Mozzati tentacoli della ‘Ndrangheta: arresti clamorosi a Seregno

I Pm rivelano: “l’imprenditore arrestato trattava come “zerbino” il sindaco. all’interno della Procura c’era una talpa.
Asservimervimento all’imprenditore che lo aveva “sostenuto” alle elezioni, disprezzo per la democrazia e il consenso popolare, toni da far “accapponare la pelle”. Sono questi gli argomenti espressi dal Pm Salvatore Bellomo della Procura di Monza, riferiti ad alcuni aspetti dell’inchiesta portata a termine questa mattina, in “sinergia perfetta” con i colleghi della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, in particolare con l’Aggiunto Ilda Boccassini, contro le infiltrazioni dell’Ndrangheta nel tessuto politico ed imprenditoriale in Brianza.
Sono ventisette le misure cautelari eseguite questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Milano, in particolare il Nucleo Investigativo meneghino e i colleghi delle compagnie di Desio, Seregno e Cantù.
Un sistema consolidato da sette anni – Ilda Boccassini, simbolo dell’antimafia milanese, questa mattina ha parlato di un vero e proprio “sistema” dove le persone “si rivolgono all’antistato per ottenere benefici”, sapendo che vanno “ad agire con persone legate ad associazioni mafiose”. Un sistema che, ha sottolineato Boccassini “stiamo monitorando da sette anni”. E difatti questa maxi indagine, tre filoni che si toccano e si ramificano tra la Brianza e il comasco e che trattano la corruzione in politica, estorsioni e traffico di stupefacenti connesse alle attività di soggetti legati alla cosca di San Luca (Reggio Calabria), partì proprio dalla maxi inchiesta “Infinito” del 2010, dove fu dato un grosso colpo all’Ndrangheta in Lombardia, di cui il Pm monzese Salvatore Bellomo fu il coordinatore insieme all’antimafia.
A Seregno, dove questa mattina è finito ai domiciliari l’attuale sindaco forzista Edoardo Mazza accusato di corruzione, la “costola” di Infinito ha avuto origine da un esposto, che ha portato alla luce i legami tra il primo cittadino e l’imprenditore edile Antonino Lugarà, arrestato anche lui insieme al consigliere comunale Stefano Gatti.
Così il magistrato monzese simbolo della lotta all’Ndrangheta ha commentato il rapporto tra Mazza e Lugarà : “è emerso un totale asservimento del sindaco di Seregno nei confronti dell’imprenditore indagato, al quale aveva promesso l’approvazione di una variante di destinazione d’uso del piano di governo del territorio comunale, in funzione della costruzione di un supermercato”. In cambio del cambio di destinazione d’uso dell’area ex Dell’Orto di Seregno, l’imprenditore avrebbe favorito l’elezione del primo cittadino.
Secondo il Pm l’imprenditore agiva nel “sottobosco”, utilizzando la propria credibilità dal punto di vista delle conoscenze criminali, senza doverla esplicitare, perché tanto ‘chi deve sapere sa’. Bellomo ha aggiunto: “l’imprenditore parla al sindaco come fosse il suo zerbino” e ancora, “gli atti del sindaco e del consigliere comunale, quest’ultimo eletto proprio per fare gli interessi dell’imprenditore, hanno portato l’intera amministrazione comunale a compiere atti contrari ai doveri di ufficio”.
I dirigenti e i dipendenti dell’amministrazione non avrebbero però denunciato quanto stava accadendo, “si prostravano al volere del sindaco senza farsi forza dei loro poteri”, ha aggiunto Bellomo. Grande rabbia e dispiacere è emersa dalle parole degli inquirenti, rispetto all’agire di un dipendente della Procura di Monza – ufficio affari semplici – che di fatto ha funto da “talpa” in favore di Lugarà “attraverso le sue credenziali accedeva alla nostra banca dati e rispondeva alle domande dell’imprenditore di Seregno indagato – ha spiegato il Procuratore Capo di Monza Luisa Zanetti – viene ascoltato mentre elenca gli indagati davanti alla nostra schermata, poi abbiamo una fotografia che inquadra l’imprenditore con il nostro dipendente”.
E’ lo stesso Procuratore a citare il suo nome “Giuseppe Carello, ai domiciliari, ha violato la fiducia del Procuratore e del personale giudiziario ed amministrativo che sono totalmente estranei ai fatti. Ha violato il giuramento alle istituzioni”. Nonostante il “traditore”, come il Pm Bellomo lo ha definito, non ha però inficiato il lavoro delle procure e degli investigatori, tanto che l’inchiesta “è arrivata a conclusione nonostante il suo agire”.
Non presente in conferenza stampa il Pm monzese Giulia Rizzo che ha firmato con Bellomo la nuova maxi inchiesta sulle infiltrazioni dell’Ndrangheta nel nostro territorio.