Nokia avvia la procedura di licenziamento collettivo. Sciopero dei lavoratori

I vertici aziendali, contravvenendo agli accordi presi nel 2016, hanno dichiarato di non voler riassumere i lavoratori in cassa integrazione, gli stessi che ora rischiano
Uno sciopero per chiedere all’azienda di non licenziare. Si è svolto questa mattina, giovedì 5 ottobre, il presidio dei lavoratori Nokia, 115 dei quali, come comunicato dai vertici aziendali, rischiano il licenziamento. I lavoratori dello stabilimento di Vimercate, dove sono impiegati la maggior parte dei dipendenti, sperano così di far cambiare idea alla dirigenza. Giovedì 28 settembre, infatti, a quasi un anno dall’inizio della procedura di cassa integrazione avviata a novembre del 2016, si è tenuto il primo incontro presso il Ministero del Lavoro, in cui l’azienda ha comunicato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per quei lavoratori che, al momento, si trovano ancora in cassa integrazione.
“L’azienda – commentano i sindacati – contravvenendo agli impegni presi nel luglio dello scorso anno, nell’accordo quadro sottoscritto anche dal Ministero dello Sviluppo economico, ha ribadito che intende licenziare tutte le persone attualmente in cassa integrazione, rifiutando la ricerca di soluzioni alternative, e ha risposto negativamente all’invito, da parte del Ministero del Lavoro, a valutare la possibilità di un ulteriore periodo di cassa”.
Sono una sessantina i lavoratori, per la gran parte in forze presso il sito vimercatese, che rischiano il licenziamento a partire dal 6 novembre, quando scadranno i dodici mesi di cassa integrazione straordinaria che avrebbero dovuto ammortizzare, fino ad azzerarli, gli esuberi previsti dalla prima tranche di ristrutturazione legata all’assorbimento di Alcatel Lucent nel colosso finlandese.
Poiché nessuna intesa è stata raggiunta tra le parti sociali riunite giovedì al Ministero del Lavoro, con il presidio e lo sciopero di oggi, sindacati e lavoratori sperano di fare pressing sul nuovo incontro che si terrà domani, venerdì 6 ottobre, alla presenza di un rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico che, come riportato nell’accordo del 14 luglio 2016, aveva invitato le parti “a riunirsi in sede istituzionale per scongiurare soluzioni traumatiche”.
La speranza è quella che l’azienda torni sui suoi passi e si renda disponibile ad attivare procedure per nuovi ammortizzatori sociali, nonché che i rappresentanti istituzionali riescano a indurre il rispetto degli accordi presi lo scorso anno. Se la situazione non dovesse sbloccarsi, i lavoratori hanno dichiarato di essere pronti a incrociare nuovamente le braccia mercoledì 11 ottobre, ultimo giorno utile per smontare la procedura di licenziamento collettivo aperta a luglio.