Cgil Monza e Brianza, vertenze sindacali in calo del 10% nel 2016

28 luglio 2017 | 17:10
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Cgil Monza e Brianza, vertenze sindacali in calo del 10% nel 2016

La flessione, secondo il sindacato, sarebbe dovuta ad un sistema del lavoro che non crea tutele e riduce quelle esistenti. In costante aumento solo le dimissioni volontarie telematiche.

C’è una grande difficoltà a trovare lavoro e la tensione nel mondo produttivo ha raggiunto livelli di allerta. Eppure il numero di vertenze sindacali sono in deciso calo. Nel 2016 in Brianza, secondo i dati della Cgil, se ne sono avute il 10% in meno rispetto all’anno precedente. Questo paradosso, però, è soltanto apparente. E ha delle ragioni ben precise. “Le motivazioni sono essenzialmente di due tipi – afferma Giovanna Piccoli, responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil Mb – da un lato gli aspetti economici come la crisi, che investe diversi settori produttivi e la disoccupazione giovanile, dall’altro le modifiche legislative, che hanno ridotto le tutele dei lavoratori in nome del rafforzamento delle opportunità di impiego. Alcuni esempi sono la liberalizzazione attuata per i contratti a termine, il Jobs Act, con il contratto a tutele crescenti – continua – non meno importanti in questo contesto sono stati l’utilizzo indiscriminato dei voucher e la riforma dell’art. 92 del Codice di procedura civile che, escludendo la compensazione delle spese in caso di soccombenza, ha creato per il lavoratore un deterrente ad affrontare cause contro l’azienda per il rischio di dover pagare anche le spese del giudizio”.

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Questo contesto di rifermento ha una ricaduta diretta sull’Ufficio vertenze della Cgil Mb. E sui numeri che ne segnano l’attività. Nel 2016 complessivamente circa 2mila persone, con un’età media compresa tra i 40 e i 50 anni, si sono rivolte al personale di via Premuda per recupero crediti nei confronti delle aziende, licenziamenti illegittimi, vertenze disciplinari, dimissioni volontarie. Novecentomila euro recuperati a favore dei lavoratori. 923 pratiche trattate, di cui 489 per recupero crediti, 235 per violazioni di norme di legge o di contratti e 199 per l’attività di controllo della busta e del Tfr. Numeri tutti in calo rispetto al 2015. Segnano, invece, un andamento decisamente elevato le dimissioni volontarie. Che dal marzo 2016 devono essere trasmesse mediante procedura telematica. Con le organizzazioni sindacali tra i soggetti abilitati all’operazione. Ecco perché, lo scorso anno, anche la Cgil Mb è stata impegnata ad assistere 1.042 persone in questa procedura. Di queste l’80% non è nemmeno iscritta al sindacato. Il fronte delle dimissioni telematiche, secondo le previsioni, sarà molto caldo anche nel 2017. Basti pensare che nei primi 6 mesi di quest’anno la Cgil brianzola si è occupata di 959 pratiche. E si dovrebbe raggiungere quota 1500 entro la fine del 2017. Un anno che, in generale, avrà un’attività vertenziale tendenzialmente in linea con quella del 2016.

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Commercio, imprese di pulizie e metalmeccanici sono i settori dove più lavoratori si sono rivolti al sindacato per tutelare i propri diritti. Ma se i numeri possono sembrare un freddo elenco, lontano dalla realtà, alcuni casi emblematici ci ricordano che dietro di essi si nasconde il calore di vicende umane. Con tutto il loro carico di sofferenza e tensione. Un esempio è quello della delegata della Funzione pubblica, che è stata licenziata e ha avuto molte difficoltà per esercitare il suo diritto di difendere il posto di lavoro. “L’esito del ricorso è stato negativo, ma questa dipendente ha potuto arrivare fino in appello solo grazie all’intervento della categoria sindacale, che ha sostenuto il 50% dei costi della causa, calcolati in 10mila euro” spiega Piccoli. Dalle problematiche legate alla precarietà e ai licenziamenti in regime di contratto a tutele crescenti arrivano testimonianze che vedono protagonisti soprattutto i giovani. “Spesso hanno una rassegnazione ad accettare e subire la negazione dei loro diritti o perfino il timore di agire per non mettere in difficoltà i loro colleghi – afferma la responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil Mb – è il caso di una ragazza dipendente di un fast-food milanese, assunta e pagata part-time ma costretta a lavorare a tempo pieno, che ha deciso di dimettersi senza aprire una vertenza contro l’azienda per l’abuso subito”. Non mancano, poi, soprattutto nel commercio, le cause collettive. “Nel 2016 ci siamo occupati di alcuni impiegati dei supermercati Auchan, che rivendicavano il diritto di continuare a percepire maggiorazioni originariamente riconosciute come ‘premi aziendali ad personam’ grazie ad accordi collettivi, poi definiti con accordi individuali, quindi non revocabili unilateralmente”.

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Un capitolo particolare, sul fronte vertenze, merita il fenomeno delle cooperative. “Frequentemente non rispettano neppure i minimi contrattuali, soprattutto nella logistica e nei trasporti – afferma Maurizio Laini, segretario generale della Cgil Mb – d’altro canto una cooperativa, per come è concepita, non può fallire e quindi non esiste la procedura di recupero crediti. Questo – continua – rende ancora più difficile il rispetto dei diritti dei lavoratori”. Le prospettive non sembrano essere rosee. “Oggi il datore di lavoro, se vuole, è in grado di danneggiare in maniera pesante il suo dipendente” sostiene Laini. E a complicare la situazione, secondo il sindacato, c’è anche il difficile accesso al Fondo di garanzia dell’Inps per il mancato pagamento di competenze retributive e Tfr. “Siamo costretti spesso ad intraprendere ricorsi amministrativi e giudiziari, con un grande dispendio di impegno e di tempo– spiega Piccoli – il tutto a discapito dei lavoratori che subiscono lungaggini burocratiche irragionevole ed inutilmente gravose”.