“Sei di Monza se…” e Barattieri svelano i segreti del Lambro

4 settembre 2017 | 07:00
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“Sei di Monza se…” e Barattieri svelano i segreti del Lambro

Centocinquanta persone divise in due visite a distanza di 48 ore. Ha riscosso un grande successo il “tour” guidato lungo il letto del fiume Lambro, in questi giorni in secca.

Centocinquanta persone divise in due visite a distanza di 48 ore. Ha riscosso un grande successo l’iniziativa lanciata dal gruppo Facebook “Sei di Monza se…” consistente in un “tour” guidato lungo il letto del fiume Lambro, in questi giorni in secca.

A fare da Cicerone è stato il membro del gruppo Matteo Barattieri, noto ambientalista, ma il bello dell’iniziativa è stato che tutti hanno potuto contribuire a raccontare qualcosa arricchendo la conoscenza dei segreti del Lambro e delle sue sponde ai partecipanti.

passeggiata-lambro-mbL’appuntamento è stato per le ore 18 di mercoledì e venerdì della settimana del Gran Premio di Formula 1, una sorta di festa cittadina laica che grazie agli eventi collaterali permette a tutti di incontrarsi dopo le vacanze e di salutare l’estate. Proprio un temporale alla fine della passeggiata del venerdì ha sancito il cambio di stagione meteorologico. Nonostante le nubi minacciose, però, un’altra settantina di persone si è presentata come due giorni prima sullo storico Ponte di San Gerardino dove, secondo la leggenda, San Gerardo de’ Tintori compì il miracolo dell’attraversamento del corso d’acqua in piena sul suo mantello per andare in soccorso dei malati ricoverati nel vicino ospedale da lui fondato.

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Prima di accompagnare gli escursionisti lungo il corso del fiume che attraversa il centro della città Barattieri ci ha raccontato la genesi di questa originale iniziativa: “Occupandomi di didattica ed educazione di minori mi è capitato di portare in giro per Monza i bimbi. E alcune volte li ho condotti sul Lambro notando in loro un certo interesse. Ho dunque proposto di organizzare una passeggiata sul letto del fiume anche per gli adulti con dei membri e degli amministrato di ‘Sei di Monza se…’, che hanno accolto favorevolmente la cosa sabato scorso. È un modo per vedere degli angoli della città che normalmente non si vedono, approfittando del fatto che l’alveo è in secca a causa dei lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza delle sponde avviati di recente dall’Agenzia interregionale per il Po. Ma è anche un’occasione di incontro e di compartecipazione delle notizie sulla città nel mondo reale anziché nel mondo virtuale di internet. Prossimamente abbiamo in programma due uscite nel Parco Reale: la prima al tramonto a fine settembre e la seconda in notturna a novembre per osservare il comportamento in quel periodo degli uccelli rapaci”.

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La passeggiata si è sviluppata al contrario per motivi di sicurezza. Dunque, tutti dentro in fondo allo Spalto Maddalena. Barattieri ha ricordato che “la via era un antico percorso di mulini, esistenti fino a qualche decina d’anni fa. Si trovavano perlopiù non direttamente sul fiume, ma su derivazioni. Gli edifici affacciati lungo il Lambro in via Spalto Maddalena erano su un’isola, che è stata unificata al resto della città nel Secondo dopoguerra. Per tanti anni, in particolare negli anni ’70, il Lambro è stato tenuto separato dai monzesi a causa dell’acqua inquinata e maleodorante. La vicinanza col fiume era un qualcosa da evitare, insomma. Piano piano le cose sono cambiate”.

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La prima tappa è alla Torre Viscontea, l’unico resto del castello fatto erigere, con le mura della città, da Galeazzo Visconti nel XIV secolo e demolito nel 1807. Lo sguardo dal basso verso l’alto è andato agli appoggi del ponte levatoio, allo bifora e allo stemma spagnolo, ma anche alla caditoia utilizzata, pare, per difendersi dagli assalti all’arma bianca. Nel tratto fino al ponte senza nome che collega lo Spalto Maddalena allo Spalto Piodo si possono apprezzare gli argini in ceppo lombardo, pietra molto utilizzata nel Medioevo e che Barattieri ha spiegato essere “presente in Brianza in particolare nella zona da Canonica a Carate e nei pressi di Lambrugo”. Per rinforzare gli argini veniva usato di tutto e infatti è ancora visibile una vecchia macina di mulino.

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A proposito di ponti e di secca, Barattieri ha sottolineato che “nel territorio comunale esistono un centinaio di ponti sul Lambro, un numero davvero notevole. Queste secche fanno morire pesci e sanguisughe, ma non le anatre, come invece crede qualcuno che non le vede più. Loro sono uccelli, volano via da altre parti finché non torna l’acqua sul fiume”.

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Una sosta è stata dedicata ad ammirare lo stile architettonico e i disegni sulle pareti delle case costruite per tenere vicini alla fabbrica gli operai che lavoravano nel Cappellificio Cambiaghi.

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Al Ponte dei Leoni è stato fatto notare il basamento del Ponte d’Arena, di epoca romana, che affiora in superficie. Dopo il Ponte di San Gerardino lo sguardo si è volto a sinistra verso l’ancora esistente Mulino Colombo, trasformato in spazio espositivo. Era impiegato in origine per macinare il grano, poi per la follatura della lana e infine venne utilizzato come frantoio. Ai tempi degli Sforza e dei Visconti i mulini sul Lambro erano ben 16 e se i proprietari non pagavano le tasse veniva loro chiusa la derivazione dell’acqua.

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Alessandro Carpani, amministratore di “Sei di Monza se…”, è soddisfatto per il successo dell’iniziativa e ricorda che il gruppo Facebook “ha oltre 25mila membri e organizza anche raccolte di fondi per beneficenza. L’ultima ci ha visto raccogliere quasi 5mila per contribuire alla realizzazione di un parco giochi in un’area verde di Force, un Comune della Provincia di Ascoli Piceno duramente colpito dal terremoto di un anno fa”.