la Fondazione dovrebbe essere di 250mila euro, ma mi chiedo: cosa succederà per il bilancio dell’Asst che, fino ad ora, ha già dovuto mettere in conto i soldi in meno del debito?”. Le prospettive lasciano più di qualche ombra.
“I risparmi annunciati dalla Fondazione, che possiamo calcolare, nella migliore delle ipotesi, possiamo calcolare in due milioni di euro, non basteranno a ripianare la situazione debitoria con l’Asst – afferma Laini – penso sia molto improbabile che, nei 5 anni previsti dal Piano di rientro, con scadenza al 2021, ma in vigore dall’1 gennaio 2017, la MBBM possa azzerare il deficit e restituire il debito”. Nemmeno l’annunciata trasformazione della Fondazione in Onlus apre a scenari chiari. “Si cambierebbe il soggetto giuridico, quindi molto più di una rimodulazione della sperimentazione – afferma il segretario generale Cgil MB – questo comporterebbe anche diverse normative patrimoniali e vincoli di cui si dovrebbe tenere conto”. Per la Cgil alla base del rompicapo c’è l’entità del debito della Fondazione. Che, tra fatture scadute e da pagare e quelle in corso e/o da ricevere, sarebbe di ben 16 milioni di euro, il doppio degli 8 milioni di euro da cui parte la delibera regionale.
I dubbi della Cgil non finiscono qui. E si allungano anche ai tempi indicati nell’atto approvato dalla Giunta lombarda per arrivare alla firma della Convenzione, che dovrebbe dare il via libera al Piano di rientro del debito. “Si fissa come data ultima per la firma il 29 aprile – spiega Laini – questo significa che prima, in pochissimi giorni, l’Ospedale S. Gerardo deve recepirevl’accordo con un’altra delibera, poi deve essere sottoscritto un protocollo tra la struttura pubblica e la Fondazione ed, infine, devono essere messi a punto i dettagli tecnico-formali della Convenzione. Ci sembra davvero complicato”. Di fronte ad una situazione così ingarbugliata e, a larghi tratti, ancora tutta da definire, per la Cgil MB sarebbe più utile “lasciare alla Fondazione la ricerca e l’onco-ematologia – afferma il segretario generale Cgil MB – riportare all’interno dell’Ospedale San Gerardo la Clinica Pediatrica, Clinica Ostetrica e Neonatologia, come avviene nella maggior parte delle strutture pubbliche sanitarie in Italia”. Il sindacato rimanda la palla nel campo degli altri protagonisti, pubblici e privati, di questo spinoso caso. Ma la Cgil MB annuncia battaglia. “Stocco, Direttore Generale dell’Agenzia di tutela della salute della Brianza, in base alla delibera regionale, accetta una prospettiva svantaggiosa per il S. Gerardo, con maggiori costi e senza nemmeno la garanzia di una fideiussione bancaria per il debito – afferma Laini – siamo pronti a farglielo presente, qualora dovesse essere necessario, anche in altre trattative su cui ci sarà da discutere”. Cosa che, a quanto sembra, nel comparto sanitario potrebbe succedere a breve.