Monza, Vecchio ospedale. Terza asta, il quartiere non vuole speculazioni edilizie

La terza asta dovrebbe partire da una valutazione di 20 milioni di euro. Ci sarebbe già un compratore. Nell’attesa cittadini e commercianti ci dicono quale futuro vorrebbero.
Tutto è ancora da definire. Sicuramente se ne riparlerà dopo le elezioni comunali del prossimo 11 giugno. Quando il futuro del vecchio ospedale San Gerardo di Monza potrà tornare al centro dell’attenzione. E dovrebbe concretizzarsi la terza asta per decidere quale destinazione dare agli spazi dello storico nosocomio di via Solferino. Le prime due aste, con una valutazione base rispettivamente di 50 milioni e 37 milioni di euro (avviso alienazione vecchio ospedale), infatti, erano andate deserte. Ora, però, l’ultima novità è la possibilità di partire da una valutazione di 20 milioni di euro. Che avrebbe già un compratore pronto a scendere in campo. A dare l’annuncio in Consiglio comunale, lo scorso febbraio, è stato Mario Spoto, segretario e direttore generale di Palazzo Trento e Trieste. “Le valutazioni fatte anni fa non hanno mercato – ha affermato Spoto in Consiglio – a 20 milioni di euro c’è un operatore interessato. Naturalmente l’asta va pubblicata – continua – almeno, però, abbiamo la certezza che un acquirente c’è”. Il nome del possibile compratore resta naturalmente top secret. Anche perché tocca all’Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza, ormai meglio definita Asst Monza, stabilire la data per la terza asta.
Intanto le ipotesi in ballo sono ancora tante. Dai diversi tipi di uso residenziale a quelli commerciali. Da aree verdi di particolare interesse fino agli uffici comunali. In tempi recenti dello storico nosocomio cittadino, realizzato alla fine dell’800 grazie ad una cospicua donazione del re Umberto I, si è parlato anche come luogo per dare ospitalità ai richiedenti asilo e per l’housing sociale. Sulla sua facciata compare ancora la scritta “Università degli studi Milano-Bicocca”, a memoria dell’idea di rendere il vecchio San Gerardo un polo di formazione. Ma il corso universitario di Scienze dell’Organizzazione si è svolto solo fino all’anno accademico 2013-14. Del futuro della struttura di via Solferino, dove, dopo la chiusura nel 2010 dei reparti di ostetricia, ginecologia ed oculistica, sono rimasti il poliambulatorio ed il Cup, se ne parla molto da almeno 10 anni. “Esiste un Accordo di programma, firmato nel 2008 da San Gerardo, Regione Lombardia e Comune di Monza, che scadrà nel 2018 e prevede la valorizzazione dell’area del vecchio ospedale – afferma l’assessore all’Urbanistica, Claudio Colombo – gli interventi, però, sono subordinati alla presentazione di un Piano particolareggiato, di cui nessuno ha fatto ancora richiesta. A questo punto – continua – la questione dovrà gestita dalla prossima amministrazione”.
Ma cosa pensano di tutto questo i cittadini e i commercianti della zona, categorie interessate allo sviluppo della vicenda vecchio San Gerardo? “Preferiamo una destinazione non propriamente residenziale – spiega il presidente del Comitato quartiere San Carlo e San Giuseppe, Villy Deluca – si potrebbe pensare a spazi dedicati alle persone fragili, anziani, disabile e magari anche ai richiedenti asilo con progetti integrati di residenzialita’ temporanea. In generale quelli dell’ex ospedale sono spazi da dedicare al pubblico e al verde, sui quali, almeno per il padiglione centrale, esiste anche un vincolo come edificio storico – continua – in ogni caso chiediamo al Comune e alla Regione di poter dire la nostra sull’argomento”. Il punto di vista dei commercianti è focalizzato più sullo sviluppo dell’area circostante lo storico nosocomio di via Solferino piuttosto che sulla destinazione futura della struttura.
“Naturalmente ci sono le esigenze di business del privato che eventualmente si aggiudicherà l’asta del vecchio S.Gerardo, ma preferirei che non ci fossero speculazioni edilizie – afferma il presidente dell’Unione Commercianti di Monza e circondario, Domenico Riga – la necessità è quella di recuperare aree dismesse o degradate nell’ottica di aumentare la sicurezza e mantenere un equilibrio tra residenti ed attività commerciali. In questo senso la vivibilità dei quartieri passa anche per gli esercizi di vicinato – continua – essi, sempre più soppiantati dalle catene commerciali e dai grandi marchi, hanno una funzione di presidio del territorio, simile a quella di un chiosco all’interno dei giardini pubblici”.
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