Ha stuprato e seviziato in branco una giovane, in manette 28enne

L’hanno sequestrata, bendata e brutalmente violentata per ore. Dopo un’attenta attività investigativa i poliziotti sono giunti all’arresto del quarto responsabile.
L’hanno umiliata, seviziata e stuprata. Per ore. Poi l’hanno abbandonata per la strada, spingendola fuori dall’auto come fosse un sacco della spazzatura. Lei però, non ha avuto timore, ha saputo reagire e cercare giustizia. Così, a quasi un anno e mezzo di distanza, tutti e quattro gli stupratori del “branco” sono stati arrestati. L’ultimo è un B.C, 28 anni, titolare di alloggio Aler e originario di Agrate Brianza.
Era notte e faceva freddo quando Anna (nome di fantasia), ventenne prostituta rumena costretta alla strada da un connazionale senza scrupoli che l’aveva fatta arrivare in Italia con false promesse, ha visto un’auto avvicinarsi. Si è fatta forza, pronta a ciò che si era persuasa a fare pur di non incorrere nelle ire del suo protettore. Quando ha visto che su quell’auto rossa c’erano tre giovani lei d’istinto ha iniziato a camminare, ma non è riuscita a fare molti passi. I tre l’hanno afferrata e trascinata in auto, minacciata ed obbligata al silenzio, se non voleva rischiare “botte”. Le hanno coperto gli occhi, e l’hanno portata in un appartamento di cui lei, poi, ricorderà qualche particolare, soprattutto la presenza di un cane di piccola taglia.
Dentro casa ha trovato un quarto giovane uomo. Ha capito immediatamente cosa le sarebbe accaduto, e non ha sbagliato. Dopo essere stata rapinata di cellulare e denaro, i quattro uomini l’hanno spinta in camera da letto e turno l’hanno stuprata, sottoponendola a brutali sevizie, fino al mattino. Distrutta dal dolore, sotto shock per le sevizie, l’hanno poi trascinata nuovamente in auto, e l’hanno letteralmente “scaricata” lá dove l’avevano sequestrata, al confine tra Monza e Concorezzo. Quando è stata soccorsa ed è arrivata alla Clinica Mangiagalli di Milano Anna non riusciva nemmeno a parlare, ma più tardi, con accanto gli agenti del Commissariato di Monza, ha trovato la forza.
La giovane donna, sentita, in più riprese, con le dovute attenzioni che il caso richiedeva, è riuscita a fornire una vaga descrizione dell’auto del branco: colore, modello, caratteristica di un faro anteriore e, con certezza, solo la prima lettera della targa. Sugli aggressori, ancora sotto shock, generici tratti somatici e possibile nazionalità, senegalese e magrebini (particolare questo che, in un primo momento si rilevava fuorviante per le indagini). Sul luogo ove aveva subito la violenza sessuale ha ricordato particolari del giardino antistante l’edificio, pavimento dell’atrio dello stabile e mobilio dell’abitazione e la presenza di un animale domestico, un cane di piccola taglia.
Gli investigatori, incrociando i dati raccolti in grande quantità presso la casa costruttrice ed il Pubblico Registro Automobilistico (circa 30.000 autovetture), sono riusciti, dopo una certosina attività di ricerca sul territorio, ad individuare un circoscritto numero di auto, fino a focalizzare l’attività investigativa nei confronti di un ragazzo ecuadoregno.
Nel frattempo l’analisi dei tabulati del telefono rapinato alla vittima, e di quello in uso all’ecuadoregno, ha consentito di individuare altri soggetti sui quali concentrare l’attenzione.
La collaborazione della vittima ha permesso poi di confermare l’identità di due dei responsabili della violenza, lo stesso ecuadoregno, S.O.B.E. 25 anni e N.A.K., senegalese di anni 26, entrambi residenti ad Agrate Brianza. A quel punto, siamo nel marzo 2016, la Procura di Monza ha chiesto e ottenuto l’emissione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere a carico di entrambi.
L’esame del dna, disposto dall’Autorità Giudiziaria sugli indumenti indossati dalla vittima, comparato con quello degli arrestati, ha provato senza dubbio le responsabilità a loro carico. I due, processati quattro mesi fa secondo rito abbreviato, sono stati condannati a nove anni 9 di reclusione.
Le indagini non si sono fermate, e attraverso l’analisi dei dati raccolti dai tabulati telefonici, ed una mirata attività info-investigativa, anche attraverso intercettazioni ambientali, riscontri incrociati con interrogazioni delle più svariate banche dati a disposizione e registrazioni di impianti di video-sorveglianza, i poliziotti sono arrivati all’arresto del terzo complice, il marocchino A.A.D. di anni 25, residente a Concorezzo, che, dopo il riscontro dell’esame del dna su alcune cicche di sigarette, è stato arrestato nel marzo scorso. Sempre attraverso le analisi dei tabulati telefonici e secondo la testimonianza del venticinquenne, gli agenti hanno infine individuato il quarto ed ultimo componente del branco: B.C. di 28 anni, residente ad Agrate Brianza. Ora Anna, dopo le dovute cure, potrà tornare a vivere ed essere finalmente libera.