Al Teatro Belloni un Don Giovanni che non si vedeva da 200 anni

Tutto esaurito al Teatro Belloni di Barlassina per il “Don Giovanni” nella versione portata a Milano da Lorenzo Da Ponte nel 1816: torna la formula della lirica che piace al pubblico.
«Se tre anni fa avessi detto che sarei riuscito a portare il “Don Giovanni” a Barlassina, facendo il tutto esaurito per tre sere a 50 € a biglietto, mi avreste dato del pazzo». Pazzo forse no, ma visionario sicuramente sì: anche questa volta Andrea Scarduelli, direttore artistico del Teatro Antonio Belloni di Barlassina, conferma che il pubblico vuole qualità, e che è disposto a pagarla.
D’altra parte, anche la qualità paga. E non può essere solo merito della bellezza di un teatro-bomboniera come il Belloni, “il teatro d’opera più piccolo del mondo” che riproduce, deliziosamente in piccolo e per appena 98 posti, il fascino di teatri più grandi e famosi.
Quello che affascina lo spettatore e lo convince a tornare è una proposta culturale che non ha nulla di provinciale, nonostante la location. «Non possiamo fare quello che fanno gli altri, e abbiamo puntato sulla nostra diversità per farne la nostra forza – riassume Scarduelli -. Siamo troppo piccoli, non potremmo sostenere i costi degli altri teatri. Così cerchiamo di offrire qualcosa di nuovo, capace di stimolare la curiosità della gente».
Come, appunto, le versioni meno conosciute di opere celebri: era successo l’anno scorso con il primo testo, mai più replicato, della “Madama Butterfly”, riproposta secondo gli spartiti originali. Il successo era stato tale da invogliare il Teatro Belloni a riprovarci, quest’anno con una versione rarissima del “Don Giovanni”, adattata dal librettista Lorenzo da Ponte per le recite al Teatro alla Scala di Milano nel 1814 e nel 1816. Sempre con il Maestro Stefano Giannini al pianoforte, in sostituzione dell’orchestra, e con alcune delle più belle voci che si esibiscono abitualmente sul palcoscenico del Belloni: come Byung Jin Lee (Don Giovanni), Go Eun Lee (Donna Anna), Serena Erba (Zerlina) e Livio Scarpellini (Duca Ottavio).
Composto nel 1787 e considerato uno dei capolavori di Mozart, il “Don Giovanni” aveva debuttato a Praga ed era poi stato portato a Milano quasi vent’anni più tardi proprio da Da Ponte, con il titolo “Il dissoluto punito ossia Don Giovanni Tenorio”: ma la versione milanese, soprattutto quella del 1816, era stata pesantemente rivista dalla censura austriaca.
«La censura austriaca è stata feroce nel cancellare qualsiasi riferimento al sesso e, ovviamente, alla ribellione popolare, nonostante il “Don Giovanni” avesse successo proprio perché proponeva in scena ciò che non si poteva fare nella vita reale – spiega Scarduelli -. Per esempio, “odore di donna” diventa “passi di donna”, e l’esclamazione “viva viva la libertà” si trasforma in un inno alla “società”. Ma soprattutto sono gli equilibri tra i personaggi a cambiare radicalmente: Masetto, il servo che si ribella al suo padrone, scompare quasi del tutto, viene ridotto lo spazio dato a Elvira, la donna che contrasta Don Giovanni e che nella versione del 1816 canta una sola aria anziché tre, e appaiono decisamente più marginali anche i personaggi di Don Ottavio e Leporello. Anche la fine è diversa: il “Don Giovanni” milanese si conclude, come era accaduto a Vienna, alla fine del secondo atto, con il suo protagonista che precipita all’inferno, in una tonalità di re minore, come l’ouverture. Sfrondato di tanti elementi, il “Don Giovanni” appare più dinamico – continua -. È un Mozart che non ti aspetti, più divertenti e per certi versi più inquietante: una versione più sanguigna di quella a cui siamo abituati». E che è piaciuta al pubblico: «La gente ama queste versioni – conferma il direttore artistico -. Non le proponiamo perché sono più belle, ma perché sono un documento importante, che stimola la curiosità degli spettatori».
E proprio nell’ottica di continuare a incuriosire e stupire, il prossimo fine settimana al Belloni andrà in scena “I grandi vini nell’opera”, uno spettacolo a metà tra la lirica e una lezione da sommelier. A ogni vino infatti verrà abbinata un’opera: un viaggio che partirà dallo Champagne per arrivare al Bordeux, passando per Malvasia e Lacryma Christi, sulle note delle più belle arie di Bach, Mozart, Rossini, Verdi e altri ancora. Appuntamento a sabato 2 dicembre alle ore 16.00, replica domenica 3 allo stesso orario.