Ombre e luci nel diritto sportivo. E anche delle curiosità

2 ottobre 2017 | 06:00
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Ombre e luci nel diritto sportivo. E anche delle curiosità

Ha fatto il tutto esaurito di avvocati la conferenza su “Diritto e procedimento sportivo”.

Ha fatto il tutto esaurito di avvocati la conferenza su “Diritto e procedimento sportivo” organizzata allo Sporting Club Monza dall’Unione società sportive Monza Brianza in collaborazione con la Camera penale di Monza. Le iscrizioni all’evento sono state a un certo punto bloccate, a riprova che il tema, che aveva per sottotitolo “Tutela delle garanzie delle parti, tra analogie e differenze con il processo penale”, ha assunto una notevole importanza negli ultimi tempi, anche per effetto dell’interesse mediatico suscitato dai processi sportivi che hanno riguardato in particolare il mondo del calcio.

A introdurre l’argomento del diritto sportivo sono stati Antonio Rocca, giudice sportivo della Federazione italiana sport equestri, e Fabio Iudica, professore di diritto commerciale e dei mercati finanziari all’Università Bocconi di Milano. Rocca ha trattato dell’autonomia, peraltro non totale, dello sport nel giudicare i propri tesserati. “Quando lo sport va a toccare aspetti economici deve sottostare alla legislazione dell’Unione europea” ha ricordato. Da ex calciatore professionista, intervenendo sull’aspetto dell’etica, ha affermato che “i procuratori sono la rovina del calcio; non possono andare dai bimbi di 10 anni e dire loro che sono campioni…”. Iudica ha spiegato che “i principi del processo sportivo sono simili a livello internazionale. Il codice di giustizia sportiva del Coni è stato però pensato per il calcio e dunque l’esigenza di rapidità nelle decisioni ha la priorità rispetto alla certezza di una decisione giusta.

Tra le cose positive del codice è stato introdotto l’obbligo di decisioni perlomeno chiare e sintetiche”. Segnaliamo ai lettori due curiosità riportate dal docente di cui molti non sono al corrente: “I tesserati che si insultano via Facebook rischiano il deferimento perché il caso rientra nell’ordinamento sportivo”; “nell’ordinamento sportivo, rispetto a quello penale, vige l’obbligo di denuncia”.

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Ospite di spicco della mattinata è stato Leandro Cantamessa, professore di diritto e contratti sportivi all’Università degli studi di Milano, conosciuto ai tifosi di calcio per essere l’avvocato del Milan, che ha parlato della difesa nel processo sportivo: “Quando i penalisti iniziano a occuparsi di giustizia sportiva si dibattono tra sconcerto e ira. Due sono i punti dell’ordinamento sportivo che ritengo inaccettabili: il sistema di acquisizione delle prove, che è esclusiva della sola Procura federale, e l’inesistenza di una sentenza al di là di ogni ragionevole dubbio. In generale, c’è troppa concomitanza tra Procura e giudicanti. Nell’ambito della giustizia sportiva, poi, non esiste il risarcimento del danno, ma solo il rimborso delle spese del procedimento. Eppure, ed è una cosa che stupisce, il nostro ordinamento sportivo è più avanti degli altri grazie alla Legge del 2003”. Cantamessa, come sempre pungente, ha stuzzicato Iudica, che ha voluto ribattere: “Non condivido che non ci sia un criterio nelle decisioni dei giudici sportivi. Il criterio c’è: all’estero lo chiamano ‘comfortable satisfaction’, che tradotto e adattato in italiano suona come ‘è più probabile che non’”.

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Sulla fase delle indagini e l’incolpazione è intervenuto Ettore Traini, avvocato e sostituto procuratore della Federazione italiana giuoco calcio, che ha messo in guardia i tesserati: “Se vengono deferiti consiglio loro di affidarsi comunque a un legale, perché può valutare se sia meglio patteggiare piuttosto che andare in giudizio”. Anche lui ha rivelato due curiosità, in questo caso riguardanti il lavoro di procuratore federale: “Ci sono colleghi preposti alla lettura dei giornali di tutta Italia per scoprire casi passibili di iniziativa disciplinare”; “il nostro è un lavoro che svolgiamo per passione; assicuro che per noi procuratori sono previsti solo rimborsi spese”. Luigi Pisoni, collaboratore della Procura della Figc, ha aggiunto un’altra curiosità, relativa alla differenza tra procedimento sportivo e procedimento penale: “Nel procedimento sportivo non ci si può avvalere della facoltà di non rispondere. Se non si risponde, la Procura federale avvia un procedimento disciplinare anche per quello”.

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A chiudere la conferenza è spettato ad Angela Fortuna, avvocato dell’Ussmb, che ha parlato di etica e deontologia nel procedimento sportivo: “Insegno etica agli istruttori di arti marziali, arti che ho praticato da ragazza. Ho capito che l’etica non può essere trasmessa forzatamente, ma è qualcosa di interiore. Etici o lo si è o non lo si è, non solo nello sport ma in ogni luogo e in ogni ambito. Ritengo sia necessario ricostruire un percorso educativo, a cominciare dai bimbi. Bisogna metterli in condizione noi di tirare fuori il meglio da loro dal punto di vista comportamentale, con strumenti come gli insegnanti preparati, i tecnici responsabili e la messa al bando di atteggiamenti, anche da parte dei genitori, da procuratori, di discorsi di scudetti, campioni, eccetera. Soluzioni pratiche? Beh, in palestra sarebbe meglio che le lezioni si svolgessero a porte chiuse, coi genitori fuori dalla porta insomma. E poi via dalle società gli allenatori che incitano a giocare duro”. Il presidente dell’Ussmb, Fabrizio Ciceri, ha chiosato: “È degradante vedere, come è capitato a me, genitori che litigano tra loro o con membri della società del loro figlio. Bisognerebbe introdurre il Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive, ndr) per i papà e le mamme”.

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