Morbillo, epidemia in pediatria al S.Gerardo. Situazione sotto controllo

Cinque neonati sotto l’anno di età e due bimbi onco-ematologici. E’ il bollettino dell’epidemia di morbillo nella pediatria del S.Gerardo. “Solo un paziente non è stato ancora dimesso” assicura il Direttore Biondi.
Nessuna chiusura del reparto di pediatria, ma una epidemia di morbillo. Per fortuna, al momento, quasi del tutto superata. E’ un messaggio abbastanza rassicurante quello che filtra dalla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (Fondazione MBBM), che, all’interno dell’Ospedale San Gerardo, oltre alla Clinica Ostetrica e della Neonatologia, gestisce direttamente proprio la Clinica pediatrica. “Abbiamo avuto cinque casi di neonati sotto l’anno d’età colpiti dal morbillo, ma ora sono stati tutti dimessi – spiega il Direttore della Clinica pediatrica, Andrea Biondi – ci sono stati, inoltre, due casi più delicati, che hanno coinvolto bimbi già affetti da patologie onco-ematologiche. Di questi uno è stato dimesso – continua – l’altro, come conseguenza, ha contratto una polmonite da morbillo ed è, quindi, ancora ricoverato e tenuto costantemente sotto osservazione”. L’epidemia di morbillo al S. Gerardo ha fatto scattare una serie di meccanismi, che sono automatici in una situazione di questo tipo. “Abbiamo messo in atto strategie di prevenzione e controllo per il personale e i genitori che devono assistere i bambini malati – afferma Biondi – procedure standard e piuttosto articolate, tanto più che siamo un punto di riferimento per tutto il territorio della Brianza e il reparto di pediatria più grande della Lombardia”.
Gli ultimi casi di morbillo nel capoluogo brianzolo sono l’ennesima prova di una tendenza nazionale sempre più preoccupante. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in Italia ci sono stati dall’inizio del 2017 già 1500 casi di morbillo contro gli 840 di tutto il 2016 e i 250 del 2015. Si tratta di un incremento del 450 per cento. Che sta colpendo soprattutto le regioni del Nord del Paese. L’età media di chi è colpito dalla malattia, secondo le statistiche ufficiali, è di 27 anni. La percentuale di ricovero è piuttosto alta (il 40%), così come quella della complicanze (33%). La situazione italiana sta generando allarme anche all’estero. Tanto che il Center for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, negli Stati Uniti, ha inserito il nostro Paese nell’elenco delle nazioni a rischio per la salute. E agli americani che, in questo periodo, vogliano venire in Italia, ha raccomandato di lavarsi spesso le mani, soprattutto prima di portarle al viso, e di evitare il contatto fisico con persone che potrebbero essere malate. Ma soprattutto, secondo il Centro a stelle e strisce, la cosa più importante da fare prima di visitare il Bel Paese è una: assicurarsi di essere vaccinati contro il morbillo. E proprio la messa in discussione del vaccino come strumento di prevenzione sembra essere la causa principale dell’attuale epidemia. Tanto che nel mondo è in atto una vera e propria mobilitazione di una parte dell’opinione pubblica. Con due fazioni, i pro e gli anti-vaccino, su due fronti diametralmente opposti. “Le persone devono capire che vaccinarsi è fondamentale per se stessi, ma soprattutto per i soggetti sociali più deboli, come i bambini che, lo ricordo, fino a 15 mesi non possono essere vaccinati contro il morbillo – afferma il Direttore della Clinica pediatrica del S.Gerardo – purtroppo sta venendo a mancare quell’effetto comunità che è decisivo nel contrasto di malattie altamente contagiose come la varicella, la pertosse e il morbillo. Non a caso negli ultimi tempi – continua – molte delle persone malate che si sono rivolte a noi sono giovani adulti”.
In Italia il dibattito sul vaccino è costantemente nelle prime pagine della cronaca in questi giorni. Merito o colpa anche del programma di RAI 3 “Report”. Che, nell’ultima puntata, ha messo in onda un servizio sui possibili effetti collaterali del vaccino contro il papillomavirus umano (HPV), responsabile del cancro della cervice uterina. La trasmissione televisiva è stata pesantemente criticata anche dalla Società italiana dei Medici Pediatri (SIMPe) e da tutti i presunti difensori del servizio pubblico. Sempre sulla tematica vaccino, ma con un’ottica diversa, continua a generare polemiche la decisione di alcuni enti pubblici di rendere obbligatoria la vaccinazione dei bambini per l’iscrizione agli asili. Soltanto nidi nel caso dell’Emilia-Romagna. Fino, invece, alla scuola materna nel caso del comune di Trieste. In Lombardia il Consiglio regionale ha recentemente approvato una mozione che impegna il Pirellone a introdurre il requisito dell’essere in regola con le vaccinazioni obbligatorie per poter ammettere i bambini agli asili nido. La questione vaccini riserverà probabilmente altre puntate nei prossimi giorni. L’impressione, infatti, è che siamo ancora lontani dall’arrivare ad un punto fermo.