Licenziamenti Canali, al via la lotta sindacale. Interviene anche il M5S

17 ottobre 2017 | 15:41
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Licenziamenti Canali, al via la lotta sindacale. Interviene anche il M5S

Domani mattina, le 134 lavoratrici dell’azienda Canali inizieranno la loro lotta sindacale davanti ai cancelli dello stabilimento di Carate Brianza

Sono pronte ad una dura lotta sindacale le 134 lavoratrici dell’azienda Canali che ieri, attraverso una nota stampa diffusa dall’azienda, sono venute a conoscenza dell’immediata chiusura dello stabilimento di produzione e confezionamento di Carate Brianza.

Una “doccia fredda”, come la definisce Davide Martinelli, sindacalista, che questa mattina era presente all’incontro, nella sede di Confindustria, con i vertici aziendali per cercare di chiarire la situazione e cercare una soluzione alternativa al licenziamento collettivo che lascerebbe a casa oltre cento dipendenti: “Sono tutte emotivamente molto scosse, come ovvio – ci dice Martinelli, di rientro da Confindustria – molte di loro sono lì da sempre, lavorano dentro quello stabilimento da oltre 30 anni e oggi, senza alcun preavviso, si ritrovano senza lavoro e senza neanche la possibilità di negoziare un accordo”.

bandiere-sciopero-sindacati-mbE’ infatti netta la decisione dell’azienda che oggi, in Confindustria, ha ribadito la volontà di avviare il licenziamento collettivo: non verrà presa in considerazione né la cassa integrazione. né tanto meno la possibilità di ricollocare i dipendenti della sede caratese in altri stabilimenti dell’azienda presenti sul territorio, secondo quanto ci fanno sapere i rappresentati del sindacato che stanno seguendo il caso.

E’ una vergogna – si legge nel comunicato stampa emesso poco fa dalla CGIL di Monza e Brianza – condanniamo fermamente il comportamento della azienda Canali. Nell’incontro odierno le scriventi OOSS e la RSUhanno chiesto l’immediato ritiro della procedura di licenziamento collettivo e la contestuale apertura di un tavolo di discussione per trovare soluzioni per il mantenimento dei posti di lavoro – continua la nota stampa – ma l’azienda ha negato tale possibilità continuando irresponsabilmente con la volontà di licenziare 134 lavoratori di cui 130 donne”.

Dunque pare essere questa la conclusione definitiva di una vicenda che sta mettendo a dura prova, non solo l’azienda, ma soprattutto i lavoratori e che va avanti da oramai il 2015, quando appunto, a causa di problemi strutturali, il personale era stato già ridotto del 50%. Dal 2016 poi, per far fronte alla dura crisi economica che ha colpito anche la storica azienda di sartoria uomo, i sindacati avevano avanzato la proposta di un Contratto di Solidarietà, accettato dalla Canali, che ha visto uscire 75 lavoratrici mentre per le restanti 39 era stato proposta una riduzione dell’orario di lavoro: “Quel contratto di Solidarietà è scaduto il 18 settembre scorso – ci spiega Martinelli – dopo di ché, gli accordi erano che ci saremmo dovuti risentire per capire come riorganizzare il tutto per l’anno a venire e invece, senza alcun preavviso, ci è arrivata questa doccia fredda”.

La motivazione della chiusura dello stabilimento caratese della Canali, azienda leader nel mercato della sartoria per uomo e che conta oltre 1300 dipendenti, sarebbe la mancanza di lavoro: “Lo stabilimento di Carate aveva già pagato per la crisi economica – conclude Davide Martinelli – questo è un nuovo e durissimo colpo che ha messo in difficoltà le 130 donne e 4 uomini che hanno lavorato lì dentro per moltissimi anni”. Al momento, non arriva nessun commento aggiuntivo da parte dei rappresentati dell’azienda Canali che  pare non vogliano rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla vicenda.

Intanto, le 134 lavoratrici sono pronte, domani mattina, a iniziare la loro lotta davanti ai cancelli di via del Valà, un ultimo grande sforzo per tentare di non perdere il proprio posto di lavoro. “Giudichiamo estremamente negative le modalità brutali con cui l’azienda ha deciso di affrontare il problema e ci vediamo costretti ad aprire un percorso di mobilitazione con tutte le conseguenze che comporta e che è ancora possibile evitare – fanno sapere dalla CGIL di Monza e Brianza – richiamiamo con forza l’azienda alla propria responsabilità sociale, verso il territorio che ha garantito il suo sviluppo e siamo sconcertati dalla scelta drammatica che in particolare colpisce l’occupazione femminile”.

gianmarco corbetta movimento 5 stelle lombardiaScende in campo, a favore delle 134 lavoratrici dello stabilimento di Carate Brianza, anche il Movimento 5Stelle Lombardia che chiede un’audizione in Commissione regionale Attività Produttive e Occupazione i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, il Comune di Carate Brianza e la Provincia di Monza Brianza: “Regione Lombardia non può restare con le mani in mano di fronte a un licenziamento di questa portata, stiamo parlando di decine famiglie che avevano già dovuto fare il sacrificio di rivedere le loro condizioni contrattuali. Ora si ritroveranno da un giorno all’altro senza stipendio e un territorio già colpito dalla crisi si impoverirà ulteriormente – commenta Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del M5S Lombardia – La Regione deve fare di tutto per cercare di mantenere i livelli occupazionali e scongiurare la chiusura dello stabilimento mettendo in campo tutti gli strumenti di cui dispone. E’ prioritario essere al fianco dei lavoratori con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro”.

In apertura, una foto di repertorio.