Lentate, polemica sul museo. Il vicesindaco promette: “Non chiuderà”

La nuova amministrazione di Lentate ha proposto di destinare l’attuale struttura del museo a bambini e famiglie, spostando la collezione altrove. Le proteste di Cappelletti.
«Non è vero che l’amministrazione ha deciso di chiudere il museo civico: a cambiare sarà solo la gestione».
Il vicesindaco di Lentate sul Seveso Matteo Turconi Sormani (Lega Nord) non perde tempo e smentisce le voci di una chiusura del museo di via Aureggi, nel centro del paese, nato nel 1995 e dedicato alla conservazione e alla tutela dei beni del territorio, con un’importante sezione dedicata all’ornitologia.
Qualcosa di vero, però, c’è: nelle intenzione dell’amministrazione, il museo dovrebbe cambiare sede. «Nella delibera c’è scritto che chiuderemo i rapporti con l’attuale società di gestione, che è inadempiente – spiega Turconi Sormani -, ma il museo continuerà a esistere. In realtà, il nostro progetto è spostare la collezione all’interno di una nuova struttura, una specie di “museo delle Groane” da realizzare all’ingresso del parco: una “porta del parco”, come avevamo anticipato nel nostro programma elettorale, cofinanziata dalla Regione e a impatto zero. Avrebbe molto più senso, e libereremmo una struttura in centro da dedicare alle famiglie e ai bambini».
«Non si capisce perché demolire un’attività per farne un’altra – commenta caustico Marco Cappelletti (Pd) -. Anche perché il comune non ha bisogno di nuovi spazi: ci sono già quelli da recuperare dell’ex parco militare, per esempio». Forse perché la struttura di via Aureggi costa troppo: l’attuale amministrazione parla di una spesa di 80.000 euro solo nell’ultimo anno. «Il museo costa al comune un contributo di 6.000 euro all’anno, e non sempre, è a discrezione dell’amministrazione e dipende dal programma proposto – spiega Cappelletti -. Nell’ultimo anno il comune ha predisposto l’incarico per rivedere il riscaldamento di quella che è sì la sede del museo, ma anche del parco della Brughiera, una funzione istituzionale di tutto rispetto. Il costo serve a convertire un impianto a gasolio in un impianto a metano».
«Non è un problema di soldi – ribatte Turconi -, ma per me ci sono delle priorità, come quella di tornare a distribuire a domicilio i pasti caldi agli anziani che ne hanno bisogno: il servizio è stato sospeso da marzo 2016 proprio per mancanza di fondi. Per questo non vogliamo che il museo sia gestito da un’associazione inadempiente». E che è di un altro colore rispetto alla giunta di centrodestra guidata da Laura Ferrari, eletta a giugno: «La società che gestisce il museo è lì da anni, negli anni si sono succedute diverse persone e tra loro ci sono anche Grassi e Negri, dell’amministrazione precedente – riassume Turconi -: ormai più che un museo era una struttura con un preciso connotato politico, tanto che Cappelletti aveva deciso di festeggiare là la chiusura della campagna elettorale».
«Con tutti i problemi che ci sono hanno scelto di accanirsi su un’associazione che opera da 25 anni sul territorio – accusa Cappelletti -, e che peraltro non ha neanche legami con Rivolta: è nata con un sindaco di Forza Italia». Gli attuali gestori del museo, intanto, hanno annunciato una raccolta firme per contrastare la decisione del comune.