Seregno risponde agli arresti: in molti in piazza per la legalità

Dopo l’arresto del sindaco Edoardo Mazza, accusato di corruzione e legami con la ‘ndrangheta, politici e cittadini si sono riversati in piazza per manifestare in nome della legalità.
Dopo gli arresti, Seregno si raduna in piazza: a fare i conti con la legalità, o quel che ne resta. Martedì 26 settembre il comune brianzolo è stato svegliato con la notizia dell’arresto per corruzione del proprio sindaco, Edoardo Mazza, come risultato di un’operazione antimafia che ha riguardato le province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria, nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’imprenditoria e nella politica lombarda, e che ha portato a 24 arresti in totale (21 in carcere e 3 ai domiciliari), oltre a 3 interdettive ai pubblici uffici. Mazza è stato accusato dai pubblici ministeri di aver intrattenuto rapporti con Antonio Lugarà, imprenditore legato alla ‘ndrangheta e attualmente in carcere, che durante le elezioni del 2015 gli avrebbe procurato voti in cambio della concessione di un’area pubblica su cui costruire un supermercato, che di fatto è stato realizzato.
La risposta di cittadini e amministratori non si è fatta attendere: nella serata di martedì in tanti si sono radunati in piazza della libertà a Seregno, con un presidio spontaneo che è però riuscito ad attirare non solo i seregnesi, ma anche diverse persone dei comuni vicini. Tutti costretti a confrontarsi con una verità che, lo dicono in tanti, non meraviglia nessuno. «Dal punto di vista politico non ci stupisce – afferma infatti Giusy Minotti, ex consigliere seregnese “da vent’anni all’opposizione” (sopra, in foto) -. Abbiamo portato avanti lotte e iniziative di sensibilizzazione, abbiamo chiesto la commissione antimafia e ci siamo battuti per sapere che fine avrebbero fatto i beni sequestrati alla ‘ndrangheta: qualcuno stasera ha detto che oggi è suonata la sveglia della legalità, ma noi possiamo dire che il campanello aveva già suonato parecchie volte, e sempre per merito nostro».
«In Brianza ormai ci sono blitz del genere con cadenza biennale: e a Seregno non ha visto solo chi non voleva vedere – continua Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del M5S -. Anzi, parlare di infiltrazioni è poco: questo di oggi è stato un colpo durissimo per tutto il centrodestra». «Chi si è stupito di quanto è accaduto oggi non era ben informato – insiste Giorgio Garofalo, del coordinamento Brianza SiCura -. Questo è stato un ulteriore schiaffo a chi stava ancora dormendo: anche il nostro territorio deve svegliarsi e agire, senza aspettare magistrature e forze dell’ordine. Oggi parte un percorso che deve portare al riscatto della comunità».
La vera domanda, adesso, è se da domani cambierà qualcosa. A Seregno la piazza sembra dividersi tra speranza e scetticismo. «Adesso c’è attenzione, ma da domani tutto tornerà come prima, d’altra parte a Seregno ha sempre fatto più paura l’immigrato del mafioso – risponde Minotti quando le viene chiesto se questa giornata significherà un cambio di rotta per la città -. Mi auguro che i cittadini dimostrino di voler cambiare, a partire dalle prossime elezioni». «Il mafioso tende a passare inosservato, è vero – commenta Corbetta -, ma speriamo in una maggiore presa di coscienza, che non si fermi qui: deve essere un incentivo a partecipare alla vita pubblica».
«La risposta più bella a questo sistema malato, stasera, è questa piazza – afferma il desiano Davide Tripiedi, deputato alla Camera del M5S, che chiede immediate dimissioni del sindaco e della giunta (sotto, in foto, al fianco di Corbetta) -. La commistione tra mafia e politica deve finire: la Brianza merita di più, è un territorio ricco, non ha bisogno della ‘ndrangheta. E insieme possiamo cacciarli». Come? «Serve più partecipazione – risponde Tripiedi -, bisogna che i cittadini riprendano frequentare i consigli comunali, e, d’altra parte, bisogna stabilire delle norme che possano veramente sconfiggere la corruzione. Anche evitando che questa gente si ripresenti alle elezioni».
«Spero che questo possa essere un buon punto di partenza per ricostruire – afferma Mirco, un cittadino di Seregno che dice di aver partecipato al presidio “per manifestare la sua indignazione” -. A Seregno però tutti sapevano che c’era qualcosa che non andava». «Questa volta l’hanno preso con le mani nel sacco – commenta Bruno, di Desio -, ma la gente ha poca memoria».