A Seveso la prima Ecofesta che diminuisce (e differenzia) i rifiuti

In 500 hanno cenato a basso impatto ambientale. Una sperimentazione che ha dato risultati positivi.
Addio piatti di plastica e spazzatura selvaggia: a Seveso le sagre diventano ecologiche, anzi, delle vere e proprie Ecofeste. Il comune brianzolo, dove la percentuale di differenziazione del rifiuto supera già l’80%, si è infatti impegnato a produrre meno rifiuti durante le iniziative proposte nel centro polifunzionale di via Redipuglia, anche grazie al supporto del progetto triennale europeo Waste4Think, a cui Seveso partecipa in rappresentanza dell’Italia insieme ad altri comuni portoghesi, spagnoli e greci.
La sperimentazione è partita giovedì 31 agosto durante la sagra valtellinese: in 500 hanno cenato a basso impatto ambientale, ma l’obiettivo è quello di estendere il progetto a tutti i coperti del centro polifunzionale (più di 2.000), e, in seguito, di coinvolgere il maggior numero possibile di associazioni. Anche perché gli ingredienti di una Ecofesta non sono poi tanto difficili: piatti e posate lavabili, una lavastoviglie industriale a basso consumo per lavare rapidamente, e una squadra dedicata alla separazione dei rifiuti. «La cosa più complessa è stata organizzare lo spazio per la lavastoviglie, che prima non c’era – spiega Silvia Colombo di Ars Ambiente, partner italiano del progetto insieme a Legambiente e Agenzia Innova21 -. Abbiamo dovuto creare un locale ad hoc, demolendo due celle frigorifere. In più abbiamo installato anche una bilancia per pesare i rifiuti, in modo da quantificare meglio il risultato della differenziata».
Quella di giovedì 31 agosto è stata verosimilmente la prima e ultima Ecofesta della stagione: «Abbiamo voluto provare con una festa di dimensioni ridotte – continua Colombo -, ma, dato che ce l’abbiamo fatta, abbiamo intenzione di continuare e ampliare il progetto, anche per mostrare ai cittadini che, se si può fare in un contesto come questo, non c’è scusa che tenga per non differenziare a casa propria». «Riuscire a differenziare a questi livelli è già una vittoria» conferma il sindaco Paolo Butti. «Ci abbiamo creduto sin dall’inizio, e sta funzionando» aggiungono Patrizia Colombo e Oriana Oliva di Legambiente, insieme a Michele Giavini di Ars Ambiente. «Questo è un sistema premiante, che serve a evidenziare le buone pratiche – continua l’assessore Mario La Greca -. Inizialmente ci sono state delle lamentele perché qualcuno non aveva capito il meccanismo, ma il sacco blu non ha cambiato le modalità della differenziata, le ha solo valorizzate».
Positivi anche i commenti degli avventori, divisi tra chi sapeva della novità e tra chi, invece, è rimasto piacevolmente sorpreso da vedersi portare un piatto “vero” e non di plastica. «All’inizio pensavamo di esserci seduti a un tavolo vip – scherza una famiglia -. Sicuramente è un fatto positivo, se poi c’è una lavastoviglie siamo più tranquilli anche per l’igiene. E anche i pizzoccheri sono più buoni se non li si mangia nella plastica». «Davvero una bella iniziativa, non lo sapevamo – aggiunge Elena di Bovisio -. Anche da noi è arrivato il sacco col chip per la raccolta differenziata, ma questo è sicuramente un modo efficace per sensibilizzare sull’argomento». Nessun problema nemmeno per i ragazzi dell’oratorio che, dopo qualche lezione sulla raccolta differenziata, sono stati coinvolti nell’organizzazione come camerieri. «Macché farli cadere, al massimo sono solo un po’ pesanti, ma alla fine sono gli stessi piatti che usiamo a casa – dicono Alessia e Roberta, 17 anni -. Lo stesso per la differenziata: la facciamo già tutti i giorni a casa, per noi è normale!».
Foto di apertura: Paolo Butti insieme all’assessore Mario La Greca e alla squadra dedicata alla raccolta differenziata.
Nell’articolo: Oriana Oliva, Patrizia Colombo, Michele Giavini e Silvia Colombo; una famiglia a cena; le volontarie dell’oratorio Roberta e Alessia