Richiedenti asilo, Cgil attacca: “I Comuni facciano la loro parte sui migranti”

4 agosto 2017 | 17:09
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Richiedenti asilo, Cgil attacca: “I Comuni facciano la loro parte sui migranti”

Il sindacato chiede alle amministrazione locali di evitare polemiche e gestire gli arrivi. Il sistema dell’accoglienza tiene, ma non mancano i problemi.

I Comuni devono giocare un ruolo importante nel sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e badare meno al clamore mediatico degli arrivi e della polemica nella politica locale. E’ questa la decisa opinione della Cgil Monza e Brianza. Che, nel pieno della calura estiva, decide di scendere in campo, quasi a gamba tesa, sul tema migranti, una questione sempre molto accesa nell’opinione pubblica, anche brianzola. “Il ruolo delle amministrazioni locali è fino ad ora risultato disinteressato – afferma Simone Pulici, membro della segreteria Cgil MB, con delega alle politiche di accoglienza – ai tavoli territoriali per l’immigrazione, a cui partecipiamo, la loro presenza si registra solo quando si tratta di discutere sul possibile arrivo di nuovi migranti nel loro territorio. Noi chiediamo – continua – che i Comuni facciano un passo in avanti e si assumano la responsabilità di gestire la collocazione dei nuovi arrivi, non limitandosi  a  indicare  la  Prefettura  come  unica responsabile, nel bene e nel male”. Gli strumenti, in questa direzione, sembrano esserci. “In primis il sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, Ndr), dedicato all’accoglienza ordinaria dei migranti, che assegna alle amministrazione  comunali  la possibilità di partecipare  alla progettazione  dell’accoglienza  da protagonisti – spiega Pulici – attualmente  in  Brianza , però, sono  poche  decine  i  posti  disponibili messi a disposizione tramite il sistema Sprar su un totale di circa 2mila migranti, provenienti soprattutto da Nigeria e Bangladesh, richiedenti protezione internazionale e presenti, in questo momento, su tutto il nostro territorio”.

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Numeri elevati e superiori a quelli stabiliti. Tanto che, nelle ultime settimane, hanno rinvigorito la polemica sul sistema dell’accoglienza. Con toni spesso fin troppo accesi e sopra le righe. Anche, anzi soprattutto, a livello locale. “Bisogna ricordarsi che le scelte sono fatte dal Governo nazionale e implementate sul territorio dalle Prefetture attraverso bandi pubblici a cui possono partecipare tutti i soggetti che intendono operare in questo sistema – chiarisce il delega della Cgil MB alle politiche di accoglienza – il bando prevede debbano essere offerti una serie di servizi obbligatori, dal vitto all’alloggio, dal monitoraggio sanitario al pocket  money di 2,5 euro al giorno fino all’insegnamento della lingua italiana e alla tutela legale, per un totale di un corrispettivo massimo di 35 euro al giorno per persona“. Cifre in grado di generare un business. Che il sindacato brianzolo non demonizza. “Il sistema è parte integrante del nostro tessuto economico, come lo sono tutti i servizi che lo Stato, le Regione e i Comuni decidono di affidare all’esterno – afferma Pulici – il sistema genera anche lavoro, con circa 200 persone e decine di giovani brianzoli che lavorano per l’accoglienza”. Un meccanismo che si basa quasi totalmente su un modello dell’accoglienza diffusa con alcune strutture comunitarie per affrontare la prima fase degli arrivi e poi del collocamento in appartamenti. “Un modello che in Brianza tutto sommato tiene – sostiene il membro della segreteria della Cgil MB – certo alcuni problemi non mancano, soprattutto derivati da chi si è inventato attore dell’accoglienza e ha generato situazioni di elevate concentrazioni di richiedenti asilo in strutture private, come nel caso di via Asiago a Monza“.

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Su una tematica così delicata il sindacato di via Premuda si ritiene parte in causa. E i numeri sembrano confermarlo. “Nel 2016 ben 5.192 su un totale di 27.691 di nostri iscritti attivi sono immigranti – spiega il segretario generale della Cgil Monza e Brianza, Maurizio Laini – si tratta di una percentuale, il 16,7%, costantemente in crescita negli anni. Basti pensare – continua – che nel 2000 solo l’1,42% dei nostri iscritti attivi erano immigrati”. Da allora ad oggi sono passati 17 anni, che raccontano un processo sociale di integrazione di persone arrivate da irregolari in Italia e diventate lavoratori regolari. Con cittadinanza italiana o permesso di soggiorno. Comunque “sostenitori del nostro welfare e del sistema pensionistico” chiarisce Laini. Da queste premesse nasce l’attività della Cgil dedicata agli immigrati e ai richiedenti asilo. Non soltanto con sportelli dedicati alle loro esigenze, ma anche attraverso il sostegno ad un’Associazione multietnica come Diritti Insieme. Che dal 2011 lavora per la promozione dei valori dell’accoglienza, dell’inclusione sociale, della rappresentanza e della tutela dei diritti dei migranti sul territorio della provincia di Monza e della Brianza. Con risultati, a volte, apparentemente minori, ma, in realtà, significativi. Come quello ottenuto nei giorni scorsi a Biassono.

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“A giugno il Comune, all’interno di un bando per l’erogazione di contributi straordinari a supporto delle famiglie biassonesi con minori frequentanti l’asilo nido, aveva inserito un requisito discriminatorio che prevedeva la possibilità di richiedere il contributo solo ai cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, cioè quinquennale – spiega la presidente di  Diritti Insieme, Francesca Campisi – in realtà l’art. 41 del Testo Unico sull’Immigrazione dice chiaramente che tutti i cittadini, comunitari e non, in possesso del permesso di soggiorno della durata di almeno un anno godono della piena parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani”. Per questo l’associazione è scesa in campo con una segnalazione ufficiale al Comune di Biassono. Che, il 25 luglio, ha riaperto il bando, modificato la parte incriminata e prorogato i termini per la presentazione delle domande all’8 settembre. “E’ stato eliminato anche il riferimento in cui si diceva che nel caso di soggetti e/o nuclei familiari non comunitari tutti i componenti il nucleo devono essere in possesso del titolo di soggiorno di lungo periodo – afferma Campisi – così ora anche chi prima era escluso può sperare di ottenere parte dei 30mila euro totali stanziati per gli asili nido per un massimo di 420 euro mensili a famiglia“. Un piccolo, grande aiuto per chi tutti i giorni deve lottare per far valere i propri diritti.