Salvataggio Fondazione MBBM, al via la Convenzione con il San Gerardo

La firma della Convenzione consente l’avvio del Piano di rientro del debito e la rimodulazione del progetto di sperimentazione pubblico-privato.
C’è da giurarci, ci saranno altri capitoli. Ma la vicenda della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (Fondazione MBBM), che ha accumulato debiti ufficiali per 8 milioni di euro nei confronti dell’Azienda socio-sanitaria territoriale, in questa prima metà di luglio ha visto due importanti novità.
La prima è la firma di un’apposita Convenzione, che prevede un Piano di rientro del debito entro 5 anni, la rimodulazione del progetto di sperimentazione pubblico-privato alla base dell’esistenza della Fondazione. Che, in sostanza, potrà ancora gestire, all’interno dell’Ospedale San Gerardo, la Clinica Ostetrica, Neonatologia e la Clinica pediatrica. E tenere in vita l’innovativa collaborazione, nata nel 2005, tra una proprietà privata no-profit (Comitato Maria Letizia Verga e Fondazione Tettamanti) e soggetti pubblici (Ospedale S. Gerardo di Monza e Università).
La seconda novità di questi ultimi caldi giorni d’estate sono le indagini della Procura di Monza sulla situazione debitoria della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma e sulle ragioni che l’hanno generata. L’atto è una conseguenza di quanto accaduto l’11 maggio, quando la Guardia di Finanza si è recata negli uffici della Fondazione, di Regione Lombardia e dell’Azienda socio-sanitaria territoriale di Monza per acquisire la documentazione necessaria. Comunque, per il momento, nessun fascicolo penale aperto. Nel futuro, chissà, quali sviluppi potrebbe avere l’inchiesta.
Nell’attesa di conoscere i prossimi, eventuali, eventi, è utile fare un riassunto dei capitoli precedenti di questa sorta di romanzo sanitario, non privo di elementi da vero e proprio giallo. Per capire come si è arrivati fino ad oggi, bisogna ripercorrere un percorso lungo, tortuoso e con più di un colpo di scena. Dopo la nascita nel 2005, la Fondazione dall’1 gennaio 2009 diventa protagonista di un modello sperimentale pubblico-privato no profit unico in Italia. Che le permette di accreditarsi le Unità di Pediatria, Ostetricia e Neonatologia dell’allora Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza. Il 2009 segna anche l’inizio della situazione debitoria della Fondazione.
I costi del personale in aspettativa, circa il 40 per cento del totale della forza lavoro della MBBM, le fatture scadute, in corso e/o da ricevere e quelle ora contestate portano l’ente a non chiudere gli ultimi due bilanci. Scoppia, quindi, un vero e proprio caso che vede, su fronti opposti, la Fondazione e l’Asst di Monza. Perfino la cifra del debito accumulato diventa oggetto del contendere. Fino a quando scende in campo la Regione Lombardia. Che lo scorso 3 aprile approva una delibera di Giunta (leggi l’articolo), in cui si prevede una Convenzione tra le parti in causa, un Piano quinquennale di rientro del debito (30 per cento nel 2017, 15 per cento nel 2018 e il restante 55 per cento nei successivi 3 anni) e l’avvio della procedura di liquidazione in caso di mancato ripianamento delle perdite di bilancio. Nel documento regionale il debito viene definito in 8 milioni di euro.
La scadenza per la firma della Convenzione viene fissata entro il 29 aprile. Ma quella data salta. Anche perché i revisori dei conti dell’Asst non concordano sulla cifra che la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma deve versare. Gli 8 milioni di euro, per l’azienda sanitaria, sarebbero 13 milioni. Per la Cgil (foto in basso), scettica sin dall’inizio sull’intesa, addirittura 16 (vedi qui). Tutto sembra arenarsi. La Regione, però, non molla la presa. Ad inizio maggio approva una seconda delibera per ribadire che non si torna indietro sul piano di risanamento della Fondazione.
Che “non ha oggi alternative valide – afferma l’Assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera (terzo nella foto in alto)- né sul piano clinico-assistenziale, né su quello organizzativo, e neppure su quello patrimoniale”. Si fissa anche una nuova data per la firma della Convenzione, il 15 maggio. I tempi, ancora una volta, non vengono rispettati. La trattativa è serrata. Difficile trovare la quadra. Poi, ad inizio luglio, la fumata bianca. La Convenzione viene finalmente sottoscritta da Fondazione ed Asst. “Manteniamo la presenza di un’eccellenza sanitaria in un settore particolarmente delicato e sensibile quale il materno infantile – afferma, particolarmente soddisfatto, Gallera – nel contempo evitiamo tutti i disagi che i cittadini avrebbero potuto avere dalla sospensione dei servizi pubblici da essa erogati”.
Se tutto questo non bastasse a rendere la vicenda ricca di elementi, gli ultimi giorni hanno visto anche un protagonista collaterale, decisamente sfortunato. Si tratta del bambino di 6 anni, affetto da leucemia, morto il 22 giugno, presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale San Gerardo di Monza, “per complicanze polmonari e cerebrali da morbillo”. Un caso che porta sotto i riflettori anche la Fondazione MBBM, visto che il bimbo era in cura dal 15 marzo proprio nella clinica pediatrica gestita dall’ente. La vicenda di questa tragica morte ha risalto nazionale. Soprattutto perché la polemica sull’obbligatorietà dei vaccini è di estrema attualità. E si lega strettamente all’allarme che aveva lanciato ad MBNewsil Direttore della Clinica pediatrica, Andrea Biondi sull’epidemia di morbillo e sulla necessità della cosiddetta “immunità di gregge”. Malattie infantili e bilanci economici, rapporti tra pubblico e privato nella sanità. Tutto, all’apparenza, distinto. Tutto, in realtà, molto più legato di quanto si possa pensare.